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Edoardo
Boncinelli
Il male
Storia naturale e sociale della sofferenza
Mondadori , 2007
Collana Saggi
Pagine 272, Euro 17,50
Dolore, malattia, consapevolezza della morte, perdita, violenza, sopruso,
ingiustizia, cattiveria, invidia, desiderio inappagato, senso di inadeguatezza:
infinito è lo spettro delle nostre esperienze che confluiscono
nella parola "male". Vi riversiamo tutto il disagio e l'inquietudine
che proviamo nei confronti del negativo, dello sgradevole, di ciò
che vorremmo scansare o allontanare, o anche semplicemente del vuoto,
della mancanza. Da sempre il male accompagna le nostre vite, si insinua
in mille forme nella nostra esistenza, costringendoci prima o poi a interrogarci.
Ma che cos'è realmente il male?
Edoardo Boncinelli affronta questo problema coniugando la sua grande competenza
di scienziato e genetista con più ampie riflessioni di carattere
psicologico, sociologico ed etico. Ne risulta un'interpretazione calata
nel mondo, distante da speculazioni astratte o accademiche, e che punta
il riflettore sull'essere umano. Perché è nella natura umana
che si trova la
chiave per comprendere il male.
Non esiste, infatti, un male oggettivo, metafisico, né esiste il
male in natura, fra gli animali, che seguono la legge dell'istinto. E
quello che viene definito male naturale, privo di colpa, perché
originato da fattori ambientali, biologici, genetici, possiede una sua
intrinseca legittimità.
Infine il male morale, ossia quello commesso con intenzione dal singolo
o da un gruppo, è legato a un giudizio di valore, ed è tale
in quanto offende la coscienza individuale o trasgredisce l'insieme di
norme e di valori etico-politici e religiosi che improntano la coscienza
collettiva. Ed è proprio la coscienza il luogo in cui prende forma
la nostra percezione del
male, trasformando la disgrazia in disperazione, il dolore fisico in sofferenza,
e suscitando in noi, di fronte a determinate azioni, biasimo e condanna.
Lì nascono le emozioni, i sentimenti, lì si sviluppa la
nostra capacità di valutare la realtà e gli eventi, e quindi
di concepire il male essenzialmente come qualcosa che "non ci piace".
Non sappiamo ancora con esattezza che cosa sia questo "surplus",
prodotto di sofisticati processi nervosi e psichici all'interno della
corteccia cerebrale. Sappiamo per certo che ci rende diversi dagli animali,
forse più forti ed evoluti, ma per molti versi più mutevoli
e vulnerabili, anche perché non ci emancipa del tutto dal vincolo
delle leggi di natura.
In realtà, sostiene Boncinelli, l'uomo rimarrà in eterno
una strana, ibrida creatura, sospesa tra istinto e ragione, tra necessità
e libertà. Il male "radicale" autenticamente irriducibile
va ricercato dunque dentro di noi, nelle contraddizioni che animano il
nostro essere, nella nostra
imperfezione, che però è anche la nostra grande ricchezza.
Come afferma Kant, "dal legno storto di cui è fatto l'uomo
si può ricavare ben poco di diritto e squadrato", ma da quel
legno si è potuto ricavare tanto e tanto si potrà ancora
ricavare. E, fortunatamente, anche la nostra idea di male ha ben poco
di diritto e squadrato.
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