Gruppo Solidarietà
Via D'Acquisto, 7
- 60030 Moie di Maiolati Sp. AN- ITALY
tel/fax 0731703327
grusol@grusol.it
 
Il materiale presente nel sito può essere ripreso citando la fonte
Home page - Chi siamo - Voce sul sociale - Centro Documentazione - Schede di approfondimento
Rivista Appunti - Banche Dati - Pubblicazioni - Informazioni - Links utili

La programmazione perduta. I servizi sociosanitari nella regione Marche

ritorna


Gruppo Solidarietà, La programmazione perduta. I servizi sociosanitari nella regione Marche, prefazione di Nerina Dirindin, Castelplanio 2011, p. 112, euro 11.50.

Il cuore della pubblicazione, riguarda la programmazione sociosanitaria nella regione Marche; affrontare il tema della programmazione significa, infatti, valutare l’organizzazione dei servizi e le politiche che li sottendono. Significa verificare le modalità con le quali si risponde alle esigenze delle persone. Le modalità con cui si garantiscono i diritti. L’interesse per la regolamentazione dei servizi trae origine dalle richieste e dalle domande che le persone ci pongono. Per rispondere abbiamo avuto e abbiamo necessità di capire cosa è codificato, cosa non lo è. E poi di indagare sui perché. Perché ad esempio non sono fissati gli standard; perché non è regolamentata la qualifica professionale; perché non è determinata la tariffa, e molto altro ancora, come si può capire leggendo i contributi che costituiscono il volume. La prospettiva dalla quale si analizza lo stato della programmazione regionale, come si può evincere dalla lettura del testo, è quella di una organizzazione di volontariato che ha cercato di mettere al centro del proprio operare, le esigenze delle persone che ha incontrato e a partire da queste leggere e valutare le politiche. Le domande che ci siamo posti sono le domande che la pubblicazione pone al principale suo interlocutore: la regione Marche. Domande che continuiamo a sperare possano trovare risposta in atti amministrativi che siano capaci di rispondere con compiutezza alle esigenze delle persone. E’ questa la motivazione che anima questa pubblicazione (Dalla introduzione del Gruppo Solidarietà).


Introduzione

Il cuore della pubblicazione, evocato nel titolo, riguarda la programmazione sociosanitaria nella regione Marche; affrontare il tema della programmazione significa di fatto valutare l’organizzazione dei servizi e le politiche che li sottendono. Significa verificare le modalità con le quali si risponde alle esigenze delle persone; le modalità con cui si garantiscono i diritti.

L’interesse per la regolamentazione dei servizi trae origine dalle richieste e dalle domande che le persone ci pongono. Per rispondere abbiamo avuto e abbiamo necessità di capire cosa è codificato, cosa non lo è; e poi di indagare sui perché. Perché ad esempio non sono stati fissati gli standard; perché non è regolamentata la qualifica professionale; perché non è determinata la tariffa, e molto altro ancora, come si può capire leggendo i contributi che costituiscono il volume.

Da qui è partita la ricerca - in continuità con la pubblicazione dello scorso anno, I dimenticati. Politiche e servizi per i soggetti deboli nelle Marche - su alcune tipologie di servizi, dal domiciliare al residenziale, rivolti ad alcune categorie di cittadini. Dal particolare siamo risaliti al generale; dallo specifico servizio alla programmazione complessiva. E ci siamo resi conto di quanto le lacune della normativa rendano fragile un sistema che dovrebbe invece dare certezze a chi, nella condizione di debolezza, cerca risposte e sostegno. Un sistema, che in ragione della sua deregolamentazione, diventa inevitabilmente iniquo, a tutto svantaggio dei deboli.

La prospettiva dalla quale si analizza lo stato della programmazione regionale (come si può evincere dalla lettura del testo) è quella di una organizzazione di volontariato che ha cercato di mettere al centro del proprio operare le esigenze delle persone che ha incontrato e a partire da queste, leggere e valutare le politiche. In questo senso vanno segnalati i primi tre contributi del volume che inquadrano l’orizzonte entro cui si muove il Gruppo Solidarietà, delineando la concezione che abbiamo del volontariato e di come lo stesso debba lavorare al fine di promuovere autentiche politiche sociali.

Le domande che ci siamo posti sono le domande che la pubblicazione pone al suo principale interlocutore: la regione Marche. Domande che continuiamo a sperare possano trovare riscontro in atti amministrativi che siano capaci di rispondere in modo preciso ed esauriente alle esigenze delle persone.
E’ questa la motivazione che anima questa pubblicazione

Gruppo Solidarietà
febbraio 2011

Prefazione

Stiamo vivendo tempi tristi. Perché contrassegnati da una crisi economica e da una decadenza culturale senza precedenti.
L’Italia è un Paese in difficoltà: cresce meno degli altri (quando gli altri crescono) e arretra più degli altri (quando c’è recessione). Investe poco in istruzione, ricerca e cultura, settori che potrebbero aiutarci ad uscire dalle difficoltà. Continua a trascurare le politiche per l’infanzia, la famiglia, la casa, la non autosufficienza, ovvero proprio quelle politiche che possono produrre sicurezza fra le persone in difficoltà e rafforzare l’idea di una comunità che affronta i problemi in modo coeso. Al contrario, nel nostro Paese sta dilagando una cultura basata sul culto della bellezza fisica, del giovanilismo, del rampantismo; sugli ammiccamenti, le furbizie, le piccole e grandi astuzie; una cultura che insegna ai giovani a puntare più sulla fortuna che sull’impegno; che disconosce il valore delle regole declassandole a fastidiosi orpelli; che ammira comportamenti licenziosi e mortifica comportamenti rigorosi; che incoraggia il guadagno facile e colpevolizza gli operai accusati di essere gli unici responsabili della bassa produttività del Paese.

Una cultura in cui prevalgono gli slogan e gli annunci, ai quali non fa seguito alcun intervento strutturato. Né è riprova il processo di attuazione del cosiddetto federalismo fiscale, un cambiamento potenzialmente positivo per un Paese che ha bisogno di rompere con l’immobilismo e l’irresponsabilità di alcuni centri decisionali, ma che è utilizzato quasi esclusivamente come mera promessa di interventi salvifici, mai effettivamente avviati perché troppo complessi da definire e troppo spinosi da realizzare, soprattutto in una situazione di grave crisi economica. A prescindere dalle scelte possibili, il processo verso il federalismo fiscale dovrebbe poggiare su una robusta analisi tecnica, su simulazioni degli effetti, su approfondimenti scientifici che superino la logica degli slogan, su un dibattito politico che non si limiti al confronto fra schieramenti precostituiti, ma che entri con grande umiltà nel merito delle questioni che riguardano il futuro del nostro Paese.
Siamo un Paese che non riesce a trasferire le buone pratiche (diffuse nel territorio più di quanto non si riconosca ordinariamente), ma al contrario riesce a diffondere le cattive pratiche: la criminalità organizzata è arrivata nelle ricche regioni del nord, il degrado urbano è spesso più ampio che in passato, l’arte di arrangiarsi si sta diffondendo anche in ambienti un tempo immuni da tali comportamenti.
In questo contesto, il welfare è stigmatizzato come puro assistenzialismo e si inneggia al ruolo della beneficienza in sostituzione del rispetto dei diritti civili e sociali.

Ma c’è una parte del bicchiere che è mezzo pieno. C’è una riscoperta dei contenuti e dei valori della Carta Costituzionale che va oltre la necessità di contrastare il degrado di cui sopra. C’è un lenta ripresa di interesse per il futuro delle giovani generazioni. C’è una crescente consapevolezza che gli slogan non risolvono i problemi. Ci sono esperienze di buon governo che, pur non riuscendo a superare i veti posti dalla cattiva politica, si susseguono e si confrontano. Ci sono piccoli e grandi scatti di orgoglio e di fiducia che quotidianamente restituiscono speranza alle persone che non si rassegnano.
C’è chi scrive e opera in difesa del nostro welfare, contrapponendo evidenze empiriche e azioni concreti a luoghi comuni e falsità.
Il volume del Gruppo Solidarietà sui servizi sociosanitari nella regione Marche è un esempio di come sia possibile affrontare temi complessi con coerenza e competenza. Non tutto è affrontato, non tutto è risolto; ma “un lavoro che trae linfa e si alimenta attraverso l’incontro con le persone” e tenta di “tenere insieme solidarietà e diritti” è una grande goccia di cui le persone perbene di questo Paese hanno sempre più bisogno per sentirsi parte di una comunità che vuole rinascere.

Nerina Dirindin
Dipartimento scienze economiche e finanziarie, Università di Torino

Indice

  • Volontariato e politiche sociali nell’esperienza del Gruppo Solidarietà
  • In difesa del welfare. Un appello contro l’indifferenza e l’insofferenza nei confronti dei deboli
  • Volontariato. La retorica sull’advocacy
  • I Piani di zona. Virtuale e reale nei servizi sociali e sociosanitari
  • A chi serve il nuovo Piano socio sanitario della regione Marche?
  • Osservazioni e riflessioni sulla proposta di riorganizzazione del servizio sanitario regionale
  • Le norme e le prassi. Sulle comunità alloggio per persone con disturbi mentali
  • La programmazione perduta. Le comunità protette per persone con disturbi mentali
  • La regolamentazione smarrita. I servizi domiciliari educativi e di aiuto alla persona
  • I centri diurni per persone con disabilità nelle Marche
  • Riabilitazione estensiva residenziale nelle Marche. L’indispensabile chiarezza
  • La regolamentazione dei centri diurni per malati d’Alzheimer, soggetti con forme di demenza e anziani non autosufficienti nelle Marche
  • Percorsi assistenziali e non autosufficienza nelle Marche.
  • Il colpevole disinteresse della Regione
  • Anziani non autosufficienti. La nuova Convenzione tra Azienda sanitaria unica regionale e Residenze protette
  • Le crisi del Comune di Jesi , gli interventi sociali e la gestione associata dei servizi
  • Politiche sociali. Le proposte del Comitato associazioni tutela per la nuova legislatura