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Articolo pubblicato sul numero 241, 4/2022
ottobre-dicembre 2022

Tra bisogni, diritti e risposte. Persone e malati non autosufficienti e servizi

Gruppo Solidarietà

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Tipologia: Articolo


La lettera inviata ai Comuni dell’Ambito Territoriale 9 di Jesi e all’Azienda sanitaria lo scorso novembre. Sproporzionata non è solo la distanza tra bisogno e risposta, ma anche il perpetuarsi di sistemi caratterizzati da discrezionalità e, conseguentemente, scarsa trasparenza. La necessità di un rinnovato ruolo delle Istituzioni.

Come già indicato nella nostra comunicazione dello scorso 13 novembre (vedi nelle pagine successive) con questo contributo intendiamo riprendere alcuni temi riguardanti interventi e servizi per anziani, come già segnalati nelle note dello scorso 31 gennaio e 9 maggio (i testi sono tutti rinvenibili 1).
A fronte del numero crescente di anziani non autosufficienti, spesso affetti da malattie molto gravi e con demenza, la forbice tra domanda e offerta sia in termini quantitativi che di appropriatezza degli interventi è molto alta. A nostro parere, non sembra esserci uno sforzo congiunto volto a sostenere attraverso una effettiva ed efficace presa in carico, da un lato il peso dell’assistenza da parte delle famiglie, dall’altro a garantire l’adeguatezza del supporto residenziale. In questo senso ribadiamo la necessità della trasparenza di percorsi nell’accesso ai servizi residenziali. Riprendiamo le questioni per singoli punti.

Sostegno domiciliarità attraverso SAD
Estensione del servizio in tutti i Comuni dell’ATS (attualmente presente in poco più del 50%). Ricordiamo che i Comuni ricevono a sostegno del servizio di assistenza domiciliare il finanziamento del Fondo nazionale e regionale non autosufficienze tanto che anche nei Comuni che erogano il servizio le quote aggiuntive comunali sono irrisorie. In questo senso chiediamo che venga assunto un impegno effettivo al fine di sollecitare tutti i Comuni ad attivare formalmente il servizio. I cittadini di quei territori dovrebbero sapere che i loro Comuni sono destinatari di fondi per servizi che non sono utilizzati. Difficile sostenere che il servizio non viene erogato perché non ci sono esigenze da soddisfare.
Una riflessione dovrebbe poi riguardare gli attuali criteri di contribuzione alla spesa (vedi tabella) da parte degli utenti e quanto un’alta compartecipazione, anche per chi dispone di redditi medio/bassi, determini di fatto l’esclusione dal servizio e/o il rivolgersi a prestazioni “in nero”. Si determina così un “ostacolo all’accesso”. Una situazione che induce alla “privatizzazione del bisogno e della risposta”, con uscita e/o non ingresso dal sistema dei servizi. Occorre inoltre aggiungere che per le persone non autosufficienti ai fini della valutazione reddituale va preso a riferimento l’Isee sociosanitario, a meno che l’utente non ritenga più vantaggioso quello ordinario.

ISEE ANNUALE QUOTA ORARIA
Fino a € 6.000,00 € 1,50
Da 6.001,00 a € 7.500,00 € 3,00
Da € 7.501,00 a € 9.000,00 € 4,50
Da € 9.001,00 a € 11.000,00 € 5,50
Da € 11.001,00 a € 14.000,00 € 7,00
Da € 14.001,00 a € 17.000,00 € 8,00
Da € 17.001,00 a € 20.000,00 € 9,00
Oltre € 20.001,00   Costo intero del servizio

Persone con demenza
Recenti dati forniti dal Distretto di Jesi indicano in circa 1.700 il numero di persone con demenza nel territorio di AST9/Distretto. Un numero che potrebbe risultare sottostimato se prendiamo a riferimento il recente dato regionale che indica in 35.000 il numero di persone con demenza che vivono nella nostra Regione.
Ma, dando per buono il numero delle 1.700 persone e pur tenendo conto delle diverse condizioni delle persone che hanno questa diagnosi, la sproporzione tra “bisogni” e risposta è impressionante. Se prendiamo a riferimento la classica filiera dei servizi (domiciliare, diurno, residenziale) abbiamo:
- circa 90 persone anziane (all’interno delle quali possono esserci anche persone con demenza) su tutto il territorio che fruiscono di qualche ora settimanale di SAP; i servizi di cure domiciliari così come sono strutturati danno risposte a problematiche specificatamente sanitarie (piaga, catetere; flebo …) seppur debba essere assicurato (Dpcm 14.1.2017) anche il servizio di assistenza tutelare;
- 15/20 persone, per lo più di Jesi, fruiscono del Centro diurno demenze;
- 28 posti sono convenzionati all’interno delle residenze protette per anziani (cui se ne aggiungono altri 20 di RSA demenze presso la struttura di Villa Jolanda oggetto di “trasformazione amministrativa” da comunità protetta  salute mentale a RSA con automatico trasferimento delle persone ricoverate). Convenzionati non significa dedicati. Sono ripartiti in 7 strutture (2+2+2+4+3+3+12) e non esiste un “nucleo” demenze. Nei fatti, inesistenti come posti specifici per demenze. Nella sostanza in tutto il territorio di ATS e Distretto, circa 100.000 abitanti, non esiste (anche considerando Villa Jolanda) un sostegno residenziale dedicato che sia tale.
Nella nota dello scorso 28 marzo il Direttore del Distretto di Jesi ha affermato che su 220 persone in lista di attesa la metà sono affette da demenza. Sarebbe importante conoscere contestualmente quante ne sono ricoverate e con quali supporti all’interno delle strutture per autosufficienti e non autosufficienti che possono accogliere complessivamente circa 850 persone. 
A fronte di una situazione evidentemente tragica per le persone e le loro famiglie (il fatto di ricevere in alcuni casi un contributo economico non cambia la drammaticità della situazione), riteniamo necessario che con assoluta urgenza Comuni e Azienda sanitaria affrontino tale situazione lavorando sul lato dell’offerta con contestuale pressione sulla Regione. Sullo specifico del versante residenziale e con riferimento alle RP, abbandonando inutili e dunque dannosi aumenti di posti formali ma non sostanziali.
Per quanto riguarda i CDCD, proprio a partire dalla situazione sopra descritta chiediamo di nuovo di conoscere, non genericamente, come viene esercitata (figure professionali, dotazione organica, funzionamento) la funzione assegnata di presa in carico. Preghiamo anche di non reiterare formulazioni come quella usata dal direttore del Distretto nella risposta del 28 marzo: “Il CDCD è costituito come da norma”. Suona quasi offensivo per chi riceve la risposta. Sarebbe troppo facile chiedere: quale norma.  Ma non è tanto questo. Il punto è che se si vuole iniziare percorsi di un certo tipo non si può prescindere da un robusto servizio di accoglienza, accompagnamento e presa in carico. Che necessita di alcuni presupposti: figure professionali, competenze, dotazione, organizzazione. 

Residenze anziani e lista di attesa
Sul punto ribadiamo quanto già richiesto, ovvero la definizione di un protocollo congiunto Distretto/ATS in merito all’accesso alla residenzialità (tutta).
Non si capisce, o forse sì, perché continui ad esserci tanta timidezza nel cercare di definire percorsi formali e trasparenti in tutta la filiera residenziale per autosufficienti e non. Criteri che dovrebbero essere conosciuti, poi, anche dagli utenti, dai loro familiari e/o AdS.
Occorre inoltre conoscere dei circa 200 posti autorizzati di CdR quanti sono occupati e con quale assistenza da anziani non autosufficienti. Entrano e come, persone non autosufficienti? Come è composto (persone che stanno a casa, che sono in residenze per autosufficienti? Che sono in posti non convenzionati?) il dato riferito alla lista di attesa (220 posti) di residenza protetta che è pari a circa il 50% dei posti convenzionati. Quali sono criteri che definiscono la non dimissibilità di una persona ricoverata in RSA? E ancora: lo stato della lista è accessibile al richiedente? E quante persone non sono in lista perché ancora non valutate.

Quelle indicate, ci sembrano questioni che sollecitano un irrinunciabile intervento da parte dei Comuni che oltre ad essere titolari della funzione di assistenza sociale hanno anche responsabilità nella tutela della salute dei propri cittadini.
È tempo, pertanto, che questi temi tornino, senza ulteriori ritardi, con forza al centro dell’agenda delle Amministrazioni comunali del territorio e dell’Ambito sociale territoriale le cui funzioni non sono interamente sovrapposte a quelle dell’ASP.
Le situazioni sopra descritte sono sostanzialmente silenti. Quei tanti bisogni appartengono a ciascuna persona e famiglia e agli occhi di opinione pubblica e istituzioni non si sommano. Ma tutti noi ... sappiamo. La situazione descritta può essere immaginata come quella di un pronto soccorso con decine di persone in attesa non in sala d’aspetto ma … fuori e da molti giorni.
Interverremmo immediatamente con urgenza ritenendo che si tratta di una situazione inaccettabile e intollerabile. Di questo, infatti, si tratta. Occorre non guardare … dall’altro lato.


La nota del 13 novembre
Problematiche riguardanti i servizi rivolti alle persone con disabilità

Riprendiamo alcuni dei temi posti nelle nostre note dello scorso 31 gennaio e del 9 maggio;  in questo caso nello specifico delle persone con disabilità.
Alcune questioni riguardavano la situazione della Lista di attesa dei servizi domiciliari ed educativa scolastica. Qual è ad oggi la situazione, per singolo Comune, riguardante le domande rimaste inevase (39 AEI; 3 SAP, 10 AES)?
Per quanto riguarda invece l’Unità Multidisciplinare adulti non c’è stato riscontro da parte del Distretto Sanitario riguardo la mancata sostituzione, da oltre 10 mesi, dell’Assistente sociale UMEA. Sarebbe opportuno, sul punto, anche intervento del Comitato dei Sindaci.
Su CSER e residenzialità erano presenti dati discordanti tra ASP e Distretto. Per quanto riguarda i Centri diurni, il dato UMEA indicava la richiesta inevasa di 5 persone che chiedevano ampliamento orario. Su residenzialità (non solo CoSER) erano presenti due richieste per il “breve periodo”, ma pare opportuno mettere in relazione tutte le forme di offerta residenziale compreso “dopo di noi” e “Casa famiglia Cesarini”.  Chiediamo su questo punto l’indicazione di un dato univoco oltre agli sviluppi delle due richieste sopra indicate. 
Rimettiamo all’attenzione la situazione di estrema fragilità di un numero significativo di nuclei familiari con genitori anziani su cui grava in maniera sempre più importante il “peso dell’assistenza” dei figli con disabilità. 
Come abbiamo avuto modo di esplicitare in premessa delle nostre richieste “La conoscenza di alcuni dati, in specie le liste d’attesa, sono un indicatore importante per capire come i servizi stanno rispondendo ad alcune esigenze. Su un altro piano si pone, evidentemente, l’adeguatezza della risposta. Una tema non meno importante del dato quantitativo che richiede altri percorsi di approfondimento”.

Su questo secondo aspetto come abbiamo avuto più volte modo di rimarcare riteniamo che la riflessione sul funzionamento dei nostri Servizi sia un tema non rinviabile. All’interno di questo la situazione riguardante l’effettivo coordinamento/integrazione tra soggetti istituzionali ed ente gestore dei servizi.

P.S. Nei prossimi giorni invieremo una nota specifica riguardante gli interventi rivolti agli anziani



1 Tutti riferimenti citati nella lettera sono pubblicati in, Distretto Jesi-ASP-ATS 9. Interventi sociosanitari. Riflessioni, proposte, richieste, in, http://www.grusol.it/apriSocialeN.asp?id=1052.


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