Articolo di Appunti (Accesso libero)
Articolo pubblicato sul numero 234, 1/2021
gennaio-marzo 2021
La politica è servizio. Storia e progetto del movimento "Dipende da Noi"
Roberto Mancini
Tipologia: Articolo
Da un anno e mezzo nelle Marche è sorto il movimento politico "Dipende da Noi", nato dall'intuizione di donne e uomini di associazioni e reti sociali attive sul territorio regionale. La prima esperienza concreta è stata quelle delle elezioni regionali di settembre 2020; un passaggio difficile, ma anche necessario a coagulare le forze disponibili, a proporre questo percorso a tutti e al tempo stesso a tentare una svolta per introdurre il seme di una cultura diversa nel circuito della politica regionale.
Oltre la rassegnazione
Da un anno e mezzo nelle Marche è sorto il movimento politico “Dipende da Noi”, nato dall’intuizione di donne e uomini di associazioni e reti sociali attive sul territorio regionale. Il loro orientamento ideale è quello di una sinistra etica, ecologista, socialista, femminista, internazionalista e nonviolenta, impegnata nell’attuazione della Costituzione repubblicana. Il loro spirito si riassume nella volontà di non consegnarsi alla rassegnazione. Le Marche hanno da tempo una grande ricchezza di soggetti sociali e culturali di base. Nel settembre 2019 alcune persone provenienti da queste esperienze hanno deciso di far nascere un movimento politico con lo scopo di aprire una strada. La strada tra Giunta e Consiglio regionale, da un lato, e comunità di chi vive nelle Marche, dall’altro.
Dopo un quindicennio di malgoverno del centrosinistra, che poi ha preparato la vittoria della destra persino in una regione come le Marche, il nostro progetto era ed è quello di provare giorno dopo giorno a sprigionare l’efficacia di un movimento che generi partecipazione diffusa, restituzione dei diritti, riconversione ecologica, gestione dei beni comuni, governo democratico del territorio. Ora, con l’avvento della Giunta Acquaroli queste finalità sono divenute ancora più urgenti. La prima esperienza concreta di “Dipende da Noi” è stata quelle delle elezioni regionali del 20 e 21 settembre 2020, un passaggio duro, difficile, ma anche necessario a coagulare le forze disponibili, a proporre questo percorso a tutti e al tempo stesso a tentare una svoltaoltre il puro volontariato sociale per introdurre il seme di una cultura diversa nel circuito della politica regionale.
Le elezioni regionali del 2020
“Dipende da Noi” ha presentato il proprio progetto già nel febbraio 2020. Con l’avvicinarsi delle elezioni si è fatta forte la pressione affinché il movimento confluisse nel cartello elettorale del centrosinistra. Il ricatto del “voto utile” per “fermare la destra” è scattato ipocrita e puntuale. Ma già molti mesi fa, per fare un estremo tentativo di imprimere una svolta, “Dipende da Noi” aveva chiesto ai dirigenti del PD una netta correzione di rotta sul programma e una candidatura rappresentativa e credibile per una coalizione vera. La richiesta è stata completamente disattesa dai dirigenti del PD, quindi a “Dipende da Noi” si è aperta necessariamente la strada di una presentazione autonoma, la sola in grado di far capire che la destra si ferma non con una finta coalizione, per giunta in totale continuità con il malgoverno di decenni, ma affermando un metodo differente, priorità giuste per i bisogni della regione e candidature congruenti. A me è stato chiesto di svolgere il ruolo di candidato alla Presidenza della Regione.
Le priorità programmatiche presentate all’elettorato erano e sono tre:
a. il riscatto della situazione dei terremotati e il riequilibrio del territorio regionale, tra aree montane, collinari e costiere;
b. il rilancio del lavoro e della lotta alla povertà in una chiave ecologica sistematica, seguendo una strategia che valorizzi le imprese di economia trasformativa, l’agricoltura biologica, la forte tradizione dell’artigianato, una vera formazione professionale, il tutto contro le incursioni predatorie delle multinazionali;
c. una radicale inversione di tendenza nella sanità, passando dalle privatizzazioni alla riorganizzazione del sistema sanitario pubblico e riattivando i presidi di prossimità smantellati in questi anni. In tale strategia complessiva sono incluse la ripubblicizzazione dei servizi alla persona, realizzando strutture comunitarie diffuse, il sostegno alla scuola pubblica e alla formazione degli insegnanti, la cancellazione del progetto di autonomia differenziata, voluto sia dal centrosinistra che dalla destra, un piano di insediamento diffuso e stabile - concordato con i Comuni delle aree interne - per le persone richiedenti asilo. In particolare le politiche sociali della Regione vanno ripensate e attuate con ben altra consapevolezza rispetto alla logica dei tagli di bilancio, dell’accorpamento aziendalista in megastrutture e della privatizzazione. Nel nostro programma questo punto è particolarmente evidenziato.
Pur con l’interruzione e le limitazioni causate dalla pandemia, il programma per le Marche di “Dipende da Noi” ha preso vita incontro dopo incontro, grazie ai racconti e alle proposte delle tante persone che hanno partecipato alle assemblee fatte in paesi e città coprendo tutto il territorio regionale. Nei mesi della campagna elettorale per le scorse elezioni la nostra proposta programmatica è stata accolta con favore soprattutto da una parte del vasto gruppo delle persone pronte al non-voto. Un certo consenso c’è stato anche da parte delle forze politiche a sinistra del PD: Sinistra Italiana e Rifondazione Comunista nelle Marche hanno scelto di non presentare proprie liste, favorendo di fatto la migliore riuscita della lista di “Dipende da Noi”, che tuttora resta un movimento a cui si aderisce personalmente e non un cartello di sigle.
Il risultato elettorale del 20 e 21 settembre ci ha assegnato 16.800 voti, pari al 2,3 %. Rispetto allo scopo di ottenere una rappresentanza in Consiglio Regionale si è trattato di un sonoro insuccesso, dovuto soprattutto all’esiguità del tempo disponibile, alle limitazioni dovute all’epidemia, alla scarsità di risorse economiche, alla difficoltà di mettere in piedi una macchina organizzativa adeguata. Devo anche ammettere che una candidata o un candidato alla Presidenza più esperto di me avrebbe permesso di ricevere un consenso maggiore. Nondimeno, in un certo senso la fase elettorale era più semplice perché c’era un obiettivo preciso, chiaro, e un candidato che faceva da simbolo per l’adesione di quanti credevano in questo progetto.
Ora viene il difficile
Adesso la strada è più ardua. Perché bisogna costruire un soggetto politico nuovo internamente democratico, permanente e competente sulle molte questioni della vita sociale e pubblica, coeso al di là delle spinte centrifughe sempre così forti a sinistra.
Il movimento “Dipende da Noi” è nato per agire in modo trasformativo, là dove “trasformazione” significa la maturazione di una forma alternativa di società, di economia, di cultura nel cuore del presente. La concretizzazione di questo progetto richiede l’allestimento di due sponde interattive: una fatta di mondi della società civile impegnati nella democratizzazione del sistema delle relazioni, l’altra fatta da una rappresentanza all’interno delle istituzioni locali. Era sorta da qui la scelta di presentarsi alle elezioni del 20 e 21 settembre 2020 con un proprio candidato alla presidenza della Regione e con i 30 candidati al Consiglio Regionale. In prospettiva, là dove ci saranno realmente le condizioni, questo criterio varrà anche per le città e le elezioni comunali, ovunque nella regione.
La prima sfida è quella della democrazia interna. In questi anni si è diffusa l’abitudine di interagire on line, nelle chat, dove ognuno fa proclami e polemizza con chiunque. “Dipende da Noi” vuole aprire un altro spazio di confronto, più meditato, dialogico, costruttivo. Lo spirito del movimento è orizzontale e partecipativo, la sua forma organizzativa è semplice: c’è un gruppo di coordinamento operativo, che segue giorno per giorno le cose da fare, e c’è un’assemblea che si riunisce periodicamente e prende le decisioni di fondo. Anche con le limitazioni determinate dall’epidemia, dunque mediante collegamenti via internet, stiamo seguendo questo metodo per il lavoro comune e per organizzare incontri on line aperti, pubblici, partecipati, sui temi principali della vita della regione. In questo periodo abbiamo organizzato videodialoghi sulla gestione della sanità, sui diritti delle persone più vulnerabili in questa situazione particolare, sulla tutela del territorio e sulla riconversione ecologica della politica e dell’economia, sulla differenza di genere e contro la violenza sessuale, sulla scuola e le problematiche educative, sulla Giornata della Memoria e contro il riproporsi del fascismo in qualsiasi forma.
La nostra prospettiva resta notevolmente ambiziosa perché punta a far valere il metodo del prendersi cura al posto della solita, sclerotica, mortale logica del potere. Se fare politica non è comandare su qualcuno che deve subire le tue decisioni, ma è costruire una partecipazione democratica che consenta di risanare le situazioni che causano oppressione e sfruttamento, allora il metodo da adottare è quello del seguire passo per passo i processi di risposta ai problemi. È una logica di ascolto, di confronto, di conoscenza, di accompagnamento, di progettazione condivisa, che solitamente non trova spazio nella politica e tanto meno nell’economia.
Se c’è una cosa da cui il movimento vuole tenersi lontano è il settarismo: perciò non rivendica una qualche “superiorità” delle persone che propone, ma insiste sulla fecondità del metodo che vuole immettere nel circuito della politica. Questo metodo punta ad affrontare i problemi collettivi ispirandosi a una visione complessiva che alla logica del mercato sostituisce i criteri della democrazia costituzionale. E tali criteri sono la dignità di ogni persona e la dignità della natura. Ogni cosa dev’essere a servizio di questi valori.
Una nuova idea di società
Tutto questo richiede un atteggiamento più maturo e coraggioso, soprattutto a chi è abituato ai riti e alle logiche della sinistra italiana, riformista o antagonista che sia. Purtroppo, infatti, quest’area culturale e politica patisce endemicamente l’impulso alla divisione interna, uno scarso senso della realtà e la mancanza di un pensiero di ampio respiro. Negli ultimi decenni la sinistra nel suo insieme è rimasta prigioniera o di un riformismo conformista, succube del neoliberismo, o di un radicalismo velleitario, che non scalfisce la situazione esistente e alla fine risulta incomprensibile alla grande maggioranza dei cittadini. Perciò l’ambizione del nostro esperimento per una democrazia più avanzata non guarda solo al rinnovamento del governo della Regione, ma anche a quello del tipo di soggettività che fa da strumento per un’azione politica incisiva. Il partito tradizionale e i movimenti politici che sinora abbiamo visto all’opera non sono adeguati perché sono comunque rimasti prigionieri della mentalità del potere. Qui la vera novità è dare vita a una soggettività insieme culturale e politica che opera secondo la logica del servizio, del prendersi cura, dell’autorevolezza, della responsabilità creativa, senza ricadere in quella mentalità.
Questa prospettiva di rinnovamento radicale converge con la prospettiva di una trasformazione democratica dell’economia. È infatti su questo terreno che la sinistra non riesce ad andare oltre la mortale contraddizione tra riformisti (PD, Sinistra Italiana) e antagonisti (Rifondazione Comunista e Potere al Popolo). I primi si adattano al modello esistente, chiedendo magari riforme importanti ma senza coltivare una forma alternativa di economia; i secondi ce l’hanno con il capitalismo ma la loro idea di alternativa è vuota, evocano il “comunismo” guardando ancora al Novecento, dunque a modelli fallimentari. Nel suo piccolo “Dipende da Noi” vuole cercare di promuovere una cultura dell’economia radicalmente democratica, equa ed ecologica, diversa e più avanzata rispetto alle varie versioni del capitalismo e del socialismo reale. Faccio presente che, se si delineasse una prospettiva inedita e credibile, si aprirebbe finalmente una strada comune, oltre l’eterna diatriba tra riformisti e antagonisti. Si potrebbe convergere verso un’idea di società e di economia capace di appassionarci e di disincagliarci dal gioco delle parti che ogni volta si ripete, rendendo la sinistra sterile e sempre meno attrattiva soprattutto per i giovani.
È un lavoro ancora embrionale, che deve poter essere svolto ponendo in dialogo i protagonisti delle attuali teorie ed esperienze di economia trasformativa, i riformisti più seri, gli antagonisti dotati di senso della realtà e le vittime del sistema vigente. Si dirà che una sfida simile riguarda tutte le forze democratiche, socialiste, ecologiste, femministe del mondo. Ed è vero. Però noi vorremmo fare la nostra parte per procedere verso questa frontiera avanzata, senza ricadere nelle vecchie posizioni della sinistra, altrimenti non avrebbe avuto senso far nascere “Dipende da Noi”. Non è certo un’impresa agevole e sicuramente commetteremo molti errori. Ma passo dopo passo si procede più lucidamente se almeno si sa in che direzione si vuole andare. Se sapremo coltivare un nuovo e più avanzato pensiero collettivo, che sia sostenuto dall’immaginazione politica, se sapremo agire con continuità e credibilità, molte altre persone, oggi scettiche e assenti dalla politica, potranno unirsi a noi. Il seme che “Dipende da Noi” rappresenta è giovane e crescerà.