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Articolo pubblicato sul numero 243, 2/2023
aprile-giugno 2023

TUTTO COME PRIMA? Dopo la pandemia nelle Marche

Fabio Ragaini

Gruppo Solidarietà

Tipologia: Articolo


La pandemia sembra essere alle nostre spalle. Ne abbiamo tratto qualche insegnamento? Sono cambiate le politiche nelle Marche? se ś, come? Il nuovo libro del Gruppo Solidarietà, il decimo sulle politiche regionali, prova a verificarlo. Di seguito l’introduzione al Quaderno.

Questo nuovo Quaderno (il decimo sulle politiche regionali) raccoglie parte del lavoro del Gruppo Solidarietà nell’ultimo biennio (settembre 2021-maggio 2023) e si pone in stretta continuità con il precedente “NON COME PRIMA. L’impatto della pandemia nelle Marche” (2021). Inoltre la sua pubblicazione coincide con la prima legislatura regionale a guida centrodestra, con la Giunta a metà del mandato.

Ad essere onesti la prima idea di titolo è stata “Peggio di prima”, senza punto interrogativo; poi è prevalso un titolo meno perentorio e più fiducioso, ma probabilmente meno sincero.
Anche noi … speravamo come i discepoli di Emmaus (Lc, 24,21), che potessimo uscirne rinnovati e consapevoli che le urgenze e le necessità, lungamente occultate, ci hanno chiesto violentemente conto. Non è così, e non lo è per la nostra Regione, che, come detto, è guidata per la prima volta da una giunta di centrodestra. E se il precedente Quaderno partiva con l’analisi delle politiche del centro sinistra alla fine della sua parabola di governo, questo si apre con l’analisi di quanto fatto dal centro destra in questi 30 mesi.

Il primo contributo prova quindi a verificare se e quali cambiamenti ci siano stati nelle politiche regionali. Nell’area sociosanitaria e sociale non se ne sono ravvisati. La sensazione, al di là di qualche sparuta dichiarazione, è che questo sia un ambito di poco interesse anche in termini propagandistici (che fortemente connota la comunicazione riguardante la sanità di serie A). L’area sociale non ha alcun sostanziale presidio politico ed anche in quella sociosanitaria, che conterebbe di più, perlomeno in termini economici, è difficile individuare qualche segnale di vitalità. Le bozze di Piano sociosanitario in circolazione giungono a confermare questa valutazione, come è evidenziato nel secondo contributo: fa difetto l’analisi, non si indicano le criticità e conseguentemente non può esserci alcun effettivo impegno programmatico. Si conferma che più corposi sono i documenti, più difficile intravedere sostanza programmatica.

In ambito sociale è inoltre da segnalare come negli ultimi mesi fondi europei vengano utilizzati in sostituzione di fondi regionali (vedi non autosufficienza e autismo). Bisognerà vedere se e come questi fondi regionali verranno riutilizzati. Ma tutto ciò evidenzia anche una pratica sempre presente nel rapporto finanziario tra gli enti, dal livello centrale a quello regionale fino al locale. Se prendiamo l’assistenza domiciliare finanziata con il fondo non autosufficienze (nazionale e, fino allo scorso anno, regionale), vediamo come contestualmente negli anni sia diminuito, in moltissimi casi, l’impegno comunale. Stesse considerazioni possono farsi nel rapporto tra nazionale e regionale. Eppure non è difficile constatare quanto sia ampia la forbice tra necessità delle persone e risposta pubblica.

Il tema del rapporto tra domanda e offerta, della qualità della risposta, del rapporto tra esigenze e diritti, intreccia buona parte dei temi affrontati nel successivo gruppo di contributi. Sintetizziamo alcuni aspetti:

- Quali modelli di servizi.Questo argomento lo affronta in particolare il terzo contributo. La risposta al bisogno della persona può essere data, ma in modo sbagliato, e quindi con esito emarginante. E questo accade perché al centro della presa in carico non c’è il progetto con e sulla persona, ma un processo inverso, per cui prima si costruisce la risposta e poi ad essa si fanno confluire i bisogni, semplificandoli ed omogeneizzandoli. In questo caso la costruzione di una nuova (o meglio sarebbe dire vecchia) grande struttura, uno di quei “contenitori indifferenziati” del passato, che si è voluto credere siano stati superati. Ed invece è chiaro che, per personalizzare la risposta, occorra fare proprio il contrario: decostruire! 

- Il disinteresse rispetto agli esiti. Si tratta di una questione che attraversa per intero il sistema dei servizi. L’esempio macroscopico è l’indecenza dell’assistenza residenziale rivolta alle persone con demenza. In particolare nel quarto e nel settimo contributo documentiamo come ad oggi le risposte date siano soltanto formali e vergognosamente non sostanziali.

- La riconduzione del bisogno all’offerta. L’emersione del bisogno mette in crisi il sistema di offerta. Se non cambia, si mettono in atto le strategie per renderlo compatibile “con quello che c’è”, con la conseguente compressione delle esigenze, che passa innanzitutto attraverso il loro non riconoscimento. Emblematico, rispetto alla situazione degli anziani, l’accesso/invio di non autosufficienti in servizi per autosufficienti.
- La violazione dei diritti a partire dalla negazione della valutazione e del progetto personalizzato. Una valutazione, evidentemente non amministrativa, ma volta ad identificare bisogni, necessità e, può apparire una parolaccia, desideri delle persone. Tutto ciò risulta dolorosamente evidente nel rifiuto di rendere stabili e solidi i sistemi territoriali di accoglienza, valutazione, presa in carico. L’impressione è quella di essere ad un punto di non ritorno. Il disinvestimento è stato tale, che sempre meno persone pensano che questi luoghi siano per loro riferimenti significativi. Ma se scompaiono i luoghi deputati alla conoscenza, difficile pensare che la personalizzazione degli interventi possa realizzarsi. Conoscenza si lega evidentemente con competenza e con capacità programmatoria, e nessuna può darsi senza le altre.
La vicenda (nono contributo) dei cosiddetti livelli essenziali sociali di processo è emblematica. Sono previsti, ma quali condizioni sono necessarie perché siano effettivi, reali, misurabili? Dell’importanza di questi luoghi e della loro capacità di incidere sulle prassi amministrative ne da conto il penultimo contributo, nel quale si dimostra come siano possibili progetti personalizzati che superano la rigidità del sistema di offerta e costruiscono risposte articolate a partire dalle esigenze delle persone. Percorsi nei quali non è il contenitore a definire il contenuto.

Da ultimo il ribaltamento a livello locale (Ambito territoriale sociale e il Distretto di Jesi) dei temi affrontati a livello regionale.  In questo caso il materiale presentato evidenzia alcuni aspetti del lavoro territoriale: l’analisi della domanda e della risposta; in alcuni casi l’inaccettabile forbice tra bisogni e offerta; il coinvolgimento dei Comuni rispetto ai problemi territoriali in ambito sociosanitario.

Anche questo Quaderno ha l’ambizione di essere uno strumento a disposizione di quanti ad ogni livello desiderano e si impegnano affinché non venga mai meno il rispetto e la dignità di ogni persona. 


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