GIMBE. La mobilità sanitaria interregionale nel 2020 Il fenomeno della mobilità sanitaria ha importanti implicazioni sanitarie, sociali, etiche ed economiche. Questo fenomeno evidenzia le disuguaglianze nell'offerta dei servizi sanitari tra le diverse regioni del Paese, in particolare tra Nord e Sud. Le regioni con maggiore capacità attrattiva, che si trovano ai primi posti nei punteggi LEA, hanno un impatto positivo sulla mobilità attiva, mentre le regioni con una maggiore mobilità passiva si collocano agli ultimi posti dei punteggi. La Fondazione GIMBE ha elaborato un report sulla mobilità sanitaria utilizzando sia dati economici aggregati per analizzare la mobilità attiva, passiva e i saldi, sia i flussi trasmessi dalle Regioni al Ministero della Salute tramite il cosiddetto Modello M. Questo permette di analizzare la diversa capacità di attrazione del pubblico e del privato di ogni Regione e la tipologia di prestazioni erogate in mobilità. Nel 2020, la mobilità sanitaria interregionale in Italia ha raggiunto un valore di € 3,33 miliardi, con saldi estremamente variabili tra le Regioni del Nord e quelle del Sud. Il saldo è un dato che risulta dalla differenza tra mobilità attiva, ovvero l’attrazione di pazienti da altre Regioni, e quella passiva, cioè la “migrazione sanitaria” dalla Regione di residenza. Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto – le Regioni capofila dell’autonomia differenziata – raccolgono il 94,1% del saldo attivo, mentre l’83,4% del saldo passivo si concentra in Campania, Lazio, Sicilia, Puglia, Abruzzo e Basilicata. Approfondisci nel sito di GIMBE. Vedi anche Regionalismo differenziato: colpo di grazia al SSN. Il report GIMBE. Altri materiali nella sezione documentazione politiche sociali. La gran parte del lavoro per realizzare questo sito è fatto da volontari, ma non tutto. Se lo apprezzi e ti è anche utile PUOI SOSTENERLO IN MOLTO MODI.