Istat. La demografia delle aree interne: dinamiche recenti e prospettive future Nell’analisi dei fenomeni demografici il territorio è un fattore determinante: le sue caratteristiche condizionano la distribuzione spaziale della popolazione e costituiscono un elemento di attrazione/repulsione dei flussi migratori. Inoltre, spazi attigui e con caratteristiche omogenee mostrano effetti demografici simili. La delimitazione di un territorio può avvenire attraverso dei confini che possono essere definiti naturali (corsi d’acqua o catene montuose), politici (confini amministrativi di Comuni, province e regioni) o, ancora, sociali (assenza o presenza di servizi, prossimità a infrastrutture). Spostare l’attenzione dall’analisi macro-territoriale a quella locale permette di mettere a fuoco temi e problemi che il concetto di macro-regione pone in secondo piano. A partire dal nuovo paradigma le classificazioni funzionali rendono più “visibili” i territori e le popolazioni che li abitano nelle loro specificità, potenzialità e fragilità, e nei loro bisogni. La classificazione della Strategia Nazionale delle Aree Interne (SNAI) opera in questo contesto, fornendo una dimensione territoriale entro la quale analizzare i fenomeni demografici e sociali. Le Aree interne, oggetto della Strategia, sono costituite da piccoli Comuni (Intermedi, Periferici e Ultraperiferici), connotati da scarsa accessibilità ai servizi essenziali, opposti ai Centri (Poli, Poli intercomunali, Comuni di Cintura) dotati, invece, di infrastrutture che garantiscono tali servizi essenziali. L’osservazione dei fenomeni demografici sulla base della mappatura SNAI propone una chiave alternativa all’interpretazione delle dinamiche demografiche globali e favorisce anche la lettura delle molteplici sfumature territoriali e delle profonde interconnessioni tra gli eventi demografici e l’ambiente in cui si verificano. Il declino demografico delle Aree Interne più forte rispetto ai Centri. In base alla nuova mappatura relativa al ciclo di programmazione 2021-2027 della SNAI, le Aree interne comprendono oltre 4mila Comuni, il 48,5% del totale. Si tratta di territori fragili nei quali i fenomeni demografici, come l’invecchiamento della popolazione e l’abbandono dei territori a causa delle migrazioni, sono esacerbati rispetto al resto del Paese e la cui analisi può essere d’ausilio come strumento di programmazione. Tra 20 anni l’80% dei Comuni delle Aree interne sarà in declino. Le previsioni sul futuro demografico dell’Italia, aggiornate al 20232, confermano il declino della popolazione nel breve e medio periodo. Lo scenario di previsione “mediano” contempla un calo di popolazione da 59,0 milioni al 1° gennaio 2023 (anno base) a 58,2 milioni nel 2033 (-1,4%) sino a 56,5 milioni nel 2043 (-4,3% rispetto al 2023). La variazione sull’anno base, nel breve e nel medio periodo, risulta più accentuata per i Comuni delle Aree interne (rispettivamente -3,8% e -8,7%) rispetto ai Comuni dei Centri (-0,7% e -3,0%). La quota prevista di Comuni in declino per tutto il Paese è pari al 69,9% entro 10 anni e al 74,5% entro 20. Anche in questo caso, si evidenziano differenze significative, soprattutto nel medio periodo, tra le Aree interne e i Centri dove il calo demografico riguarderà, rispettivamente, l’82,1% e il 67,3% dei Comuni. Vedi anche Istat. Indicatori demografici - 2023 Istat. Indicatori demografici 2022 ......................... Altri materiali nella sezione documentazione politiche sociali. PUOI SOSTENERE IL NOSTRO LAVORO CON IL 5 x 1000. La gran parte del lavoro per realizzare questo sito è fatto da volontari, ma non tutto. Se lo apprezzi e ti è anche utile PUOI SOSTENERLO IN MOLTO MODI.
Al 1° gennaio 2024, nelle Aree interne risiedono circa 13 milioni e 300mila individui, circa un quarto della popolazione residente in Italia (Prospetto 1); nei Centri, invece, la popolazione è pari a 45 milioni e 700mila individui (dati provvisori). In particolare, risiedono nei Comuni Intermedi 8 milioni di persone (pari al 13,6% del totale dei residenti in Italia), nei Comuni Periferici 4,6 milioni (7,8%) e, infine, nei Comuni Ultraperiferici, i più svantaggiati in termini di accessibilità ai servizi, 700mila individui (1,2%). Il calo generalizzato che ha interessato la popolazione residente in Italia dal 2014 a oggi (-2,2%), dopo oltre un decennio di crescita (+5,9% dal 1° gennaio 2002 al 1° gennaio 2014), si presenta in maniera differente nei Comuni delle Aree interne rispetto ai Centri, così come diverso era stato l’aumento negli anni precedenti.
Dal 1° gennaio 2002 al 1° gennaio 2014, la variazione nelle Aree interne era stata, infatti, pari a +2,9%, più bassa quindi rispetto a quanto registrato nei Centri (+6,8%). Dal 1° gennaio 2014 al 1° gennaio 2024 la popolazione residente nelle Aree interne è poi diminuita del 5,0% (da 14 milioni a 13 milioni e 300mila individui), mentre quella dei Centri dell’1,4% (da 46 milioni e 300mila a 45 milioni e 700mila).