Data di pubblicazione: 19/10/2009
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Sul protocollo di riconversione della Casa di Cura Villa Jolanda


CAT - Comitato associazioni Tutela - Segreteria: c/o UILDM, Via Bufalini 3, 60023 Collemarino (An).. Tel. e fax 0731-703327 e mail: grusol@grusol.it - www.grusol.it


Aderiscono: Aism regionale, Alzheimer Marche,  Anffas Jesi, Anglat Marche, Ass. La Crisalide, Angsa Marche, Ass. Free Woman, Ass. Libera mente, Il Mosaico, Gruppo Solidarietà, Centro H, Tribunale della salute Ancona, Uildm Ancona, Aisla Ascoli Piceno, Unasam Marche.


Ancona 19 ottobre 2009

Al presidente della regione Marche

All’assessore alla salute

E. p.c.

All’assessore ai servizi sociali

Al  presidente V Commissione Consiliare

Ombudsman regionale

Presidente Conferenza dei Sindaci Ambito 9

Direttore Zona territoriale 5

 

Oggetto: Riconversione Casa di Cura Villa Jolanda. Protocollo d’intesa. DGR 1578/2009

A seguito della delibera 730-2009 riguardante la riconversione della casa di Cura Villa Jolanda eravamo intervenuti con una lettera, che rialleghiamo, nella quale mettevamo in evidenza gli errori, a nostro avviso, della delibera ed i rischi per gli utenti nella riclassificazione di parte dei malati ricoverati (ex residuo manicomiale e lungodegenti a tempo indeterminato). Parte della struttura veniva infatti riclassificata in residenza protetta per soggetti con forme di demenza ai sensi della legge 20/2002 i cui requisiti sono stati normati dai Regolamenti 1-2004 e 3-2006. Chiedevamo nella lettera perché non si prevedeva una trasformazione nelle  Comunità protette previste dalla Del. 132/20004 e  con quali regole avrebbe funzionato il cosiddetto “secondo settore” destinato a trasformarsi in residenza protetta per 32 posti (autorizzati 40). Nella lettera evidenziavamo inoltre come le residenze protette per “soggetti con forme di demenza senza rilevanti disturbi comportamentali”, non potevano essere  la risposta adeguata ai bisogni di soggetti con problematiche psichiatriche; problematiche peraltro amplificate da ricoveri ultra decennali in strutture totali. Inoltre evidenziavamo come la RP prevede una compartecipazione a carico dell’utente pari al 50% del costo retta e dunque a carico della stesso una retta giornaliera di 40 euro.

            Come purtroppo spesso accade  nessuna risposta è stata fornita dall’amministrazione regionale, se non attraverso la nuova Dgr nella quale trovano conferma le nostre preoccupazioni. Si stabilisce infatti che  “I pazienti di fascia A (ex residuo manicomiale e lungodegenti a tempo indeterminato) verranno tutti trasferiti nel secondo settore (per il totale dei 32 posti da accreditare definitivamente). Per l’eventuale inserimento di ulteriori anziani non dovrà essere stipulato un ulteriore accordo (..) Per il secondo settore (Mod. C) l’accesso avviene dopo la valutazione della Unità valutativa integrata di residenza del paziente. Per l’ammissione nella struttura, il Servizio pubblico proponente emetterà impegnativa di ricovero per la quota di spesa di propria competenza ed al tempo stesso dovrà fornire alla struttura ogni idonea garanzia circa la solvibilità del paziente e/o dei suoi aventi causa, per la quota di compartecipazione ad esso riservata. Tale nuova regola, dopo la riorganizzazione, dovrà valere anche per tutti gli ospiti già presenti prima di tale data in quanto solvibili e nella intesa che, in caso contrario e fino al completo esaurimento, per questi ultimi l’impegno dell’ASUR, ZT di competenza resta confermato per l’intero importo della retta” .

            Dunque a seguito della riconversione, l’Accordo in oggetto conferma che tutti gli “ex manicomiali e i lungodegenti a tempo indeterminato” sono diventati soggetti con forme di demenza senza rilevanti disturbi comportamentali” che come tali dovranno assumere il 50% del costo della retta (segnaliamo anche, che il pari accordo con la Casa di cura “San Giuseppe”, dgr 1575-09, prevede la realizzazione di Comunità protetta ai sensi della Del. 132/2004 e non RP). Le questioni, come abbiamo già indicato nella nostra lettera del 20 maggio 2009, sono di diversi livelli  e riguardano aspetti che assumono una valenza più generale che vanno oltre la situazione specifica di Villa Jolanda.

            a) Per via amministrativa soggetti con patologia psichiatrica diventano anziani con demenza  senza rilevanti disturbi comportamentali; dopo essere stati per una vita collocati in Istituti totali, la loro condizione di salute è talmente migliorata che tutti hanno mutato il quadro diagnostico e forse anche clinico. In  base a questo accordo sempre più ci saranno soggetti con patologia psichiatrica a termine; trascorso un periodo  diventeranno nel migliore dei casi dementi. Il passaggio in residenza protetta significherà un’assunzione di oneri pari a circa 1200 euro al mese; per le molte persone con redditi derivanti da pensione e indennità di accompagnamento qualcun altro dovrà versare circa 450 euro mese. E’ la stessa identica situazione creatasi presso la Casa di Riposo di Jesi dove i 12 malati psichiatrici, anch’essi per via amministrativa, sono diventati dementi. Per il futuro non è difficile prevedere che in molte situazioni si realizzeranno passaggi automatici: SRT, SRR, RP, ovviamente attraverso la valutazione dell’UVD.

            b) Bisognerebbe chiedersi invece cosa è stato fatto e si intende fare perché si attuino effettivi percorsi di deistituzionalizzazione, perché istituzioni totali non siano più presenti, perché non si abbiano più luoghi separati nei quali contenere le persone. Come abbiamo già detto siamo di fronte a riconversioni mascherate. Perché una nuova residenza protetta per anziani con forme di demenza dovrebbe realizzarsi all’interno di una casa di cura psichiatrica? Perché una famiglia dovrebbe accettare di dover ricoverare un proprio congiunto con demenza in una casa di cura psichiatrica (seppure con moduli saranno separati)?

            c) Peraltro che non si sia di fronte ad una normale RP demenze lo dimostra la previsione  di uno standard infermieristico quasi doppio rispetto a quello previsto per le RP (36 invece di 20); la presenza di 18 minuti di educatore al giorno (sostanzialmente una presenza diurna continuativa);  una riduzione cospicua della figura dell’Oss (54 invece di 100). La RP si avvarrà inoltre - seppur senza indicazione di standard - di psicologo e di psichiatra (p. 13).

            d) Segnaliamo, inoltre come per le residenza protette non si possa parlare di accreditamento in quanto esso è vigente solo per le strutture autorizzate ai sensi della legge 20/2000, non in quelle della 20/2002. Si dovrebbe dunque parlare più correttamente, come per tutte le altre di convenzionamento.

            Dunque come abbiamo avuto modo di affermare riconversione non si coniuga in alcun modo con deistituzionalizzazione; per via amministrativa si ricollocano soggetti con patologia psichiatrica all’interno del contenitore delle residenze protette assimilando soggetti con patologia psichiatrica ad anziani con forme di demenza senza rilevanti disturbi comportamentali. Una ricollocazione di cui beneficeranno soprattutto le aziende sanitarie che vedranno così ridursi gli oneri di degenza del 50% per tutti i malati collocati nel cosiddetto secondo settore.

Il Comitato


 


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