Data di pubblicazione: 07/05/2017
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Disabilità. Il collasso dei servizi distrettuali di valutazione e presa in carico


E’ inarrestabile l’agonia  dei servizi distrettuali con funzione di valutazione dei bisogni e di presa in carico delle persone con disabilità. Nel territorio del Distretto di Jesi, con una popolazione di circa 100.000 abitanti, ad oggi per le persone con disabilità adulta è presente una sola assistente sociale. In un decennio una funzione fondamentale qual è la presa in carico dei bisogni è sostanzialmente azzerata. Ed è paradossale che mentre da un lato non si fa che parlare dell’importanza di questa funzione contemporaneamente se ne sancisca la sostanziale fine.

In un decennio solo a riguardo della funzione di servizio sociale nel territorio di Jesi nelle aree disabilità, salute mentale, anziani, non ci sono state sostanzialmente sostituzioni delle numerose cessazioni dal servizio. E mentre si indica l’indispensabilità di valutazioni multidisciplinari contemporaneamente queste équipes, di fatto, vengono ridotte a singole unità che tutto possono fare eccetto quello che dovrebbero: la presa in carico delle persone. Una situazione che equivale ad un taglio dei servizi. Senza lettura dei bisogni si ha come effetto l’incasellamento dei percorsi che si traduce in prestazionismo. Non ci si cura della qualità di vita delle persone perché a monte non si definisce alcun progetto di vita.   

Un dato di realtà grave, perché ha ricadute pesanti sulla qualità di vita di molte persone con disabilità e sui loro nuclei familiari. Ma non  serve a nulla descrivere gli effetti senza individuazione delle responsabilità.

Il personale in questione appartiene all’ASUR e a questa compete garantire i servizi non formalmente, ma sostanzialmente. ASUR che deve spiegare perché il personale non viene sostituito. Se la responsabilità è da addebitare alla Regione Marche che non permette le sostituzioni (blocco turn over) deve essere detto con chiarezza. Regione Marche che ha la grandissima responsabilità di non aver mai definito la dotazione minima delle Unità multidisciplinari. Un settore il cui ultimo intervento normativo risale al 2002.

Ma anche Comuni e ASP-Ambito9 non possono tirarsi fuori da una assunzione di responsabilità perché molti servizi di cui sono titolari o co-titolari (servizi educativi scolastici ed extrascolastici, servizi di assistenza, servizi diurni e residenziali), soffrono a causa della cronica mancanza di personale delle Unità multidisciplinari. Sofferenza dei servizi significa sofferenza delle persone che li fruiscono. Non risulta, infatti, alcuna formale presa di posizione in proposito.

Sguarnire, abbandonare,  questi servizi, come sta accadendo da troppo tempo, significa lasciare persone e famiglie ancora più sole, una formale presa di distanza dalle loro necessità, un pesante invito alla privatizzazione del loro bisogno. Non solo le persone coinvolte, ma l’intero territorio non meritano questa deriva.  

                          

Gruppo Solidarieta’

5 maggio 2017 


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