Fondo solidarietà. A che punto siamo?
Gruppo Solidarietà - Osservatorio Marche, n. 67 del 16 febbraio 2017 (testo anche nell'allegato pdf)
Dopo lo stanziamento di 2 milioni di euro , con decorrenza 2018, nella legge regionale di stabilità. Lo scorso 27 dicembre il Consiglio regionale ha approvato la legge di stabilità per il 2017 che prevede lo stanziamento 2 milioni di euro per il fondo (regionale) di solidarietà con decorrenza 2018 (art. 10), con l’impegno di intervenire con la stessa cifra anche nel 2017. Sul punto la Campagna “Trasparenza e diritti” aveva chiesto la modifica dell’articolo la cui formulazione è stata ritenuta inadeguata rispetto agli obiettivi del Fondo. Sul tema, durante la discussione in aula, il presidente Ceriscioli (con delega alla sanità e servizi sociali) ha indicato le ragioni per le quali il fondo non è stato fin qui finanziato. Considerato che appaiono abbastanza discutibili, le riportiamo insieme ad un nostro commento.
La vicenda riguardante l’istituzione e finanziamento del fondo regionale di solidarietà, non ha trovato attenzione neanche in occasione dell’approvazione, lo scorso 27 dicembre, della legge di stabilità 2017, che all’articolo 10 ne prevede, con una cifra di 2 milioni di euro, il finanziamento a partire dal 2018. Eppure si tratta di una questione molto importante per diverse centinaia di famiglie con congiunti ricoverati presso alcune strutture residenziali per persone con disabilità e disturbi psichici per le quali a partire dal gennaio 2015 è scattata la compartecipazione alla spesa con quote che variano da 1100 a 1300 euro mese. Già in altre occasioni abbiamo ripercorso la storia del fondo regionale. A quei contributi rimandiamo. Qui vogliamo riprendere alcuni contenuti della risposta del presidente Ceriscioli, in allegato, all’intervento in aula della consigliera del movimento 5 stelle, Romina Pergolesi (qui il verbale della seduta).
Pensiamo sia utile farlo perché alcune delle affermazioni del presidente, a giustificazione del mancato finanziamento del fondo, appaiono discutibili.
Sul contenuto dell’articolo, poi approvato, la Campagna “Trasparenza e diritti” ha espresso un parere negativo, e ne ha proposto la modifica. Occorre, infine, ricordare che l’impegno per finanziamento a partire dal 2016 era stato assunto nello scorso mese di ottobre dallo stesso presidente della giunta, nonché assessore alla salute e servizi sociali, in occasione della conferenza stampa nella quale sono state presentate le “risorse sociali 2016”.
1) Fondo. Un po’ di storia. Quando nel 2013, con la DGR 1195/2013, si è previsto l’istituzione del Fondo, l’idea era quella di reperire nel bilancio regionale il finanziamento occorrente. Non risulta che in quella occasione se ne fosse stimata l’entità, considerato che ancora molti aspetti (tipologie di servizi afferenti alle nuove classificazioni e tariffe) erano ancora da definire. Definizione che sarebbe poi arrivata con la DGR 1331/2014 e con le modifiche, alla legge 20/2002 (l.r. 33 del 4 dicembre 2014). Peraltro, quando è stata approvata la DGR 1195 (agosto 2013), il numero di servizi (posti) per i quali si prevedevano quota sanitarie più basse era molto più alto di quello che successivamente avvenne (vedi ad esempio CoSER e CD disabili). Successivamente alla DGR 1331/2014 ci si rese conto che alcuni servizi sarebbero andati in forte sofferenza per l’istituzione o l’aumento delle quote sociali il tema della istituzione e finanziamento del Fondo diventò più urgente. Una fase, nella quale, gli uffici regionali stimavano una necessità pari a circa 8-10 milioni di euro. Arrivati al 2015, anno in cui avviene l’azzeramento del fondo sociale regionale, dagli uffici regionali emerge l’ipotesi di un percorso volto a recuperare finanziamenti nazionali della sanità. Ipotesi definitivamente tramontata nel secondo semestre del 2015.
2) Fondi sociali e fondi sociosanitari. A partire dallo stesso 2015 - e poi anche nel 2016 - la regione Marche ha finanziato interventi e servizi sociali (non quote sanitarie dei servizi sociosanitari) con fondi sanitari regionali (che derivano per la quasi totalità da fondi nazionali). Se la Regione avesse finanziato con fondi sanitari le quote sanitarie dei servizi sociosanitari, avrebbe fatto solo ciò che le compete. Non una concessione, ma un dovere e quindi un obbligo. Quello che invece è successo sia nel 2015 e nel 2016 è che con i fondi sanitari (come si specifica nelle delibere) sono stati finanziati interventi sociali. Ad esempio assistenza educativa scolastica ed extrascolastica, tirocini lavorativi. Non sono interventi, il presidente/assessore potrà trovare conferma dai suoi dirigenti, che prevedono quota sanitaria. Dunque non è questo il motivo per cui nel 2015 e 2016, nonostante gli impegno formali, la regione Marche non ha finanziato il fondo solidarietà. Non va cercato, a giustificazione, un ostacolo normativo. E’ stata una decisione della giunta regionale che ha scelto di utilizzare i fondi sanitari regionali per altri interventi (ricordiamo che nel 2016 c’è stato il sostanziale raddoppio, DGR 1229/2016, rispetto al 2015 - da 5,8 a 11,8 milioni di euro - per 4 interventi ex legge 18/96 con fondi regionali sanitari). Come è stata una scelta, di certo non legittima, quella di stornare nel 2015, 7,4 milioni di euro dal fondo nazionale non autosufficienze - fondi vincolati per interventi e servizi sociali e non per il personale - per co-finanziare le spese di gestione degli Ambiti territoriali.
3) Quali servizi finanzierà il fondo regionale? L’impegno della giunta è, dunque, di rendere disponibile un finanziamento di 2 milioni anche nel 2017, anche se nel bilancio la quota è prevista con decorrenza 2018. Rimane aperto il problema del biennio 2015-2016 che riguarda, come detto, diverse centinaia di famiglie con richieste di oneri complessivi di circa 25.000 euro. Se effettivamente dall’anno in corso questa somma si renderà disponibile occorre capire con quale criteri si utilizzerà il fondo. La Campagna “Trasparenza e diritti”, presentando la proposta di modifica dell’articolo della Legge di stabilità 2017, ha motivato le fortissime perplessità rispetto al contenuto. La quota stanziata può essere, infatti, considerata come un contributo alle quote sociali che utenti e Comuni (questi ultimi in realtà per la maggior parte dei casi continuano a far finta che il problema non sia loro) si trovano ad assumere. Non certo un fondo di entità tale da dare risposta adeguata al problema. Tanto più che l’articolo approvato estende la possibilità di utilizzo del fondo a tutti i servizi sociosanitari quindi molti di più di quelli per i quali, a partire dal 2015, sono state stabilite quote sociali precedentemente assenti, per i quali i Comuni compartecipano alla spesa sociale attraverso integrazione della retta.
Non si può pertanto che riproporre quanto affermato dalla Campagna “Trasparenza e diritti”, in occasione della proposta di emendamento di modifica dell’articolo sul “fondo straordinario di solidarietà”. Con l’auspicio che finalmente ci si incammini in un percorso trasparente e scevro da ambiguità, rispetto al quale anche i Comuni sono chiamati a fare la loro parte.
(..) La formulazione dell’articolo, “Istituzione del fondo regionale straordinario di solidarietà”, della PdL 100/2016, lascia estremamente perplessi quanto agli obiettivi, tanto più se in relazione alla quantificazione del fondo. Non appare consequenziale né alla relazione illustrativa, né alla DGR 1195/2013, cui si intende dare applicazione. In sostanza se il Fondo, così come previsto dalla DGR 1195/2013, supporta i maggiori oneri sociali (a carico di utenti e/o Comuni) a seguito delle ripartizioni previste, appare difficilmente ipotizzabile/sostenibile che esso possa essere utilizzato per tutti i servizi sociali e sociosanitari diurni e residenziali (l.r. 21/2016) così come previsto al comma 2.
Un fondo di questo tipo (ma non di questa entità e non applicativo della DGR 1195/2013) può sostenere:
- i Comuni per le spese assunte nella integrazione delle rette (e ciò però prescinde dagli effetti specifici delle DGR 1195/2103 e 1331/2014);
- i maggiori oneri in carico di utenti e Comuni derivanti dalla applicazione delle citate DGR e in particolare per gli utenti cui sono stati assoggettati oneri precedentemente assenti.
In più, come dimostrano le vicende dell’ultimo biennio, stante l’assenza di una regolamentazione regionale - estremamente necessaria a patto che non legittimi e si adegui al comportamento illegittimo della gran parte delle amministrazioni comunali che: a) non applicano ISEE; b) lo applicano con interpretazioni fuorvianti delle “prestazioni sociali agevolate” - in termini di criteri di compartecipazione dell’utente (soglia esenzione, fascia/fasce contribuzione), la gran parte degli enti locali non si “sostituiscono agli utenti” (che si sono trovati e si trovano abbandonati alla loro situazione), ma semplicemente li ignorano.
In questo senso è urgente che, nel rispetto della normativa nazionale, venga data attuazione all’art. 20, comma 2 della legge 32/2014, in modo da rendere omogenea, sull’intero territorio regionale, la compartecipazione al costo dei servizi da parte degli utenti dei servizi sociali e sociosanitari (vedi da ultimo nostra nota del 17 gennaio 2015). Dunque per fare in modo che il Fondo garantisca gli utenti parzialmente o totalmente incapienti è necessario che si fissi la quota utente (sulla base del valore ISEE) e la conseguente quota Comune a completamento della quota sociale complessiva. Il gestore saprà dunque con certezza a chi deve rivolgersi per la riscossione delle quote di competenza. E’, peraltro, la modalità con cui altre Regioni che hanno regolamentato fondi di questo tipo (si veda ad esempio: Liguria, Lazio, Abruzzo). Al fondo attingerà, quindi, il Comune a rimborso delle quote di competenza di cui si è fatto carico.
Fatta chiarezza su questo punto pare almeno improbabile che un fondo di 2 milioni possa rispondere a quanto previsto dal comma 2 dell’articolo 9 (La Liguria con una popolazione assimilabile a quella della regione Marche dispone, anno 2014, di un fondo di 19 milioni) della PdL.
Pare invece praticabile che esso si rivolga (in fase di prima applicazione e con questo finanziamento) a quei servizi che a seguito delle citate delibere hanno visto, così come indicato dalla 1195/2013, aumentare o istituire la quota sociale. Su questo aspetto riteniamo opportuna massima chiarezza per evitare di ritrovarci in una situazione di ambiguità e confusione di cui, dopo due anni di applicazione della DGR 1331/2014, non si sente davvero alcuna necessità”
Allegato. Consiglio regionale. Seduta del 27 dicembre 2016
Romina PERGOLESI. Non sono intervenuta prima perché quest’anno non ho ritenuto opportuno presentare degli emendamenti, (…) . Qui mi soffermo e faccio un appello al Presidente Ceriscioli nonché Assessore alla sanità, il 20 dicembre la Giunta, l’Assessore in primis, si è vantata di aver ripristinato ed istituito il fondo di solidarietà, che ricordo era previsto in una delibera di Giunta del 2013 addirittura, all'inizio del 2016 il Dirigente del servizio politiche sociali, e il dirigente della P.F. programmazione sociale, (…) hanno inviato agli enti erogatori delle strutture sanitarie e sociosanitarie, residenziali e semi residenziali, una nota in cui invitavano a non inviare le fatture per la quota di compartecipazione degli utenti di tali strutture perché la Giunta avrebbe provveduto ad istituire il fondo di solidarietà. Vado poi a guardare nella programmazione del bilancio 2017/2019 e vedo che i famosi 2 milioni di euro vengono stanziati per la competenza nel 2018, il Presidente ha anche detto che - in sede di variazione di bilancio ha preso l'ulteriore impegno, ormai cominciano ad essere 4/5 impegni che ha preso - all'inizio del 2017 delibererà affinché si istituisca il fondo anche per il 2017. La mia domanda, e qui mi piacerebbe avere una risposta, è: perché questa cosa non è stata fatta anche per il 2016, visto che erano stati preventivati 150 milioni di euro per la mobilità passiva? Dal rendiconto ne sono stati utilizzati circa 147 milioni e nell'ulteriore previsione 2017/2019 ne sono stati preventivati altri 170 milioni. Vorrei capire perché da questi 170 milioni, a nostro parere superflui per la mobilità passiva regionale, non si è ritenuto opportuno togliere, per lo meno, 2 milioni e istituire il fondo per la solidarietà competenza 2016. Per questo noi, come già anticipato dal mio capogruppo e dai Consiglieri, voteremo contro questo articolo e contro l’atto.
Luca CERISCIOLI. Tutta la querelle dal 2013 sul fondo di solidarietà e la lettera che chiedeva di rinviare l’emissione delle fatture, partiva da un'idea che si potesse utilizzare, autorizzati dal Ministero, i fondi sanitari per coprire il fondo di solidarietà. Si è trascinata negli anni, sempre con questa speranza, che mai si è determinata, di poter fare questo travaso. Perché noi utilizziamo fondi sanitari, ma nel sociosanitario, cioè nella parte non sociale, ma nella parte sanitaria del sociosanitario. I 2 milioni di euro sono fondi regionali, non sono fondi sanitari, mentre i 170 milioni di euro sono fondi sanitari, non sono fondi regionali e sono delle partite che non si possono utilizzare indifferentemente. Questo è stato il problema sul fondo di solidarietà, il fatto di non poter utilizzare i fondi sanitari, altrimenti, non io, ma la Giunta precedente l'avrebbe istituito con fondi sanitari di cui certamente disponeva nella misura ridotta di qualche milione.
Come facciamo notare i 20 milioni di fondi sanitari in più, che abbiamo recuperato sul sociosanitario in ottica sanitaria, sono gestione un po’ più oculata di una partita, perché parliamo di miliardi di euro, mentre nel campo sociale 20 milioni sono un terzo dell’intero fondo sociale. Ecco perché quando è possibile stornare questi fondi dal sanitario al socio-sanitario ne abbiamo un grande vantaggio e ci permettono di reggere una partita importante. Nel protrarsi di questo lungo cammino dei fondi di solidarietà, secondo me un fondo importante, e con la volontà di usare i fondi sanitari, quando ci si è accorti che questa partita non arrivava mai, abbiamo preso l’impegno di metterci fondi ordinari. Il fatto che siano postati nel 2018, per quella cosa che ormai è stata accolta, e che si possono immediatamente rendere utilizzabili, almeno in termini non di cassa, ma di disponibilità, immediatamente ci permette, già dal 2017, di fare finalmente la delibera sui fondi di solidarietà che aveva bisogno della copertura finanziaria per essere approvata e mettere così in moto un’evoluzione importante di questa partita, quindi dalla indeterminatezza dell’attesa dei fondi sanitari ad una prospettiva certa di fondi regionali e per le famiglie, attraverso l’Isee, regole che sostengono quelle più bisognose rispetto a chi non ne ha necessità.
Per approfondire
- Interventi sociali e sociosanitari. Sugli ultimi provvedimenti regionali
- Marche. Servizi sociosanitari, quote sociali e fondo solidarietà. Le risposte della Regione
- Il finanziamento degli interventi sociali e sociosanitari nelle Marche
- Marche. Legge stabilità 2017. Modificare articolo su fondo solidarietà
- Marche. I fondi sociali 2016 e la variazione di bilancio 2016-18
- Servizi sociosanitari nelle Marche. Risposte a quesiti ricorrenti
Tutte le schede dell’ Osservatorio sulle politiche sociali nelle Marche
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