Data di pubblicazione: 07/04/2024
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La Carta di Firenze: non c’è posto per l’ageismo nell’assistenza sanitaria
Lo stigma verso i grandi anziani accorcia anche la vita: rischio fino a 4 volte più alto di mortalità. Il 40% è tagliato fuori dalle terapie più avanzate e appropriate e dai protocolli sperimentali senza valide ragioni mediche ma solo in base all’età. Il manifesto pubblicato su European Geriatric Medicine e The Journals of Gerontology, individua dodici azioni concrete per combattere pregiudizi e stereotipi legati all’età nell’assistenza sanitaria e migliorare qualità e durata di vita degli anziani
I grandi anziani sono considerati “troppo vecchi e costosi” non solo per ricevere le cure più avanzate, da cui trarrebbero i maggiori benefici, ma anche per essere inclusi negli studi clinici per la sperimentazione di farmaci di cui sono i primi a fare uso. Un paradosso, frutto di uno stigma grave e inaccettabile sulla base dell’età, che si riflette anche sulla percezione negativa del proprio invecchiamento inducendo la stessa persona anziana a rinunciare all’aderenza alle terapie, a screening e comportamenti preventivi, con gravi effetti sulla salute. Un ‘ageismo’ strisciante divenuto ormai di rilevanza globale. Secondo uno studio condotto su oltre 80 mila persone in 57 Paesi, pubblicato sull’International Journal of Environmental Research and Public Health, una persona su due ha pregiudizi basati sull’età che influenzano anche uno dei settori chiave della vita degli anziani, cioè la sanità, riducendo l’accessibilità alle cure e l’appropriatezza dei trattamenti.
Ecco quindi che per contrastare questo fenomeno globale nasce la Carta di Firenze, il primo manifesto mondiale contro l’ageismo sanitario, messo a nudo e rafforzato anche dalla pandemia, che sarà presentato in occasione del congresso “Anti-ageism Alliance. A Global Geriatric Task Force for older adults’ care”, organizzato dalla Fondazione Menarini con il patrocinio della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG), che vedrà riuniti a Firenze il 5 e 6 aprile, presso l’Auditorium della Camera di Commercio, i presidenti delle maggiori società geriatriche del mondo, insieme a esponenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e delle Nazioni Unite, esperti di etica e rappresentanti delle associazioni di pazienti.
La Carta di Firenze: non c’è posto per l’ageismo nell’assistenza sanitaria
- Bisogna promuovere l’educazione e la sensibilizzazione della popolazione, soprattutto degli anziani, per sconfiggere gli stereotipi e le false convinzioni che portano a pensare che la terza età sia un periodo di inevitabile declino.
- Il tema dell’invecchiamento deve diventare parte integrante del percorso formativo del personale sanitario e degli assistenti sociali.
- Il sistema sanitario deve dare priorità alla medicina preventiva in ogni fascia di età, per ritardare quanto più possibile l’insorgenza di malattie, fragilità e disabilità, e non solo curare le patologie quando si manifestano.
- Personalizzazione delle terapie. La cura dell’anziano non può basarsi sul trattamento delle singole patologie secondo linee guida basate su trial clinici condotti in pazienti giovani: servono terapie su misura finalizzate a raggiungere obiettivi realistici, compatibilmente con l’età e le comorbidità del paziente.
- Condivisione del percorso di cura. Il medico deve cercare una maggiore condivisione del percorso di cura col paziente e i suoi caregiver, informandoli correttamente delle possibili alternative e ascoltando con attenzione le loro esperienze, in modo da scegliere le opzioni più adatte alle loro priorità e preferenze in modo da aumentare l’aderenza alla terapia.
- No alle discriminazioni. La scelta delle terapie non va fatta in base all’età anagrafica, per non escludere pazienti anziani da trattamenti di prevenzione e cura che potrebbero essere utili a migliorare la loro qualità di vita.
- Trial clinici più inclusivi. Gli anziani dovrebbero essere inclusi nelle sperimentazioni cliniche che testano cure e interventi potenzialmente utili per loro. I risultati andrebbero stratificati per età e condizioni di salute, misurando non solo gli effetti in relazione alla malattia e alla sopravvivenza, ma anche alla qualità di vita.
- Assistenza più integrata. Serve un maggiore coordinamento tra assistenza medica e sociale per una migliore gestione dei pazienti anziani con malattie croniche, fragilità, disabilità e deficit cognitivi. Il geriatra può giocare un ruolo chiave.
- Priorità al PS. Al pronto soccorso gli anziani devono essere trattati e dimessi il più rapidamente possibile, perché una permanenza prolungata aumenta il rischio di deterioramento delle loro condizioni.
- Ospedali age-friendly. Le strutture sanitarie dovrebbero includere ambienti “amici” degli anziani, dove i pazienti non siano costretti a rimanere immobili a letto e isolati, ma abbiano la possibilità di occuparsi della cura della propria persona, di fare riabilitazione, socializzare e dormire indisturbati per recuperare prima. Questo aiuterebbe a prevenire complicazioni come le cadute, il delirio, l’incontinenza e la depressione.
- Accessibilità. L’accesso all’assistenza sanitaria dovrebbe essere garantito alle persone anziane, in particolare a quelle con disabilità, fragilità, isolamento sociale e svantaggio socioeconomico. L’assistenza dovrebbe comprendere la salute orale, la salute degli occhi, gli apparecchi acustici e altri servizi solitamente forniti al di fuori del sistema sanitario pubblico. Il trasporto pubblico verso le strutture sanitarie dovrebbe essere accessibile e conveniente.
- Tecnologie a misura di anziano. Il coinvolgimento degli anziani nello sviluppo di tecnologie sanitarie, compresa l’intelligenza artificiale, può aiutare a sviluppare strumenti che consentano anche a chi è più avanti negli anni di beneficiare di strategie di assistenza innovative. I dati relativi alle condizioni funzionali e di salute degli anziani vanno inclusi nei dati utilizzati per generare modelli di previsione clinica e decisionali.
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