Data di pubblicazione: 18/04/2024
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Autonomia differenziata delle Regioni: perplessità e interrogativi

La proposta sulle autonomie si fonda sui passaggi più discutibili della riforma del 2001 fra cui la possibilità di riconoscere ulteriori funzioni a tutte le Regioni. La prevalenza del principio di autonomia su quello di solidarietà consolida la frattura fra Nord e Sud; esaspera la differenziazione dei livelli delle prestazioni sul territorio; la delegittimazione progressiva del Parlamento; la sinergia politica e funzionale tra questa riforma con legge ordinaria e quella costituzionale per il “premierato rinforzato”. Si vuole promuovere un regionalismo differenziato o un “centralismo diffuso”? Emergono molte criticità nel disegno di legge come il ruolo preminente del Presidente del Consiglio. Alle Camere residuerebbe solo la “deliberazione” dell’intesa già negoziata tra il Governo e una Regione; il primo può non tener conto dei rilievi formulati dalle Camere sullo “schema” di intesa. Sembra esservi l’implicita intenzione di “ratificare le intese” già precedentemente negoziate con tre Regioni, alla luce della formulazione ambigua dell’art. 11, anche se la disposizione non utilizza il termine “intese”, ma l’espressione “atti di iniziativa delle Regioni già presentati al Governo, di cui sia stato avviato il confronto congiunto tra il Governo e la Regione interessata”. Non è chiaro il criterio di distinzione fra funzioni che riguardano i LEP e le altre.  Non lo sono neppure gli effetti – non solo economico-finanziari sulle altre Regioni non coinvolte – di un trasferimento massiccio di funzioni negoziato da una Regione con lo Stato; in particolare sulle Regioni limitrofe e per le materie della legislazione concorrente di carattere trasversale. Non sembra logico e possibile un trasferimento di competenze senza il regolamento complesso e completo sulla autonomia finanziaria e fiscale delle Regioni e degli enti locali. L’autonomia differenziata rischia di risolversi in un’illusione perchè non tiene conto dei vincoli di finanza pubblica; della sostenibilità economica-finanziaria; dei problemi dell’autonomia fiscale regionale. Le dimissioni di alcuni fra i membri più esperti della Commissione che ha soltanto elencato in termini generici le funzioni connesse a diritti civili e sociali; le perplessità dell’Ufficio di bilancio del Parlamento e della Banca d’Italia confermano le perplessità sulla possibilità e sul costo globale di questa “riforma epocale”. In federalismi.it. Vedi anche, Il regionalismo differenziato nell’attuale dibattito parlamentare. 

Sommario: 1. Le premesse e l’iter della riforma dell’autonomia regionale differenziata. 2. Il “rafforzamento del premierato”. 3. Gli interrogativi sul costo della riforma. 4. Le incongruenze del percorso e i suoi precedenti in tema di intese. 5. La distinzione tra funzioni “LEP” e “non LEP”.

Per approfondire: Autonomia differenziata. la PdL, il testo approvato dal Senato e commenti.

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