Data di pubblicazione: 16/09/2024
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I primi numeri sull’Assegno di Inclusione a confronto con i numeri recenti sul Reddito di Cittadinanza

Gaetano Proto confronta i dati pubblicati dall’Osservatorio INPS sull’Assegno di Inclusione (AdI) erogato a maggio 2024 con quelli sul Reddito di Cittadinanza (RdC) a regime (maggio 2023). Il confronto mostra che con la riforma è diminuito in modo sostanziale il numero dei nuclei e degli individui beneficiari ed è aumentato solo leggermente l’importo medio mensile. Tra le categorie di poveri tutelate dall’AdI, la condizione dei nuclei beneficiari con disabili migliora rispetto al RdC, mentre peggiora quella dei nuclei con minorieticaeconomia.it.

All’inizio di luglio 2024 l’INPS ha finalmente diffuso alcune statistiche sui primi mesi di attuazione dell’Assegno di Inclusione (AdI), che da gennaio 2024 ha sostituito il Reddito/Pensione di Cittadinanza (RdC) come nuova misura nazionale di reddito minimo. Sul Menabò, Giovanni Gallo ha effettuato un primo confronto degli ultimi dati dettagliati sui percettori, relativi a maggio 2024, con le statistiche che specularmente l’INPS aveva fornito nel 2019 a seguito dei primi mesi di attuazione del RdC (aprile-agosto 2019). In questo articolo, ripetiamo il confronto prendendo invece come riferimento i dati relativi allo stesso mese dell’anno precedente, che riguardano il RdC a regime (maggio 2023). Questo termine di paragone recente risulta, a nostro avviso, più omogeneo dal punto di vista della struttura dei beneficiari e degli importi medi, che hanno conosciuto negli anni un assestamento non indifferente, anche in seguito alla pandemia. In particolare, i primi mesi del RdC possono essere considerati una fase di apprendimento, che ha visto il graduale passaggio dai circa 360.000 nuclei beneficiari del Reddito di Inserimento (ReI) a dicembre 2018 ai quasi 900.000 del RdC a luglio-agosto 2019, per superare stabilmente il milione a partire dalla fine di quell’anno.

In via preliminare, è utile richiamare le dimensioni del fenomeno della povertà nel nostro paese, alla luce dei dati più recenti, in modo da inquadrare le politiche come strumenti a fronte dei loro obiettivi. Senza questo riferimento, pur non privo di limiti sul piano teorico ed empirico, diventa difficile valutare l’adeguatezza di una politica e, tanto più, confrontare tra loro politiche alternative, quali il RdC e l’AdI. In base agli ultimi dati Istat, relativi al 2023, la povertà assoluta in Italia colpisce l’8,5% delle famiglie e il 9,8% degli individui, per un totale di 2 milioni 235 mila famiglie e 5 milioni 752 mila individui. Negli ultimi 10 anni, l’incidenza della povertà assoluta a livello familiare è salita dal 6,2 all’8,5%, e quella individuale dal 6,9 al 9,8%. È bene ricordare che il dato sulla povertà assoluta negli scorsi anni sconta già l’effetto calmieratore del RdC. Secondo l’ultimo Rapporto Annuale dell’Istat (cap. 3), nel 2022 a un valore finale (8,3%) vicino a quello del 2023 appena citato corrisponde un valore stimato del 10,0% in assenza di RdC.

Quanti beneficiari. Tra gennaio e giugno 2024 l’AdI ha raggiunto circa 698 mila famiglie la cui domanda è stata accolta, per un totale di 1,68 milioni di persone, un numero assai minore rispetto a quello fatto registrare dal RdC. Se si confrontano i beneficiari AdI del mese di maggio 2024 (625 mila famiglie), con quelli RdC di un anno prima (maggio 2023, poco più di un milione), la riduzione dei nuclei beneficiari ammonta al 37,6%, mentre il calo degli individui beneficiari (-28,3%) risulta sensibilmente inferiore. Da questi primi dati si intuisce già che l’esclusione ha riguardato in misura più che proporzionale i nuclei di più piccola dimensione, come previsto da molti.

La tipologia dei nuclei beneficiari. Confrontando la tipologia dei nuclei beneficiari RdC con quella dei nuclei beneficiari AdI a un anno di distanza, la Tavola 1 mette in luce ulteriori evidenze.

Tavola 1: Nuclei beneficiari per tipologia del nucleo o del richiedente e per misura

Fonte: Elaborazione dell’autore su statistiche degli Osservatori INPS (giugno 2023 e luglio 2024)

L’AdI raggiunge una percentuale di nuclei con richiedente di cittadinanza italiana quasi identica rispetto al RdC. Come rileva Gallo, il mancato aumento dei beneficiari con altra cittadinanza è inatteso alla luce del doveroso alleggerimento, con l’AdI, del requisito di residenza (almeno 5 anni invece che 10), ma va probabilmente attribuito in primo luogo all’impostazione categoriale dell’AdI, che come noto consente l’accesso alla misura alle sole famiglie con minori, con ultrasessantenni o con persone con disabilità. Rispetto al RdC, i nuclei beneficiari AdI diminuiscono in tutte le ripartizioni geografiche, ma è interessante notare come la riduzione sia di entità inferiore nel Mezzogiorno (-34,6%), dove si concentra il 70% dei beneficiari, rispetto al Centro e al Nord (-43,5% circa).

Come anticipato, l’AdI raggiunge molti meno nuclei unipersonali, meno della metà in valore assoluto rispetto al RdC, mentre per le famiglie numerose con 5 o più componenti la riduzione è di poco inferiore al 10%. Sotto questo profilo, Gallo ha riscontrato andamenti diversi – in particolare un dimezzamento dei nuclei beneficiari con 5 o più componenti – che non sorprendono, alla luce del fatto che il numero medio di persone dei nuclei beneficiari RdC ha visto una significativa riduzione nel corso degli anni. In linea con l’impostazione categoriale dell’AdI, si rileva una maggiore incidenza di nuclei con minori e soprattutto di quelli con disabili. Come risulta dalla Tavola 1, nonché dai dati utilizzati da Gallo, questa tipologia di nucleo familiare è l’unica che registra un aumento assoluto del numero dei nuclei beneficiari nel passaggio dal RdC all’AdI (+17,6%). Il confronto non è invece possibile per gli ultrasessantenni, per i quali a suo tempo l’INPS non ha fornito il dato relativo ai beneficiari del RdC.

È opportuno approfondire le dinamiche relative ai nuclei beneficiari con minori e a quelli con disabili. Visto che si tratta di categorie privilegiate dall’AdI, ci si attenderebbe quantomeno un livello di tutela costante rispetto al RdC. Per quanto riguarda i minori, invece, il confronto tra i dati AdI di maggio unità (-12,4%); quindi i criteri tendenzialmente più restrittivi dell’AdI rispetto al RdC impattano anche sui soggetti che dovrebbero in teoria essere tutelati. Come discusso in un precedente contributo sul Menabò, tra questi criteri rientra la nozione anomala di scala di equivalenza, in base alla quale i familiari che non appartengono alle categorie tutelate (a eccezione della persona di riferimento del nucleo) non vengono conteggiati al denominatore del reddito equivalente del nucleo. Ciò genera una sovrastima che può portare all’esclusione stessa dall’AdI, in presenza di un reddito monetario non insignificante. È interessante notare che l’importo medio mensile erogato ai nuclei con minori si riduce, anche se di poco (-4,8%), e ciò smentisce l’ipotesi che l’AdI sarebbe più selettivo ma al tempo stesso più generoso a livello individuale nei confronti dei minori.

Per quanto riguarda i nuclei beneficiari con disabili, come si è già detto, il confronto tra i dati AdI di maggio 2024 e quelli RdC di un anno prima mostra un aumento di quasi 36 mila nuclei (+17,6%), a cui corrisponde un aumento rilevante dell’importo medio mensile erogato (+28,0%). La causa principale di queste dinamiche sembra essere l’esclusione dal reddito di riferimento ai fini AdI dei trattamenti assistenziali percepiti in ragione della condizione di disabilità (disposta implicitamente dall’art. 2 comma 9 del DL 48/2023, il Decreto Lavoro che ha introdotto l’AdI). Invece l’aumento del parametro della scala di equivalenza dell’AdI per gli individui disabili rispetto al RdC (+0,1 p.p. per i disabili maggiorenni e +0,3 p.p. per quelli minorenni) non sembra aver giocato un ruolo decisivo. Un indizio in tal senso è che il sostanzioso doppio aumento di beneficiari e importi si verifica anche per i nuclei di un solo componente disabile, che hanno per definizione un valore della scala pari a 1.

Gli importi erogati. Il passaggio RdC-AdI comporta un leggero aumento del beneficio medio mensile erogato ai percettori. In media, i nuclei beneficiari AdI nel mese di maggio 2024 hanno ricevuto 617€, ossia un importo maggiore dell’8,5% rispetto a quello percepito dai beneficiari RdC a maggio 2023. Si tratta di un aumento molto più contenuto di quello riscontrato da Gallo e riconducibile alla crescita dell’importo medio del RdC nel corso degli anni: da valori inferiori ai 500 euro nei primi mesi a valori vicini o superiori ai 550 da gennaio 2022. Dal momento che l’AdI ha modificato in senso tendenzialmente restrittivo i criteri di calcolo della prestazione, appare condivisibile l’ipotesi di Gallo secondo cui l’aumento è riconducibile a variazioni nella composizione dei beneficiari: per esempio, alla perdita dei requisiti di accesso da parte di single in età da lavoro o, in generale, di nuclei che con il RdC accedevano a prestazioni di importo ridotto. Purtroppo, sia per il passato RdC che per l’attuale AdI, i dati pubblicati dall’INPS non includono informazioni sulla situazione reddituale dei beneficiari tratte dalle Dichiarazioni Sostitutive Uniche (DSU), in particolare la distribuzione per classe di “reddito familiare” ai fini RdC e AdI. Quelle informazioni consentirebbero, per esempio, di verificare se c’è stato un aumento della quota di beneficiari con reddito nullo o molto basso, rispetto ai quali le regole tendenzialmente più restrittive dell’AdI hanno effetti scarsi o nulli.

Un’altra lacuna informativa nei dati INPS relativi all’AdI, già rilevata in passato rispetto al RdC, riguarda la ripartizione tra le risorse destinate al reddito minimo vero e proprio e quelle destinate al rimborso dell’affitto, che è parte integrante di entrambe le misure (le componenti che l’INPS chiama rispettivamente “quota A” e “quota B”). Si tratta di una informazione rilevante per classificare le spese connesse con le politiche sociali, dato che le due componenti appartengono a due diverse “funzioni” del Sistema Europeo di Statistiche sulla Protezione Sociale (ESSPROS) – rispettivamente “Esclusione sociale” e “Abitazione”. Distinguere tra di esse è utile sia ai fini nazionali, sia a quelli europei. La loro quantificazione separata consentirebbe anche di valutare l’effetto dell’eliminazione ingiustificata della soglia di reddito maggiorata per i nuclei in affitto disposta dall’AdI, il cui impatto negativo risulta a oggi indistinguibile da quello delle altre modifiche apportate rispetto al RdC.

Scendendo nel dettaglio delle diverse tipologie di nucleo, la Tavola 2 evidenzia che i nuclei che ricevono gli importi medi mensili maggiori sono quelli numerosi, con minori e con disabili. Questo esito è chiaramente connesso all’impostazione categoriale dell’AdI, a cui nel caso delle famiglie con disabili si somma l’esclusione dei trattamenti assistenziali dal reddito di riferimento già menzionata, con il risultato di invertire il segno della differenza tra l’importo medio ricevuto dai nuclei con disabili e da quelli senza disabili, che era negativa con il RdC. Gli importi medi mensili continuano infine a essere più elevati nel Mezzogiorno – dove risiedono nuclei beneficiari più numerosi e poveri di reddito – rispetto al Centro-Nord, anche se la distanza si riduce rispetto al RdC.

Tavola 2: Importo medio mensile per tipologia del nucleo o del richiedente e per misura (euro)

Fonte: Elaborazione dell’autore su statistiche degli Osservatori INPS (giugno 2023 e luglio 2024)

Per la maggior parte delle tipologie di nucleo beneficiario esaminate (non tutte, come risulta invece dai dati di Gallo) l’importo medio mensile è cresciuto con il passaggio all’AdI; significative eccezioni (in parte sovrapponibili) sono le famiglie con minori e quelle con più di 2 componenti. A fronte di un aumento medio del beneficio dell’8,5% sul totale dei nuclei beneficiari, i nuclei con maggiori guadagni in termini di importo medio mensile sono quelli con disabili (+28,0%) e quelli residenti nel Nord Italia (+17,6%).

In conclusione, il confronto tra beneficiari AdI a maggio 2024 e beneficiari RdC a maggio 2023 conferma le preoccupazioni avanzate da numerosi esperti e richiamate da Gallo in merito al ridimensionamento della platea di famiglie in oggettiva difficoltà economica che avrebbero trovato un supporto dalla nuova misura nazionale di reddito minimo, in controtendenza rispetto all’aumento delle famiglie povere registrato nell’ultimo decennio. La riduzione dei nuclei beneficiari rispetto al RdC è generalizzata, con la sola esclusione di quelli con disabili, e comprende anche le famiglie con minori, nonostante questi ultimi appartengano alle categorie tutelate dall’AdI. Quest’ultimo ha portato a un leggero aumento dell’importo medio mensile, che, però, non risulta generalizzato e in particolare non riguarda le famiglie con minori.


Vedi anche

Avvio Assegno di inclusione. Norme, analisi e commenti 

Dopo la Riforma del Reddito di cittadinanza. Contenuti, analisi e commenti

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