Data di pubblicazione: 11/04/2025
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La condizione delle comunità rom e sinti in Italia: rapporto 2024

“Bagliori di speranza” non è solo un titolo evocativo, ma la sintesi di un processo storico in corso, come spiega, nell’introduzione al rapporto, Carlo Stasolla, Presidente dell’Associazione 21 Luglio. L’Italia è stato definito ormai diversi anni fa il “Paese dei campi”, perché da oltre quarant’anni migliaia di persone vivono concentrate in insediamenti monoetnici, spesso segregati e gestiti con logiche speciali. Oggi, però, qualcosa sta cambiando e l’Italia si trova davanti a un passaggio epocale che richiama, per portata simbolica, quello vissuto con la chiusura dei manicomi avvenuta negli anni Settanta. Un paragone non azzardato, visto che anche i “campi rom” sono istituzioni totali che è necessario (e urgente) superareQUI si può scaricare il Rapporto “Bagliori di speranza”.

Ed è quello che sta avvenendo. Nel 2010 si contavano circa 40.000 persone rom e sinte concentrate in questi insediamenti, mentre oggi sono poco più di 10.000. È una riduzione significativa, che dice molto del lavoro fatto e della spinta crescente, sia da parte delle istituzioni più consapevoli, che delle stesse comunità rom, a uscire da una condizione abitativa segregante. Il rapporto fotografa questo momento, con tutte le sue complessità e contraddizioni, ma anche con uno sguardo fiducioso verso un possibile futuro diverso.

La struttura del rapporto e i temi affrontati

 
Il Rapporto annuale 2024 è suddiviso in quattro capitoli principali, ognuno dei quali affronta un aspetto fondamentale della condizione abitativa e dei diritti delle comunità rom e sinte in Italia.

Il primo capitolo è dedicato agli insediamenti monoetnici, formali e informali, presenti sul territorio italiano: ne analizza la storia, le cause, le tipologie abitative e le condizioni di vita. Ampio spazio è dedicato ai casi più emblematici, come quelli della Città Metropolitana di Napoli, dove ancora oggi si concentrano le situazioni più gravi.

Leggi di più sui campi rom a Napoli

Il secondo capitolo ricostruisce il quadro delle strategie istituzionali, a partire dal Piano decennale europeo fino alla Strategia Nazionale 2021-2030, con un’attenzione particolare alla lettura critica proposta dalla società civile.

Il terzo capitolo si concentra sulle esperienze di superamento dei “campi rom”, raccontando modelli innovativi – come il modello MA.REA – e le iniziative avviate in diverse città italiane, in particolare a Roma.

Cosa vuol dire superare i campi rom?

Infine, il quarto capitolo documenta il fenomeno degli sgomberi forzati e dei crimini d’odio che ancora oggi colpiscono le comunità rom, contribuendo ad alimentare un clima di marginalizzazione e insicurezza.

Un lavoro di monitoraggio costante e verificabile

 
Al di là degli importantissimi dati che divulga, uno dei punti di forza del rapporto è il metodo con cui è stato redatto. Da 15 anni, infatti, l’Associazione 21 luglio conduce un sistematico lavoro di mappatura e monitoraggio degli insediamenti monoetnici presenti in Italia, raccogliendo dati attendibili, verificabili e aggiornati. Per farlo si avvale di un approccio rigoroso: richieste formali alle amministrazioni locali, interviste a osservatori privilegiati, analisi di documenti ufficiali, articoli di stampa, sopralluoghi sul campo.

Nel corso del 2024 è stato inoltre aggiornato il sistema di classificazione degli insediamenti, distinguendo con maggiore chiarezza tra baraccopoli, macroaree, edilizia residenziale pubblica monoetnica e centri di raccolta. Il dato che emerge è significativo: le persone rom e sinte che vivono oggi in questi insediamenti sono circa 11.100, pari allo 0,02% della popolazione italiana. Se si considera la stima massima di presenza rom e sinta nel Paese (180.000 persone), risulta che solo il 6% vive in emergenza abitativa. Il superamento dei “campi” non è più solo un auspicio: è una realtà che si sta realizzando, passo dopo passo. 


Vedi anche, Inclusione bambini rom, sinti, camminanti: indagine qualitativa (2019)

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