Letizia Fattorini, Chiara Lorini, Gavino Maciocco e Benedetto Saraceno, in saluteinternazionale.info.
Flotilla benedetta Letizia Fattorini, Chiara Lorini, Gavino Maciocco e Benedetto Saraceno, in saluteinternazionale.info. “Poi ogni tanto qualcuno nella storia fa una cosa enorme, e la fa per tutti, perché possa aiutare tutti a «orientarsi», a «mantenere la rotta». Lo stanno proprio facendo davvero gli attivisti a bordo della Flotilla: non perdono l’orientamento, tengono la rotta. Ci aiutano a difenderci dalle bussole impazzite”[1]. Con lo slogan “Quando il mondo rimane in silenzio, noi salpiamo”, una flottiglia di aiuti umanitari è partita domenica 31 agosto da Barcellona e da Genova con destinazione Gaza. A gestire l’iniziativa è la “Global Sumud Flotilla”, coordinamento internazionale di volontari, associazioni non governative e persone che intende rompere il “blocco imposto da Israele” all’accesso via mare a Gaza, con l’obiettivo di portare aiuti alla popolazione palestinese ormai stremata. «Rompere un assedio disumano… Facciamo dal basso ciò che gli Stati non fanno», afferma lo storico Alessandro Barbero che spiega il significato profondo di questa missione: «Sumud è una parola araba che indica la capacità di resistere, la forza di tener duro, di sopportare tutto di fronte alle avversità. Quando gli arabi che la usano sono palestinesi, è evidente a tutti cosa significa», dice Barbero che parla di «crimini di un governo contro un intero popolo, contro i suoi bambini» “La domanda oggi non è perché stiamo salpando. La questione non riguarda affatto la missione che stiamo per intraprendere. La questione riguarda la Palestina”, ha affermato Greta Thunberg alla conferenza stampa degli organizzatori della Global Sumud Flotilla. “La questione riguarda come le persone vengono deliberatamente private dei mezzi di sussistenza più elementari e come il mondo possa tacere”, ha aggiunto l’attivista svedese, sostenendo che Israele “è molto chiaro riguardo al suo intento genocida. Vogliono cancellare la nazione palestinese, vogliono impossessarsi della Striscia di Gaza. Se questo non spinge la gente ad agire, se questo non spinge la gente ad alzarsi dal divano e ad agire, a riempire le strade, a organizzarsi, allora non so cosa lo farà”. La navigazione della Flotilla è stata irta di ostacoli, a partire dalle difficoltà logistiche di coordinare la partenza di 45 imbarcazioni provenienti da differenti porti (da Spagna, Italia e Tunisia) con la presenza di oltre 450 attivisti provenienti da 44 paesi diversi. E poi le minacce e le aggressioni da parte di Israele, con due episodi di attacco di droni nel porto di Tunisi il 9 settembre e successivamente il 25 settembre dei pressi di Creta. Poi gli attacchi del governo, per voce della stessa Presidente del Consiglio: “Irresponsabili”. Poi gli inviti alla cautela, a fermarsi. «I fratelli e le sorelle della Flotilla sono operatori di pace e devono sentirsi sorretti — spiega a Repubblica l’arcivescovo di Genova Marco Tasca, che il 30 agosto aveva fatto benedire le prime barche partite dal porto — non soli o abbandonati, come se stessero combattendo una battaglia persa. Devono sapere, invece, che la Chiesa è vicina: vi vuole bene, vi stima, vi apprezza». Arcivescovo, il cardinale Matteo Zuppi è in campo come mediatore, per far sbarcare la Flotilla a Cipro: anche lei pensa che la missione dovrebbe accettare questo compromesso? «Io mi sento diviso, è faticoso decidere cosa fare. E mi chiedo: qual è la cosa più utile per la gente a Gaza? Ma nel mio cuore io direi: andiamo avanti. Perché è importante dare un segno. In un momento così grave, in cui vediamo che stanno compiendo il male del mondo su gente inerme, su donne e bambini, la simbologia è importante. E noi dobbiamo dare dei segnali. La missione della Flotilla ha proprio il merito di aver reso evidente la follia di quello che sta accadendo a Gaza». 1° ottobre, inizia alle 19.30 l’abbordaggio alle imbarcazioni della Flotilla da parte della marina militare israeliana, in acque internazionali a 70 miglia dalla costa di Gaza. Un’azione del tutto illegale, un atto di pirateria di Stato, nei confronti di attivisti disarmati e non violenti. Appena si sparge la notizia si assiste a una reazione immediata e imponente della “Flotilla a terra”: dopo appena un’ora le piazze italiane – da Roma a Milano, da Genova a Pisa a Palermo – si riempiono di manifestanti. A Firenze circola un avviso a scendere in piazza SS Annunziata e in pochissimo tempo quella piazza si riempie di migliaia di giovani. 3 Ottobre. La flotilla umana nelle cento città: “Siamo due milioni”. L’Italia in corteo da nord a sud per lo sciopero di Usb e Cgil. “Cento cortei, due milioni di cuori, un unico grido contro la disumanità – scrive Concetto Vecchio su La Repubblica. Lo sciopero per Gaza e la Flotilla colora le strade italiane, da Palermo a Trento. È un fiume che si fa politica, nell’urgenza di manifestare la propria indignazione verso chi spara ai civili e affama i bambini. Ci sono migliaia e migliaia di ragazze e ragazzi, il fatto nuovo di questi mesi: delusi dai partiti, che non li considerano, sentono che questa tragedia li interpella nel profondo. È la causa giusta. E non necessita di alcuna cartolina di precetto”. Torniamo allo slogan della Flotilla “Quando il mondo rimane in silenzio, noi salpiamo” e alle parole di Greta Thumberg “Vogliono cancellare la nazione palestinese, vogliono impossessarsi della Striscia di Gaza. Se questo non spinge la gente ad agire, se questo non spinge la gente ad alzarsi dal divano e ad agire, a riempire le strade, a organizzarsi, allora non so cosa lo farà”. E’ la prima volta nella storia che un genocidio avviene in presa diretta. Una violenza distruttiva e crudele su tutto e su tutti. La disumanizzazione di un intero popolo. Il razzismo. La fame come arma. L’intenzione di annettere un territorio e di deportare gli abitanti. Crimini di guerra e crimini contro l’umanità si sono svolti sotto gli occhi di tutti, ma con il mondo che rimaneva in silenzio. L’opinione pubblica era consapevole. La nostra rivista ha pubblicato decine di post su ciò che avveniva nella Striscia di Gaza, e alcuni questi come “Gaza. La conta dei morti” (del 24 luglio 2024 – oltre 41 mila accessi) hanno registrato una grande diffusione. L’opinione pubblica – come noi stessi che scrivevamo – era consapevole, ma frustrata e impotente, alla fine rassegnata di fronte a un’enorme ingiustizia che – seppur riconosciuta dal diritto internazionale come genocidio – si aggravava di giorno in giorno e restava impunita. Poi d’improvviso “qualcuno fa una cosa enorme e la fa per tutti”. E’ quello che ha fatto la Flotilla salpando verso Gaza, risvegliando le coscienze e spingendole verso un’azione collettiva di mobilitazione generale che non si era vista da anni e che ha coinvolto una massa incredibile di giovani e giovanissimi. l noto intellettuale israeliano Amos Oz in una intervista pubblicata sul sito tedesco della Deutsche Welle affermava già nel 2018: “Il mio suggerimento è quello di avvicinare Abu Mazen [nome di battaglia del presidente palestinese Mahmoud Abbas] e accettare i termini – che tutto il mondo conosce – di una soluzione a due Stati e di una coesistenza tra Israele e la Cisgiordania: due capitali a Gerusalemme, una modifica territoriale concordata di comune accordo, la rimozione della maggior parte degli insediamenti ebraici dalla Cisgiordania”. Il grande scrittore israeliano David Grossman ha rotto gli indugi: “Per anni ho rifiutato di utilizzare questa parola: ‘genocidio’. Ma adesso non posso trattenermi dall’usarla, dopo quello che ho letto sui giornali, dopo le immagini che ho visto e dopo aver parlato con persone che sono state lì”. Queste le parole che lo scrittore israeliano ha consegnato in un’intervista a Repubblica, pubblicata sul numero del 1° agosto, che parlano di una presa di coscienza dolorosa: “Voglio parlare come una persona che ha fatto tutto quello che poteva per non arrivare a chiamare Israele uno Stato genocida. E ora, con immenso dolore e con il cuore spezzato, devo constatare che sta accadendo di fronte ai miei occhi”. Dunque, migliaia di ebrei in Israele e nel mondo condannano i crimini di guerra di Netanyahu e solidarizzano con le vittime palestinesi e noti esponenti della più consapevole intellighentsia israeliana hanno espresso con chiarezza la loro condanna. Invece, la solidarietà verso la Flotilla e le manifestazioni di sostegno ad essa e al popolo palestinese, sono state condannate dal governo italiano che ha usato parole sprezzanti esprimendo così una cieca sudditanza a Trump e a Netanyahu. Al contrario, noi siamo consapevoli e affermiamo che la navigazione della Flotilla e le manifestazioni che l’hanno accompagnata e sostenuta hanno avuto, hanno e avranno un grande significato politico e etico. Noi affermiamo che quelle imbarcazioni e quelle manifestazioni hanno finalmente sfidato e smascherato l’uso cinico e distorto della parola Popolo ossessivamente utilizzata dai populisti. Quelle imbarcazioni e quelle manifestazioni hanno reso pubbliche la consapevolezza morale e politica del Grande Popolo di donne e uomini italiani, di giovanissimi che sono scesi nelle piazze. “Penso ai quindicenni nei cortei oggi – scrive Alessandro Portelli sul Manifesto – e mi dico che Gaza è il loro Vietnam, quello che il Vietnam è stato per tanti di noi che sono o potrebbero essere i loro nonni (e quello che Genova è stato per le loro madri e i loro padri). Sì, lo so che le differenze fra il Vietnam e la Palestina potrebbero riempire una dozzina di pagine di giornale, ma non è questo il punto. Il punto è che per ogni generazione viene il momento della rivolta morale, della presa di coscienza della necessità di dire no alla prepotenza, all’ingiustizia, al razzismo, all’imperialismo – e alla bassezza morale dei nostri stessi governanti. Ci dicono ogni volta che la storia è finita, che le generazioni sono passive e rassegnate, che abbiamo perso, che non c’è alternativa. E ogni volta l’umanità, la giustizia, la coscienza risbucano fuori nei modi e nei luoghi più imprevedibili”. [1] Valeria Parrella, “Non si sono fermati”, Il Manifesto del 2 ottobre 2025. Vedi anche, La Commissione ONU e il genocidio: un momento di chiarezza ....................... LA RICHIESTA DI SOSTEGNO del Gruppo Solidarietà Altri materiali nella sezione documentazione politiche sociali. La gran parte del lavoro del Gruppo è realizzato da volontari, ma non tutto. Se questo lavoro ti è utile PUOI SOSTENERLO CON UNA DONAZIONE e CON IL 5 x 1000.