Data di pubblicazione: 05/11/2025
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Rapporto IDOS. Dossier statistico immigrazione 2025

Presentato il 35esimo studio statistico annuale sullo stato dell’immigrazione in Italia. Un rapporto specchio delle diseguaglianze

Si è tenuta ieri presso il Teatro Orione a Roma, davanti a una platea di oltre 300 persone, la presentazione del 35° Dossier Statistico Immigrazione a cura di IDOS, realizzato, in collaborazione il Centro Studi e rivista Confronti, e l’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”,  grazie al sostegno dell’Otto per Mille della Tavola Valdese. La scheda di sintesi nell'allegato pdf.

Vedi in nigrizia.it. A presentare a Roma la 35esima edizione del Dossier statistico immigrazione del Centro Studi e Ricerche IDOS è il suo presidente, Luca Di Sciullo, insieme a Francesca Nicodemi, avvocata esperta in materia di tratta di esseri umani e Valeria Taurino, direttrice generale Sos Mediterranee Italia. Un’opera polifonica, creata da oltre cento autori e autrici diversi, che analizzano e approfondiscono dati e studi, partendo da varie analisi.

Pagine che mettono in evidenza come quel che ci circonda rispetto a quel che si è soliti ascoltare riguardo alle persone migranti è una narrazione che vede protagonista «creature grottesche, create ad arte per farne bersaglio della rabbia collettiva». Un narrare, racconta Di Sciullo, che «niente ha a che fare con l’immigrazione reale, che conosciamo sempre meno».

Tante le immagini negative che il Dossier smonta una per una, dal “ci rubano il lavoro” al “non pagano le tasse”, dal “portano malattie” al “delinquono”. «Manca la profondità del tema, l’esperienza della carne della vicinanza e dell’empatia», spiega il presidente di IDOS. E il perché è facile da comprendere quando le uniche politiche migratorie portano il segno del respingimento, dell’impossibilità di un arrivo sicuro e legale, di un’accoglienza vera, che funzioni.

Un numero in crescita nel mondo

Già dai primi dati il Dossier restituisce una realtà specchio di diseguaglianze oramai sempre più evidenti, in un mondo dove, nel 2024, il numero di persone migranti internazionali è stato stimato in 304 milioni, quasi il doppio rispetto al 1990, rappresentando il 3,7% della popolazione mondiale. Un mondo sempre più in guerra, dove sono 64 i conflitti in corso e in cui le persone migranti forzate hanno raggiunto un numero mai visto prima: 123,2 milioni. Con un aumento di 5,9 milioni rispetto al 2023. Donne, uomini, bambine e bambini costretti a fuggire dalle loro case cercando rifugio all’interno o all’esterno dei propri confini nazionali.

Restringendo il campo verso il continente europeo, che invecchia, ammette di aver necessità di manodopera ma poi di fatto respinge, sono infatti oltre 120mila le persone respinte alle frontiere UE nel 2024. Almeno 2.573 quelle morte in mare, in assenza di un soccorso targato Europa.

Un numero stabile in Italia

Una presenza oramai stabile quella migrante nel nostro paese. Erano infatti 5,4 milioni le persone di origine migrante residenti in Italia a inizio 2025. Un numero che equivale al 9% della popolazione totale, che fa dello stivale il quarto paese europeo per presenza straniera, dopo Germania, Spagna e Francia. Presenze che sono risorsa nel mondo del lavoro, dove l’occupazione cresce del 5,9% rispetto al 2023 (2 milioni e 514mila le persone occupate regolarmente), e dove anche l’imprenditoria vede aumentare la propria presenza, rappresentando l’11% della realtà lavorativa. 

Un lavoro che però viene confinato sempre nei soliti settori: edilizia, logistica, servizi e cura. Mal pagato e spesso schiavistico, grazie all’impossibilità di emergere dall’irregolarità dei soggiorni. Una irregolarità diventata sistema anche di quello strumento che dovrebbe regolare gli ingressi, il Decreto flussi con un click day diventato “torneo di manolesta”. Lavori a singhiozzo, schiavistici e sottopagati, il che fa sì che sia proprio tra la popolazione migrante che si registra una fetta importante della povertà nel nostro paese. Quasi 2 persone su 5 sono a rischio povertà, solo 1 su 14 ha accesso ai sussidi. Tutto questo nonostante siano evidentemente presenza che porta ricchezza economica nel nostro paese. 

È sufficiente guardare la bilancia fiscale, confrontando il saldo tra spese (28,2 miliardi di euro) e introiti (34,7 miliardi di euro) dello stato imputabili all’immigrazione, per notare come l’erario pubblico italiano guadagni da questa presenza 6,5 miliardi di euro. Un guadagno, quello della presenza, non solo economico, ma anche demografico, grazie a un 13,5% di nascite da persone migranti. La presenza di bambine e bambini è sempre poi più evidente e importante nelle scuole, dove più di 1 studente su 10 non ha origine italiana. 

Sei proposte di civiltà

In conclusione alla sua presentazione, il presidente Di Sciullo avanza sei proposte civili e degne “dell’italianità autentica che abbiamo maturato in secoli di cultura umanistica”:

  1. «Abolire il contratto di soggiorno, misura di gratuita perversione, introdotta 23 anni fa. Questo consentirebbe finalmente di superare la Bossi-Fini e soprattutto di sottrarre ai datori di lavoro il potere ricattatorio di decidere della possibilità del migrante di restare in Italia;
  2. Ripristinare il permesso di soggiorno di ingresso per ricerca lavoro, per favorire un incontro diretto tra chi cerca lavoro e chi questo lo offre. Con la possibilità di creare corridoi formativi all’estero;
  3. Creare canali di collegamento strutturale tra i titolari di protezione che escono dal sistema di accoglienza, siano SAI che CAS, e il mondo del lavoro; investendo sui corsi e sui curricula, invece di azzerare la possibilità di formarsi e conoscere come è stato fatto dagli ultimi governi che hanno tagliato in formazione e quindi in una reale possibilità di impiego che non sia lo sfruttamento;
  4. Fare della ormai ben sperimentata buona prassi dei corridoi umanitari una politica ordinaria, unico modo vero per combattere i trafficanti che si è fatto finta di voler andare a prendere per l’intero globo terracqueo. Farsa, visto il rilascio di un ricercato come Almasri, accompagnato con aereo di stato in Libia;
  5. Revocare, di conseguenza, il Memorandum con la Libia e gli altri paesi terzi (come la Tunisia, la Mauritania o la Turchia, ndr), ai quali abbiamo appaltato la gestione delle nostre frontiere, rendendoci ricattati e sempre più ricattabili. Primi sponsor di violenze in terra e mare. Un miliardo e 366milioni abbiamo elargito alla Libia fino a oggi (cosa si sarebbe potuto fare con quel denaro…). Invece finanziamo sparatorie che avvengono tramite i nostri fucili dalle motovedette che abbiamo dato ai libici che mirano contro navi ong italiane;
  6. E infine, alla luce di tutto questo, abrogare i CPR e sostituirli con centri aperti e protetti per il reinserimento degli irregolari.

 

Vedi anche

Rapporto IDOS. Dossier statistico immigrazione 2024 

Dossier statistico immigrazione 2023

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