Data di pubblicazione: 28/09/2023
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Amministrazione condivisa e terzo settore in Italia. Siamo sicuri ne valga la pena?

L’evoluzione del welfare mix in Italia è dalla metà degli anni 90 un caso emblematico di come l’inerzia interpretativa e la difficoltà di tematizzare i problemi abbia generato situazioni sfuggite poi ampiamente di controllo (Fazzi, 1996). Oggi è fondamentale non ripetere gli stessi errori, perché l’attuale fase di introduzione di un nuovo modello di governo del welfare locale è una finestra che deve essere colta in tempo se non si vuole che i fallimenti e le insoddisfazioni la chiudano definitivamente. Per accettare la sfida della collaborazione serve soprattutto pragmatismo, e consapevolezza che ogni processo di cambiamento richiede impegni, tensione verso l’apprendimento attraverso prove e errori e che, comunque sia, se si guarda avanti è sempre meglio che tornare alla situazione di partenza. Che almeno per quanto riguarda il welfare mix negli ultimi anni non ha rappresentato sicuramente il punto più alto di espressione delle potenzialità del terzo settore, né l’apice di un welfare che deve continuamente innovarsi per garantire chi ha davvero bisogno. In Impresa sociale n. 3-2023.

Sullo stesso tema: La co-progettazione alla luce del Codice del terzo settore; - Co-progettazione. Tutto quello che serve per farla davvero; - Co-progettazione e gare d’appalto: è una contaminazione positiva? - Coprogrammazione e coprogettazione. Collaborare stanca?

Dello stesso autore sul nostra rivista Appunti sulle politiche sociali. - Ha senso un terzo settore senza un’idea di giustizia?; - Il maltrattamento nelle strutture residenziali per anziani.

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