Data di pubblicazione: 07/10/2024
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Lavoro domestico e welfare familiare: a rischio la tenuta di sistema. Rapporto 2024 “Family (Net) Work

a cura di Fondazione Studi Consulenti del Lavoro. Nota introduttiva; 1 - Il lavoro domestico al giro di boa; 2 - Segnali di cedimento del welfare familiare; 3 - Ripensare le politiche per l’ageing at home.

Tra il 2018 e il 2023, nonostante l’incremento dell’occupazione femminile, è aumentato il numero di donne tra i 55 e i 64 anni che hanno scelto di non lavorare  (+219 mila, il 34,7% in più rispetto al 2018). Sono alcuni degli esiti dell’analisi contenuta nel 4° Paper del Rapporto 2024 “Family (Net) Work – Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico”, presentato da Assindatcolf (Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico), in collaborazione con Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, presso la Sala Einaudi della sede di Confedilizia a Roma.

Negli ultimi due anni (2021-2023), si è assistito a un calo particolarmente vistoso: secondo l’Istat, sono 145 mila gli occupati in meno nel settore domestico, per una contrazione del 9,5%, a fronte di un mercato del lavoro che ha invece raggiunto nuovi record di occupazione. Anche la domanda dei servizi di collaborazione mostra lo stesso andamento: da 2 milioni e 600 mila famiglie che si sono avvalse di colf, badanti e baby-sitter nel 2011, a 1,9 milioni del 2022, pari al 7,4% dei nuclei residenti. Per l’Assindatcolf, calo delle nascite e diffusione dello smart working sono le probabili cause che hanno impattato sulla domanda di servizi di collaborazione, in particolare per quelli legati alla prima infanzia e alla cura della casa. “Ma soprattutto, a pesare è la difficoltà a sostenere i costi per l’assistenza di parenti non autosufficienti”, si sottolinea.

Secondo l’indagine Family (Net) Work svolta a luglio 2024 su un campione di 2.015 famiglie aderenti ad Assindatcolf e Webcolf, i nuclei che si avvalgono dei servizi forniti da una badante affrontano ogni mese un costo superiore al 50% del reddito mensile. “Cifre ormai insostenibili non solo per le famiglie a basso reddito, ma anche per il ceto medio (le famiglie che fanno fatica a sostenere queste spese passano dal 27,9% del gennaio 2023 al 55,2% del luglio 2024)”.
Non va, inoltre, sottovalutato come la stessa offerta di lavoro, molto ampia in passato, si stia restringendo. Le famiglie italiane, infatti, non solo hanno problemi a reclutare la persona giusta per il tipo di lavoro da svolgere (68,7%), ma anche nel reperire le figure disponibili (21,5%). “Emblematica è la difficoltà di ricambio generazionale nel settore – si evidenzia nel rapporto -: se nel 2014, su 100 badanti, 24 avevano meno di 40 anni e 12 più di 60 anni, nel 2023, la quota di under 40 risulta quasi dimezzata (14,2%), mentre quella degli over 60 più che raddoppiata (29,1%)”.

Resta infine irrisolto il nodo del sommerso, così come ha evidenziato l’Istat: l’elevata quota di irregolarità che ancora caratterizza il comparto è stimata, infatti, al 54% nel 2023Il lavoro domestico rappresenta il 38,3% dell’occupazione irregolare dipendente in Italia e genera un costo per la collettività pari a quasi 2,5 miliardi di euro all’anno (1,5 miliardi di euro derivanti dal mancato gettito contributivo e 904 milioni di euro annui dall’evasione Irpef).

Vedi anche

Il lavoro domestico tra stop & go

Il fabbisogno di manodopera italiana e straniera nel comparto del lavoro domestico in Italia 

Osservatorio DOMINA. Rapporto annuale sul lavoro domestico 2023

Rapporto 2023 sul lavoro domestico in Italia

Osservatorio DOMINA. Rapporto annuale sul Lavoro domestico in Italia 2022

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