Data di pubblicazione: 19/04/2025
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La programmazione sanitaria della regione Marche e il progetto del nuovo ospedale di Pesaro

Claudio Maria Maffei, Già direttore sanitario INRCA, Ancona.

Un aggiornamento sul progetto del nuovo ospedale di Pesaro (che il Ministero non ha ancora approvato in via definitiva) con un breve riepilogo sulla programmazione ospedaliera della Regione Marche (insensata e illegittima). Sottotitolo: ma perché chi dovrebbe parlare (i tecnici) stanno zitti e quelli che dovrebbero stare zitti (i politici) parlano?

Una premessa: sento dire dai politici (quasi tutti purtroppo) in generale sulla sanità e in particolare sugli ospedali delle Marche a partire da quello di Pesaro cose che mi fanno venire l’orticaria. Ma perché non studiano, non chiedono, non pensano? Basta, non mi voglio fare il sangue ancora più amaro ed entro nel merito della questione cruciale del progetto del nuovo Ospedale di Pesaro.

Per parlarne bisogna partire da alcune considerazioni che dovrebbero essere ovvie, ma che nel mondo della sanità marchigiana (comprese, partiti a parte, anche tutte le Università e  gran parte dei sindacati e degli Ordini Professionali) pare che ovvie non siano. Le considerazioni sono le solite: le Marche non reggono la loro ipertrofica e illegittima rete ospedaliera pubblica e per questo gli ospedali non funzionano bene e tutti i servizi territoriali sia nell’area della prevenzione che dell’area distrettuale sono in sofferenza. Se non si parte da questo si fanno chiacchiere a caso sia quando si governa e si promette sia quando si fa opposizione e si protesta.

La rete ospedaliera pubblica (del privato parlo in un’altra occasione) è fatta attualmente da 12 ospedali con un Dipartimento di Emergenza e Accettazione e cioè con un DEA (Pesaro, Fano, Urbino, Senigallia, Jesi, Fabriano, Torrette/Salesi, Civitanova Marche, Macerata, Camerino, Fermo, San Benedetto del Tronto e Ascoli Piceno) più due ospedali che possiamo considerare di base (San Severino e Osimo) più tre ospedali di area disagiata (Pergola, Amandola e Cingoli, che però di questo tipo di ospedali non ne ha né i requisiti né le caratteristiche).

I 13 ospedali con DEA (che vuol dire con Pronto Soccorso, terapia intensiva, medicina d’urgenza ovvero terapia semintensiva, cardiologia con UTIC e le principali discipline mediche e chirurgiche oltre che, in alcuni casi, con il Punto Nascita) diventeranno 14 quando sarà completato il nuovo INRCA. A questi ospedali corrispondono attualmente 15 Pronto Soccorso (quelli dei 13 ospedali con DEA più quelli dei due ospedali di base) mentre se ne vogliono aprire altri tre veri negli ospedali di area disagiata più altri tre mascherati a Sassocorvaro, Fossombrone e Cagli. Tutto chiaro sin qui?

Questa rete ospedaliera traballa in quanto molti ospedali con DEA già oggi vanno avanti (male) con le cooperative, in diversi non si riesce a tenere aperte la medicina d’urgenza e quindi l’area semintensiva, in diversi mancano alcune discipline fondamentali (ad esempio la neurologia, la pneumologia, la gastroenterologia, la radiologia interventistica, ecc.) e in tutti i posti letto, i blocchi operatori e le grandi tecnologie sono sottoutilizzati. Del resto lo dovrebbero sapere tutti che gli ospedali con il DEA si reggono su specialisti difficili da trovare (anestesisti rianimatori e “urgentisti”).  Inoltre queste strutture disperdono molte risorse per stare aperte tutte le 24 ore e sono poco accattivanti per i professionisti spesso logorati nel tentativo di reggere la baracca. Aggiungiamo che questa (dis)organizzazione allunga le liste di attesa e intasa i Pronto Soccorso perché il territorio è stato sguarnito tanto quanto l’ospedale è stato “pompato”. Tanto sguarnito che andando avanti così le Case della Comunità e gli Ospedali di Comunità rimarranno come si dice e scrive dappertutto “scatole vuote”.

La soluzione? Razionalizzare la rete ospedaliera concentrando le attività più complesse e rendendo più capillarmente distribuite le strutture dedicate alla cronicità (ospedali di area disagiata, ospedali di comunità, case della comunità). Cosa ti fa invece la Giunta? Rende questa (dis)organizzazione definitiva con i tre (per ora sulla carta o poco più) nuovi ospedali di Pesaro, Macerata e San Benedetto e le sei nuove palazzine per altrettanti nuovi DEA (Urbino, Fabriano, Senigallia, Fano, Civitanova Marche e Ascoli Piceno). La scelta di fare delle palazzine staccate è una follia nella follia.

Ma questa programmazione che non funziona e fa disastri è coerente con le norme e cioè il Decreto Ministeriale (DM) 70 del 2015? No, perché il DM 70 prevede ad esempio per le Marche 10 ospedali con DEA contro i 14 previsti di cui 13 già funzionanti. Ma qualcuno l’ha approvata al Ministero? No, perché la Regione non l’ha mai formalizzata e non l’ha mai spedita. E adesso arriviamo al progetto dell’Ospedale di Pesaro, che questa Giunta ha voluto a tutti costi distinto da quello di Fano.

Questo progetto la Regione l’ha dovuto mandare per forza al Ministero della Salute perché altrimenti non potrebbe usare i 100 milioni di euro circa che vengono da un fondo controllato dai Ministeri della Salute e dell’Economia e delle Finanze. Il Ministero sembrava averlo approvato e allora ho fatto una richiesta di accesso agli atti (in pratica a tutta la documentazione alla base del parere del Ministero) per capire come avevano fatto ad approvarlo visto che sta dentro una programmazione illegittima. Mi spiego meglio: il progetto del solo nuovo ospedale di Pesaro a 10 chilometri da quello di Fano è un grave errore, ma se lo vuoi fare devi togliere qualcosa al resto della rete ospedaliera provinciale e regionale. Se non lo fai prendi in giro le persone e vai contro la norma e qualunque ipotesi di compatibilità gestionale.

Alla scadenza dei trenta giorni previsti per la risposta ad una richiesta di accesso agli atti mi è arrivata dal Ministero della Salute la (non) risposta in perfetto stile burosaurico: non mi mandano niente perché ancora l’iter non si è concluso e quindi il progetto del nuovo Ospedale di Pesaro non è stato ancora approvato. Poi, hanno aggiunto, forse non manderanno niente in ogni caso perché si tratterebbe di  un atto di carattere programmatorio e come tale non ci debbono pensare i cittadini, ma qualcun altro. In questo caso il Ministero che però chiude un occhio e già che c’è anche l’altro occhio e tutte e due le orecchie. Io invece mi tappo il naso per il puzzo che emana tutta la vicenda.

Ricordo ancora una volta che Pesaro lo si può fare come progettato, ma non dentro a una ipotesi di potenziamento di tutta la rete ospedaliera pubblica della Provincia e della Regione. Che me ne preoccupi solo io mi fa sentire a disagio, ma non mi viene mai il dubbio che sia io a vedere cose strane.

Dell’autore vedi anche, Il progetto del nuovo ospedale di Pesaro a rischio bocciatura da parte del Ministero? 


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