ISTAT. Noi Italia - 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo All’indirizzo Noi Italia è disponibile la nuova edizione della pubblicazione web dell’Istat che ogni anno, dal 2008, offre una selezione di oltre 100 indicatori statistici sulla realtà del nostro Paese, fornendo un quadro d’insieme dei diversi aspetti ambientali, demografici, economici e sociali dell’Italia, delle differenze regionali che la caratterizzano e della sua collocazione nel contesto europeo. Gli indicatori sono organizzati in 6 aree tematiche (Popolazione e società, Istruzione e lavoro, Salute e welfare, Industria e servizi, Ambiente e agricoltura, Economia e finanza pubblica) articolate in 19 settori. Ogni settore è corredato da una sintesi descrittiva sull’andamento dei fenomeni e delle differenze territoriali, dai grafici, dal glossario e i riferimenti a pubblicazioni e link utili. Per ogni settore e contesto territoriale (Italia, Regioni, Europa), è inoltre possibile consultare una dashboard interattiva che consente la visualizzazione, la condivisione e il download di dati e grafici, nonché la personalizzazione delle tavole di dati e il relativo download in formato csv. Infine, brevi testi introduttivi e alcune “pillole informative” per ogni settore consentono un livello di lettura sintetico. Sulla piattaforma è inoltre disponibile una sintesi relativa ai principali risultati degli indicatori presentati dal titolo Noi Italia in breve, allegata alla presente notizia. La Nota per la stampa. Di seguito la parte riguardante protezione sociale e sanità La sostenibilità della spesa per la protezione sociale è un tema molto dibattuto tra gli addetti ai lavori e i policy-makers, pertanto il costante monitoraggio di indicatori, quali ad esempio il tasso di pensionamento e l’indice di copertura previdenziale, fornisce un contributo importante. In questa edizione di “Noi Italia”, i dati riguardanti la protezione sociale sono riferiti all’anno 2022, successivo alla pandemia da Covid-19, dunque, gli indicatori calcolati in percentuale del Pil risentono del suo significativo aumento, rispetto all’anno precedente. Il finanziamento del sistema pensionistico italiano è influenzato dalle tendenze demografiche che segnalano una riduzione della natalità, da una parte, e un allungamento delle aspettative di vita, dall’altra, con il conseguente invecchiamento della popolazione. Infatti, sia a livello nazionale che europeo, il dibattito sulle misure necessarie per affrontare gli effetti dell’invecchiamento della popolazione sulla sostenibilità del sistema di protezione sociale è diventato preminente, soprattutto considerando gli equilibri intergenerazionali. Nel 2021, in risposta alle problematiche che solleva l’invecchiamento della popolazione, la Commissione Europea ha pubblicato il “Libro verde sull'invecchiamento demografico”, al fine di promuovere il dibattito politico intorno alle potenziali misure da adottare per la sostenibilità della spesa per la protezione sociale. Tale documento rappresenta uno strumento di riflessione importante sui principi fondamentali sui quali si fonda l’Unione europea (inclusione, sostenibilità ambientale, protezione e assistenza sociale) e prevede l’attuazione di un “Piano di azione” per fronteggiare i problemi sociali ed economici connessi all’invecchiamento della popolazione. In Italia, la protezione sociale comprende la previdenza, l’assistenza e la sanità (per approfondimenti su quest’ultima, si rimanda al settore “Sanità e Salute”). Nel 2023, la spesa per la protezione sociale è pari al 28,9 per cento del Pil. Dal 2019 al 2023, si osserva complessivamente un lieve decremento pari a -0,1 punti percentuali, mentre il decremento registrato nel 2023, rispetto all’anno precedente, è pari a -0,7 punti percentuali. La spesa per prestazioni sociali è destinata per il 50,8 per cento alla funzione vecchiaia, per il 22,1 per cento alla funzione malattia; per le restanti funzioni, si registrano le seguenti percentuali: 8,4 per cento (“Superstiti”), 7,8 per cento (“Disoccupazione e Altra esclusione sociale”), 5,6 per cento (“Famiglia”) e 5,5 per cento (“Invalidità”). Nel 2022, il tasso di pensionamento (calcolato come rapporto tra il numero totale delle pensioni e la popolazione al 31 dicembre dell’anno di riferimento) è rimasto invariato ed è pari al 37,9 per cento. Nel 2022, la spesa per prestazioni sociali in percentuale del Pil (20,2 per cento) è rimasta invariata, rispetto al 2021. Al contrario, le prestazioni sociali pro capite sono aumentate (da 6.231,4 euro nel 2021 a 6.669,9 euro nel 2022). La spesa per prestazioni sociali è solo in parte finanziata dai contributi sociali, come emerge dall'indice di copertura previdenziale, in aumento nel 2022 (70,8 per cento), rispetto al 2021 (68,8 per cento). Nel 2022, l’indice di beneficio relativo è pari al 43,4 per cento, diminuito, in relazione all’anno precedente (45,1 per cento). Nel 2022, la spesa per pensioni erogate dagli enti di previdenza, esclusa la quota erogata a persone trasferitesi all’estero, in percentuale del Pil è uguale al 16,4 per cento e diminuisce rispetto all’anno precedente (17,1 per cento del Pil). I Comuni singoli o associati hanno il compito di garantire interventi e servizi sociali a favore dei cittadini, come previsto dalla legge quadro sull’assistenza (L. 328/2000). Nel 2022, la spesa dei Comuni per i servizi sociali, al netto del contributo degli utenti e del Servizio sanitario nazionale, ammonta a 8,865 miliardi di euro, corrispondenti allo 0,46 per cento del Pil nazionale. Si conferma la tendenza alla crescita della spesa iniziata nel 2016, dopo la flessione degli anni precedenti. Nel 2022, la spesa per il welfare territoriale in rapporto alla popolazione residente è pari a 150 euro, in aumento rispetto al 2021 (142 euro). Dopo la flessione registrata nel triennio 2011-2013, negli anni successivi, si registra una ripresa che ha portato gradualmente a recuperare e a superare i livelli di spesa precedenti la crisi economica e finanziaria del 2008. Nel 2022, il 37,3 per cento delle risorse gestite dai Comuni per i servizi sociali è destinato alle famiglie con figli, il 27,5 per cento ai disabili, il 14,8 per cento agli anziani. La spesa per l’area di utenza “povertà, disagio adulti e senza dimora”, cresciuta negli anni 2020 e 2021 per gli interventi a supporto delle famiglie in difficoltà economica, ritorna ai livelli del periodo pre-pandemico (9,0 per cento). La spesa residua è rivolta per il 5,1 per cento agli immigrati, per lo 0,3 per cento alle dipendenze da sostanze o comportamenti nocivi e per il 6 per cento alle spese generali, di organizzazione e per i servizi rivolti alla “multiutenza”. Nell'anno educativo 2022/2023, i Comuni italiani che hanno offerto almeno un servizio per la prima infanzia (nido, micronido e altri servizi socio-educativi) sono il 64,4 per cento del totale. Il 62,6 per cento dei Comuni ha offerto il servizio di nido (incluse le sezioni primavera); il 14,5 per cento ha garantito un’offerta di servizi integrativi per la prima infanzia. Rispetto al precedente anno educativo, si registra un aumento del 7,5 per cento degli iscritti ai nidi comunali o privati convenzionati con i Comuni. Stabile il dato per i servizi integrativi per la prima infanzia, che accolgono il 5 per cento dell’utenza complessiva. Al 31 dicembre 2022, complessivamente, il numero degli iscritti ai servizi educativi per la prima infanzia finanziati dai Comuni recupera quasi 15 mila unità, rispetto al 2021, contando circa 205 mila bambini. Nell'anno educativo 2022/2023, la percentuale di bambini fra zero e due anni di età accolti nelle strutture pubbliche, o finanziate dal settore pubblico, è uguale al 16,8 per cento, in aumento rispetto all’anno educativo precedente (15,2 per cento nel 2021/2022). L’assistenza sanitaria, insieme alla previdenza, rappresenta un asse portante del welfare. Obiettivo dei sistemi sanitari nazionali è promuovere e migliorare la salute dei cittadini per mezzo di iniziative di educazione, prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione. Gli indicatori sanitari misurano una realtà che, oltre a rappresentare una voce centrale nel bilancio dello Stato, costituisce l’elemento primario di programmazione del sistema dell’assistenza sociale. Da oltre un decennio, in Italia e nell’Unione europea, il sistema sanitario è sottoposto a riforme che hanno come obiettivo la razionalizzazione delle risorse e il contenimento della spesa. Prima della pandemia da Covid-19, per il contenimento della spesa sanitaria pubblica, l’Italia, come altri paesi dell’Unione europea, ha adottato strategie di razionalizzazione delle risorse, mirando sia a contenere il ricorso dei pazienti ai servizi ospedalieri a favore di un’assistenza in altri setting assistenziali, presso servizi territoriali, sia al blocco del turn over del personale sanitario. Per poter fronteggiare l’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del Covid-19, si è assistito ad una inversione di tendenza, con un incremento del finanziamento pubblico e la rimozione dei vincoli normativi all’assunzione di personale. Nel 2022, la spesa sanitaria pubblica corrente dell’Italia ammonta a 130 miliardi e 386 milioni di euro, pari al 6,7 per cento del Pil e a 2.212 euro annui per abitante. Nel 2022, le famiglie italiane hanno contribuito, con risorse proprie, alla spesa sanitaria complessiva (pubblica e privata) per una quota pari al 24,1 per cento, con un aumento di 0,4 punti percentuali, rispetto al 2004. La spesa sanitaria delle famiglie rappresenta il 2,2 per cento del Pil nazionale. L'offerta ospedaliera del Servizio sanitario nazionale (SSN), dopo anni segnati da una costante diminuzione della dotazione di posti letto, nel quinquennio dal 2017 al 2021, sembra essersi assestata in quasi tutte le regioni italiane. Nel 2022, l’assistenza ospedaliera si è avvalsa di 996 istituti di cura pubblici e privati accreditati con il SSN. I posti letto ospedalieri nello stesso anno sono pari a 3,0 per mille abitanti, in lieve diminuzione, rispetto all’anno precedente. Nel 2023, l’attività ospedaliera ancora non raggiunge i livelli di ospedalizzazione registrati nel 2019, anno pre-pandemico. I ricoveri ospedalieri per 100 mila abitanti in regime ordinario, per le malattie del sistema circolatorio, risultano ancora inferiori del 9,3 per cento (da 1.810 nel 2019 a 1.641 nel 2023); quelli per tumori recuperano, facendo registrare solo un lieve decremento pari all’ 1,6 per cento (da 1.102 nel 2019 a 1.084 nel 2023). Nel confronto dei dati relativi al 2023 con quelli dell’anno pre-pandemico 2019, i ricoveri ospedalieri (per 100 mila abitanti) legati a malattie del sistema circolatorio risultano inferiori (- 9,3 per cento). Rispetto al genere, tra 2019 e 2023 i ricoveri ospedalieri (per 100 mila abitanti) per malattie del sistema circolatorio nei maschi registrano una flessione più contenuta (-6,5 per cento), rispetto a quella delle femmine (-13,5 per cento). Invece, per i ricoveri legati ai tumori si registra un aumento per le femmine (+0,6 per cento) e una flessione per i maschi (-3,9 per cento). Nel 2023, in Italia, tra la popolazione di 14 anni e più, la quota dei fumatori è pari al 19,3 per cento e quella dei consumatori di alcol a rischio al 15,4 per cento, mentre tra la popolazione adulta (18 anni e più), le persone obese sono l'11,8 per cento. Il programma "Guadagnare salute" della Regione europea dell'Organizzazione mondiale della sanità sostiene gli interventi economici, sanitari e di comunicazione volti a contrastare la diffusione dei principali fattori di rischio quali fumo, alcol, stili alimentari non salutari e sedentarietà (questi ultimi strettamente connessi all'obesità). Nel 2022, il tasso di mortalità evitabile (i decessi sotto i 75 anni che potrebbero essere evitati con un’assistenza sanitaria adeguata e stili di vita più salutari) è di 17,6 decessi per 10 mila abitanti. La mortalità evitabile è costituita da due componenti: la mortalità trattabile, cioè la mortalità che potrebbe essere contenuta grazie a una tempestiva prevenzione secondaria e a trattamenti sanitari adeguati (il cui tasso è pari a 6,3 decessi per 10 mila abitanti) e la mortalità prevenibile, che può essere evitata con efficaci interventi di prevenzione primaria e di salute pubblica (il cui tasso è pari a 11,3 decessi per 10 mila abitanti). Entrambe le componenti sono diminuite, rispetto al 2021. I maschi hanno un tasso di mortalità evitabile più alto delle femmine (rispettivamente, 23,2 e 12,5 per 10 mila abitanti). In particolare, lo svantaggio maschile è principalmente dovuto alla componente “prevenibile”, ossia quella maggiormente legata agli stili di vita (abuso di alcol, maggiore propensione a fumare, non adeguata alimentazione eccetera) e ai comportamenti più a rischio (eventi accidentali, attività lavorativa eccetera). Nel 2022, i decessi per Covid-19 sono 51.443, con un tasso pari a 6,4 decessi per 10 mila abitanti, inferiore rispetto al 2020 e 2021. Nel 2022, in Italia, i tassi di mortalità delle principali cause di morte, ovvero le malattie dell’apparato cardiocircolatorio (27,0 decessi per 10 mila abitanti) e i tumori (23,1 decessi per 10 mila abitanti) sono rispettivamente aumentati e diminuiti, se paragonati all’anno precedente. Le disuguaglianze di genere continuano ad essere più marcate per i tumori. Nel 2022, il tasso di mortalità infantile, importante indicatore del livello di sviluppo e benessere di un paese, è pari a 2,5 decessi per mille nati vivi, leggermente inferiore al 2021. NOTA: A settembre 2024 le serie storiche dei conti economici nazionali sono state oggetto di una revisione generale finalizzata a introdurre miglioramenti dei metodi di misurazione di componenti e variabili specifiche, derivanti anche dall’utilizzo di fonti informative più aggiornate o, in alcuni casi, del tutto nuove. Tale revisione è avvenuta, in coordinamento con Eurostat, in gran parte dei paesi UE. I dati per l’Italia riportati nella sezione “EUROPA” incorporano la suddetta revisione e corrispondono alle serie dei Conti economici nazionali pubblicate nel mese di settembre 2024, dove i valori concatenati hanno come anno di riferimento il 2020. Invece, per la corrente edizione di “Noi Italia” non sono ancora disponibili le nuove serie regionali di fonte Istat, si è pertanto deciso, per favorire un confronto con le serie storiche nazionali, di non modificare rispetto alla edizione 2024 dati e testi della sezione nazionale e di quella regionale. I dati riportati nella sezione “ITALIA” corrispondono alle serie dei Conti economici nazionali pubblicate a settembre 2023 e quelli nella sezione “REGIONI” alla serie dei Conti economici regionali pubblicate a dicembre 2023, dove i valori concatenati hanno come anno di riferimento il 2015. Vedi anche, ISTAT. Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo (2024) --------------- LA RICHIESTA DI SOSTEGNO del Gruppo Solidarietà Altri materiali nella sezione documentazione politiche sociali. La gran parte del lavoro del Gruppo è realizzato da volontari, ma non tutto. Se questo lavoro ti è utile PUOI SOSTENERLO CON UNA DONAZIONE e CON IL 5 x 1000. Clicca qui per ricevere la nostra newsletter.
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