Gaza: i profitti di un genocidio Il nuovo RAPPORTO di Francesca Albanese integralmente tradotto in italiano. La redazione di Bocche Scucite ha tradotto integralmente in italiano il nuovo rapporto di Francesca Albanese, la Relatrice Speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967, dal titolo “Dall’economia di occupazione all’economia del genocidio” SCARICA IL RAPPORTO IN ITALIANO Consiglio per i Diritti Umani - Cinquantanovesima sessione 16 giugno-11 luglio 2025 Punto 7 dell’ordine del giorno: Situazione dei diritti umani in Palestina e negli altri territori arabi occupati DALL’ECONOMIA DI OCCUPAZIONE ALL’ECONOMIA DI GENOCIDIO. Rapporto della Relatrice Speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967. Sintesi Introduzione 1. Le imprese coloniali e i genocidi ad esse associati sono stati storicamente guidati e resi possibili dal settore aziendale.[1] Gli interessi commerciali hanno contribuito alla spoliazione delle popolazioni e delle terre indigene[2] – una forma di dominio nota come “capitalismo razziale coloniale”. [3] Lo stesso vale per la colonizzazione israeliana delle terre palestinesi,[4] la sua espansione nei territori palestinesi occupati e l’istituzionalizzazione di un regime di apartheid coloniale.[5] Dopo aver negato per decenni l’autodeterminazione dei palestinesi, Israele sta ora mettendo a repentaglio l’esistenza stessa del popolo palestinese in Palestina. 2. Il ruolo delle entità aziendali nel sostenere l’occupazione illegale di Israele e la campagna genocida in corso a Gaza è l’oggetto di questa indagine, che si concentra su come gli interessi aziendali sostengano la doppia logica di sfollamento e sostituzione dei coloni israeliani volta a espropriare e cancellare i palestinesi dalle loro terre. L’indagine prende in esame entità aziendali in vari settori: produttori di armi, aziende tecnologiche, società di costruzione ed edilizia, industrie estrattive e di servizi, banche, fondi pensione, assicuratori, università e organizzazioni di beneficenza. Queste entità consentono la negazione dell’autodeterminazione e altre violazioni strutturali nei territori palestinesi occupati, tra cui l’occupazione, l’annessione e i crimini di apartheid e genocidio, nonché una lunga lista di crimini accessori e violazioni dei diritti umani, dalla discriminazione, alla distruzione gratuita, allo sfollamento forzato e al saccheggio, alle esecuzioni extragiudiziali e alla fame. 3. Se fosse stata effettuata un’adeguata due diligence in materia di diritti umani, le entità aziendali si sarebbero da tempo disimpegnate dall’occupazione israeliana. Invece, dopo l’ottobre 2023, gli attori aziendali hanno contribuito all’accelerazione del processo di sfollamento-sostituzione durante la campagna militare che ha polverizzato Gaza e sfollato il maggior numero di palestinesi in Cisgiordania dal 1967. [6] 4. Sebbene sia impossibile cogliere appieno la portata e l’entità di decenni di connivenza delle imprese nello sfruttamento del territorio palestinese occupato, questo rapporto mette in luce l’integrazione delle economie dell’occupazione coloniale e del genocidio. Esso chiede che le entità aziendali e i loro dirigenti siano chiamati a rispondere delle loro azioni sia a livello nazionale che internazionale: le attività commerciali che consentono e traggono profitto dalla distruzione delle vite di persone innocenti devono cessare. Le entità aziendali devono rifiutarsi di essere complici di violazioni dei diritti umani e crimini internazionali o essere chiamate a rispondere delle loro azioni. Continua a leggere il Rapporto Vedi anche I bambini di Gaza non devono morire Gaza tradita dal silenzio e dall’impunità LA RICHIESTA DI SOSTEGNO del Gruppo Solidarietà Altri materiali nella sezione documentazione politiche sociali. La gran parte del lavoro del Gruppo è realizzato da volontari, ma non tutto. Se questo lavoro ti è utile PUOI SOSTENERLO CON UNA DONAZIONE e CON IL 5 x 1000. Clicca qui per ricevere la nostra newsletter
Questo rapporto indaga i meccanismi aziendali che sostengono il progetto coloniale israeliano di sfollamento e sostituzione dei palestinesi nei territori occupati. Mentre i leader politici e governi si sottraggono ai propri obblighi, troppe entità aziendali hanno tratto profitto dall’economia israeliana di occupazione illegale, apartheid e ora genocidio. La complicità denunciata da questo rapporto è solo la punta dell’iceberg; porvi fine non sarà possibile senza chiamare a rispondere il settore privato, compresi i suoi dirigenti. Il diritto internazionale riconosce diversi gradi di responsabilità, ognuno dei quali richiede esame e accertamento delle responsabilità, in particolare in questo caso, in cui sono in gioco l’autodeterminazione e l’esistenza stessa di un popolo. Questo è un passo necessario per porre fine al genocidio e smantellare il sistema globale che lo ha permesso.