Save the Children. “Chiamami col mio nome". Un’indagine sugli studenti con background migratorio nelle scuole italiane Il Dossier Back to School 2025 dal titolo “Chiamami col mio nome” analizza la condizione dei giovani con background migratorio, ponendo particolare attenzione alle traiettorie sociali ed educative sia di coloro che sono nati o cresciuti in Italia, sia di chi è arrivato più recentemente. Approfondisci in savethechildren.it. Attraverso un’indagine quantitativa sono stati raccolti ed elaborati dati secondari forniti dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, INVALSI ed ISTAT, al fine di analizzare i percorsi scolastici e le aspettative educative dei minori con background migratorio di prima e di seconda generazione, evidenziando i fattori che determinano le differenze tra questi e gli studenti senza background migratorio. Un approfondimento a cura del Think-tank Tortuga ha mostrato poi l’influenza dello status di cittadino sulle scelte dei percorsi scolastici degli studenti con background migratorio, stimando i ritorni economici a favore del Paese del riconoscimento della cittadinanza agli studenti di seconda generazione, o il costo per lo Stato di politiche ostili verso questi ragazzi. Lo studio ha previsto inoltre un approfondimento qualitativo, realizzato in collaborazione con la Fondazione Bruno Kessler - Centro per le Scienze Religiose e il Movimento Italiani Senza Cittadinanza. Attraverso interviste a studentesse e studenti di seconda generazione che frequentano scuole secondarie di secondo grado a Brescia, Modena e Trento, questo affondo ha inteso indagare le loro prospettive ed esperienze rispetto ai percorsi scolastici e alla partecipazione alla vita sociale. È stato infine ascoltato, attraverso interviste e focus group, il punto di vista di insegnanti, operatori del sociale, educatori e attivisti riguardo alle sfide dell’inclusione. La versione integrale del RAPPORTO. La scuola italiana è segnata da profonde diseguaglianze nei percorsi educativi tra gli studenti senza e con background migratorio. Nonostante alcuni segnali incoraggianti, le ragazze e i ragazzi senza cittadinanza italiana spesso affrontano un percorso scolastico più accidentato, con una maggiore incidenza di ritardi scolastici, dispersione e abbandono, che compromettono le aspirazioni, il potenziale e il futuro di migliaia di bambini, bambine e adolescenti. Al di là delle difficoltà, l’istruzione è percepita dai giovani con background migratorio e dalle loro famiglie come un valore fondamentale e come uno strumento di realizzazione personale e sociale. Il riconoscimento della cittadinanza italiana influisce positivamente sui percorsi scolastici e sul futuro occupazionale dei giovani, contribuendo a ridurre le diseguaglianze e a rafforzare le opportunità di partecipazione alla società, con ritorni economici anche per lo Stato. Nell’anno scolastico appena concluso, circa uno studente su 8 (12,2%, circa 865mila) non aveva la cittadinanza italiana, un valore quadruplicato rispetto a 20 anni fa (erano poco meno del 3% nell’anno scolastico 2002-03), eppure, nonostante l’impegno, la scuola italiana fatica a rispondere alle sfide educative che la presenza di questi giovani impone. Secondo gli ultimi dati disponibili, più di 3 su 5 di loro (il 65,4%) sono nati nel nostro Paese. In termini assoluti, la Lombardia, con più di 231 mila alunni – un quarto del totale – è la regione che registra la maggiore presenza, seguita da Emilia-Romagna e Veneto. Dal punto di vista dell’incidenza percentuale sulla popolazione studentesca totale, la prima regione è l’Emilia-Romagna (18,4%), seguita da Lombardia (17,1%), Liguria (15,8%), Veneto (15,2%) e Toscana (15,1%), in coda – con meno del 4% di alunni senza cittadinanza italiana sul totale degli alunni – Molise, Puglia, Campania e Sardegna. Sono alcuni dei dati presentati nel Rapporto “Chiamami col mio nome. Un’indagine sugli studenti con background migratorio nelle scuole italiane”, diffuso da Save the Children. Gli studenti con background migratorio ottengono punteggi più bassi degli studenti di origine italiana alle prove Invalsi di italiano e matematica, ma più alti in inglese. Mentre tra gli studenti con background migratorio di prima generazione la dispersione implicita raggiunge il 22,5%, molto distante rispetto all’11,6% dei coetanei di origine italiana, il dato migliora notevolmente tra gli studenti di seconda generazione (10,4%) . Tuttavia, tra gli studenti senza cittadinanza più di un quarto non completa il percorso di istruzione secondaria di II grado. Gli studenti con background migratorio evidenziano anche tassi più elevati di ritardo scolastico: il 26,4% contro il 7,9% dei loro coetanei di origine italiana. Tra quelli di prima generazione, più di 1 su 6 (17,8%) ha ripetuto l’anno scolastico una volta, cosa che si verifica per poco più di 1 su 10 (11,5%) tra gli alunni di seconda generazione e che interessa solo il 4,6% degli italiani. Le cause delle disuguaglianze che colpiscono le studentesse e gli studenti con background migratorio sono molteplici. Oltre alle condizioni socioeconomiche familiari, che spiegano gran parte dei divari, fenomeni di penalizzazione nell’orientamento e forme di segregazione scolastica influenzano i percorsi e le scelte scolastiche, tra cui il cosiddetto white flight, ovvero la tendenza da parte delle famiglie italiane a ritirare i propri figli da scuole dove la percentuale di studenti stranieri è particolarmente alta. Il Rapporto mette in evidenza gli effetti della cittadinanza sul successo scolastico e sottolinea il costo di una legge anacronistica. Un’analisi realizzata dal Think tank Tortuga per Save the Children mostra infatti come la cittadinanza italiana influisca sulle scelte nei percorsi scolastici degli studenti con background migratorio. Lo studio evidenzia che gli studenti di seconda generazione che acquisiscono la cittadinanza italiana effettuano scelte scolastiche e conseguono risultati più simili a quelli dei coetanei di origine italiana, rispetto agli altri gruppi di studenti con background migratorio. Sebbene la cittadinanza non sia sufficiente a colmare del tutto il divario con i nativi, contribuisce a ridurlo in modo significativo — quasi dimezzandolo — in una fase cruciale per la futura carriera lavorativa. L’analisi contiene anche una stima sulle probabilità di frequentare l’università per gli studenti di seconda generazione, con e senza cittadinanza, e degli esiti di lungo periodo riguardo a salari e disoccupazione: secondo le stime, il riconoscimento della cittadinanza per le seconde generazioni può generare nell’arco di un decennio benefici economici per il bilancio dello Stato, e quindi per l’intera comunità nazionale, tra gli 800 mila e i 3,4 milioni di euro ogni 100 nuovi cittadini. Il Rapporto si conclude con alcune puntuali raccomandazioni rivolte al Parlamento, al Governo, al Ministero dell’Istruzione e del Merito, alle Questure, al Ministero dell’Interno, alle Prefetture, alle Istituzioni scolastiche e ai Comuni. In particolare, al Parlamento si raccomanda di “approvare una riforma della normativa sulla cittadinanza, rispondente alla domanda di appartenenza delle nuove generazioni di italiani/e, che ruoti intorno allo ius soli temperato ossia il riconoscimento della cittadinanza a chi è nato in Italia da genitori regolarmente residenti, e preveda percorsi agevolati per chi, essendovi arrivato da piccolo/minorenne, vi è cresciuto”. Vedi anche Save the Children. Le Equilibriste: la maternità in Italia nel 2025 Quei ragazzi nascosti in piena vista. Sul Rapporto di Save the Children Save the Children. Scuole Disuguali: il PNRR e gli investimenti sulla scuola LA RICHIESTA DI SOSTEGNO del Gruppo Solidarietà Altri materiali nella sezione documentazione politiche sociali. PUOI SOSTENERE IL NOSTRO LAVORO ANCHE CON IL 5 x 1000. Clicca qui per ricevere la nostra newsletter