Welfare. Tre riforme che non costano nulla Maurizio Motta, in, welforum.it. 1. Valutare la condizione economica dei cittadini senza confondere ricchi e poveri Il problema attuale La condizione economica delle famiglie che chiedono prestazioni sociali agevolate è valutata tramite l’ISEE per molte prestazioni. Secondo il “Rapporto annuale INPS nel 2024 sono state presentate 10,1 milioni di dichiarazioni per fare un ISEE (le DSU), che valuta sia i redditi sia i patrimoni mobiliari (ossia i risparmi) ed immobiliari (terreni e fabbricati) posseduti. Ma se si richiede un ISEE ad esempio nell’autunno del 2025, i patrimoni mobiliari che vengono valutati sono quelli al 31 dicembre 2023, o la media dei risparmi posseduti in tutto il 2023. Se quei risparmi si sono ridotti dal 2023 al 2025 il cittadino può presentare un “ISEE corrente” se vuol far vedere che i suoi redditi e/o patrimoni di due anni prima (il 2023) sono diminuiti rispetto a quelli del momento nel quale vuole usare l’ISEE (il 2025). Però se sono i patrimoni (compresi quelli mobiliari, cioè i risparmi) che quando si vuole usare l’ISEE sono diminuiti rispetto a quelli che si erano dichiarati entro un ISEE ordinario in vigore, il cittadino può fare l’ISEE corrente soltanto dal primo di aprile di ciascun anno e non prima, ed il valore dei risparmi che deve dichiarare nell’ISEE corrente (al posto di quelli dell’ISEE ordinario in vigore) deve essere del 31 dicembre dell’anno precedente o la giacenza media nell’intero anno precedente. Due conseguenze: E la diminuzione dei risparmi che il cittadino vuole far rilevare può essere avvenuta anche per gravi motivi, come aver speso per l’assistenza di un disabile o non autosufficiente. Gli effetti sopra descritti derivano da queste cause: La proposta di riforma Il fatto che nell’ISEE i redditi e i patrimoni siano “vecchi” rispetto al momento nel quale si costruisce l’ISEE e lo si deve usare, produce nell’ISEE famiglie che sembrano povere ma non lo sono (falsi positivi) oppure sembrano ricche e non lo sono (falsi negativi). Ecco quindi due proposte: Utile anche una modifica alla normativa sull’autocertificazione, escludendo (o limitando) la possibilità per il cittadino di autocertificare i redditi senza esibire documentazione; peraltro i “redditi” sono sempre stati un oggetto di autocertificazione piuttosto anomalo rispetto agli altri previsti dall’art. 46 del DPR 445/2000. 2. Il denaro destinato ai poveri va anche a nuclei non poveri Il problema attuale Accanto all’Assegno di inclusione (che ha sostituito il Reddito di cittadinanza) opera da molti decenni un altro importantissimo sostegno economico per gli anziani poveri: l’assegno sociale erogato dall’INPS, attivato indipendentemente dai contributi versati (che possono anche non esistere). È quindi un intervento assistenziale a contrasto della povertà, ma per erogarlo si valuta la condizione economica: La conseguenza è che (da molti decenni) se un anziano che ha con il coniuge un basso reddito vive in un nucleo familiare composto anche da altre persone (figli, fratelli, altri) le quali hanno una buona condizione economica, anziano e coniuge vengono valutati come poveri, fruitori possibili dell’assegno sociale. E se l’anziano (e il coniuge) hanno bassi redditi, ma posseggono patrimoni rilevanti (anche come risparmi in banca o Poste), vengono valutati come poveri, e quindi possono ricevere l’assegno sociale. Mentre l’ISEE (pur con tutte le sue molte criticità) valuta la condizione economica di tutte le persone del nucleo familiare, e composta sia da redditi sia dai patrimoni, per l’assegno sociale opera un bizzarro concetto di povertà degli anziani, che non considera la condizione del nucleo in cui vivono e le risorse possedute oltre ai redditi, come invece fanno (giustamente) tutte le prestazioni nazionali o locali a sostegno del reddito. Il risultato è che una prestazione nazionale per sua natura dedicata ad assistere i poveri, come l’assegno sociale, viene fruita anche da molti nuclei familiari che poveri non sono. La situazione è nota da molto tempo; per citare una fonte istituzionale, la relazione tecnica al disegno di legge delega sul contrasto alla povertà (approvata dal Parlamento il 15/3/2017, n°33, e dalla quale sono derivati i successivi “redditi minimi contro la povertà” nazionali Reddito di Inclusione, Reddito di Cittadinanza, Assegno di Inclusione) segnalava che stime sul 2012 evidenziano come dei 17,4 miliardi di Euro destinati al contrasto alla povertà degli anziani (tramite pensioni/assegni sociali, integrazioni al minimo delle pensioni, quattordicesima mensilità, maggiorazione sociale) circa 6 miliardi erano erogati ad anziani entro famiglie posizionate tra il sesto e il decimo dei gruppi di famiglie ordinate per crescente condizione economica; cioè quasi il 38% di questi interventi per anziani poveri andavano a chi vive nelle famiglie meno povere2. E non si tratta di poche risorse, perché secondo il “Rapporto annuale INPS 2025” nel 2024 la spesa solo per pensioni e assegni sociali è stata di 6.441 milioni di euro, per 844.807 beneficiari. Come termine di paragone è utile segnalare che (dallo stesso rapporto) la spesa totale per l’Assegno di Inclusione, l’altra prestazione nazionale contro la povertà più rilevante, è stata nel 2024 di 4.442 milioni di euro. La proposta di riforma Le distorsioni prima citate nel valutare la condizione economica riguardano anche le integrazioni al minimo e le maggiorazioni delle pensioni. Ma si potrebbero iniziare ad introdurre nuovi criteri almeno per gli assegni sociali INPS, valutando una condizione economica dei richiedenti che oltre ai redditi includa il patrimonio (mobiliare e immobiliare), e di tutti i componenti del nucleo familiare. Allo scopo sarebbe bene non valutare usando l’ISEE, sia perché misura sempre male la povertà, sia per non penalizzare in modo eccessivo chi ha in proprietà la casa di abitazione ed ha bassi redditi. Un simile riordino, del quale purtroppo non si vedono promotori nell’arena politica: 3. Evitare che i non autosufficienti debbano navigare tra troppe domande da presentare Il problema attuale Un disabile grave o un anziano non autosufficiente che allo scopo di evitare il ricovero in RSA e restare nella sua abitazione cerca sostegni per gli atti della vita quotidiana (usare i servizi igienici, alzarsi ed andare a letto, vestirsi, alimentarsi), deve (lui e/o i familiari) saper muoversi tra molte richieste di aiuto al welfare pubblico; ad esempio, e l’elenco non è completo, deve saper chiedere: Dunque il non autosufficiente e/o i suoi familiari devono chiedere sapendo navigare in più luoghi e in diverse amministrazioni, ed anche eseguendo valutazioni della ridotta autonomia che possono essere diverse e ripetute per diverse prestazioni. E con queste ulteriori difficoltà: È quindi di fatto la famiglia che deve saper ricostruire il puzzle delle diverse opportunità, nonché dei loro luoghi e tempi, con evidenti rischi di perdere diritti ed opportunità, oltre alla fatica ed al tempo da impegnare. Rischi tanto più grandi quanto più il disabile o anziano non autosufficiente è solo o senza familiari validi. La proposta di riforma Nel più totale silenzio (purtroppo) sia “della politica” sia dei media, è in atto la lenta messa in opera delle riforme per la disabilità e per gli anziani, inclusi i non autosufficienti4. Ma queste riforme non prevedono dispositivi che puntino a riordini, e vincolanti ovunque, per superare le criticità prima descritte, ossia per: Ciò che qui si propone è un più incisivo riordino verso questi obiettivi nel dar corpo alle riforme in atto, senza che dipenda solo da iniziative locali. Sono certo riordini che richiedono impegnative azioni organizzative, ma non necessariamente nuove risorse finanziarie. In autunno inizia il dibattito politico sulla legge di bilancio per l’anno prossimo, e le relative scelte di uso delle risorse. Per introdurre riordini che implicano una spesa minima non sarebbe utile mettere in agenda i tre temi proposti? Dello stesso autore vedi anche Punto Unico di Accesso (PUA) e Piano interventi sociali 2024-26 Il Punto Unico di Accesso (PUA). Il quadro nazionale Interventi sociali e sociosanitari. Organizzazione, modelli, livelli essenziali, video dell'incontro con Maurizio Motta, 7 marzo 2024 LA RICHIESTA DI SOSTEGNO del Gruppo Solidarietà Altri materiali nella sezione documentazione politiche sociali. La gran parte del lavoro del Gruppo è realizzato da volontari, ma non tutto. Se questo lavoro ti è utile PUOI SOSTENERLO CON UNA DONAZIONE e CON IL 5 x 1000. Clicca qui per ricevere la nostra newsletter.