Data di pubblicazione: 13/05/2025
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Centri diurni disabili. Ridurre la spesa cercando legittimazione. Dopo la Regione, le Aziende sanitarie


Gruppo Solidarietà - Osservatorio Marche, n. 160 del 13 maggio 2025 

Nell’allegato pdf (evidenziazioni redazionali) riportiamo la determina 589 dell’AST Pesaro Urbino e la nota dell’AST Ancona applicativa della delibera 1446/2024 che ridefinisce le tariffe di alcuni servizi diurni e residenziali rivolti alle persone con disabilità con decorrenza Giugno 2024.

Abbiamo già commentato i contenuti della delibera ed i suoi problemi applicativi che ora si amplificano con i provvedimenti attuativi delle Aziende sanitarie. La Regione ha aumentato la tariffa e la conseguente quota sanitaria imponendo però alle AST di … non sforare la spesa del 2023.

I direttori delle AST obbedienti ed ossequiosi si ingegnano a trovare una difficile soluzione. Lo scoglio maggiore è quello riguardante gli ex CSER (Centri diurni socio riabilitativi) ex legge 20/2002. Rimandiamo a  questa scheda nella quale spieghiamo come la regione Marche ha regolamentato per via amministrativa dal 2015 questo servizio. L’obiettivo è stato quello  di contenere la spesa sanitaria derivante dall’applicazione della normativa sui LEA che stabiliva e stabilisce che nei servizi diurni per “disabili gravi” (termine che ora non si dovrebbe usare più) il servizio sanitario è tenuto ad assumere il 70% del costo del servizio. I CSER della legge 20/2002 erano servizi destinati a “disabili con gravi deficit psicofisici”. Se le Unità multidisciplinari ne hanno stabilito la frequenza anche di “disabili non gravi”, hanno effettuato, evidentemente, accessi inappropriati.

Al fine di contenere la spesa sanitaria, l’art. 32 della legge 33/2014, modificava il R.R 3/2006 riguardante i requisiti di autorizzazione sdoppiando il Centro diurno e stabilendo, per via amministrativa, che all’interno vi fossero due livelli di intensità assistenziale: a) sociosanitario (con quota sanitaria del 70%); b) socioassistenziale  (con quota sanitari forfettaria di 15,10 euro). Ci si potrebbe chiedere quando mai un servizio socioassistenziale prevede quota sanitaria (forse, qualche senso di colpa?).

I due livelli di intensità assistenziale sono stati dunque definiti per via amministrativa, ed infatti tutti i posti dei CSER “infra10” sono sociosanitari; Per tutti gli CSER “eccedenti 10”, scatta dall’undicesimo il posto “socioassistenziale”.

Ogni riferimento a valutazioni che definiscono il differente livello assistenziale sono, fino a dimostrazione,  false.

I nuovi requisiti di autorizzazione (DGR 937/2020 e modificazioni) non prevedono più un doppio livello assistenziale all’interno del Centro. Esiste ora (SRdis2) un unico Centro diurno a valenza sociosanitaria (e non potrebbe essere altrimenti) che si somma al “Centro diurno riabilitativo” (SRDis1). Occorre anche contestare l’ipotesi che possa successivamente definirsi un’ulteriore tipologia di centro diurno destinato alle persone “disabili non gravi”. Tale tipologia di servizio è forse esistito nell’idea di qualche gestore e/o operatore, ma non nell’impianto della legge 20/2002 e tantomeno in quello del 21/2016. La valenza socio assistenziale dei posti all’interno degli ex CSER è stata solo funzionale a ridurre la quota sanitaria (da 43,40 euro a 15,10 euro) per circa, il 35% degli “utenti” CSER. Se ammettessimo questo, eviteremmo attorcigliati documenti istruttori.

Si smetta pertanto di rimandare ad ipotetiche valutazioni da parte delle Unità multidisciplinari che dovrebbero rifiutarsi di rispondere ad input di tipo amministrativo. Dovrebbero invece, questo sì, rivedere progetti non rispondenti alle esigenze delle persone. Progetti nei quali è il contenitore (ed in particolare la durata del servizio) ad avere il sopravvento sul contenuto. Ma non è questa la sede, per aprire una indispensabile riflessione su ruolo e funzione dei Centri diurni.

Non si invochi dunque, al fine di ridurre le spese, ipotetici percorsi di appropriatezza, ma si abbia il coraggio di affermare che si è cercato un appiglio ed a quello ci si è aggrappati.

Fa peraltro sorridere che nel documento istruttorio dell’AST di Pesaro si rassicuri la Regione circa l’assenza di maggiori spese, considerato che gli aumenti sono stati compensati da altre riduzioni. Chissà come sarebbe andata a finire se le due RSA anziani citate non avessero ridotto le proprie attività (la Regione, ne siamo certi, non farà, in questo caso, obiezione al fatto che la riduzione sia avvenuta in un’”area diversa” da quella oggetto della maggiore spesa).

Sarebbe bene, almeno qualche volta, correggere gli errori, per evitare che si continuino a perpetuare.

Per approfondire

- Centri diurni disabili nelle Marche. Informazioni per utenti e associazioni

- Centri diurni e assistenza tutelare nelle Marche. Il parere del Ministero della Salute 

- Quaderni Marche 2, Dopo le delibere sui servizi sociosanitari su criteri tariffari, standard, quote sanitarie e sociali

Quaderni Marche 6, I nuovi requisiti di autorizzazione dei servizi sociali e sociosanitari diurni e residenziali

Alcune riflessioni sui “nuovi” Centri diurni disabili della regione Marche

L’assistenza sociosanitaria nei nuovi LEA


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