Data di pubblicazione: 14/03/2024
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Le cure domiciliari nelle Marche. Considerazioni su alcuni dati regionali


Osservatorio Marche, n. 140/2024.

Le criticita delle cure domiciliari (e del sostegno alla domiciliarità) nelle Marche. Considerazioni sui dati regionali

Nel file allegato riportiamo, insieme al testo della interrogazione, a prima firma Mastrovincenzo, i dati illustrati dall’assessore Saltamartini nella seduta del 27 febbraio.

L’interrogazione prende le mosse dalla proposta di interrogazione promossa dal Gruppo Solidarietà e inviata ai consiglieri regionali. Queste le motivazioni a corredo della proposta: “Sono diverse decine di migliaia le persone non autosufficienti che vivono a casa che necessitano, senza riceverli, di continuativi interventi sanitari e sociosanitari domiciliari. Si tratta di prestazioni, in particolare, di tipo medico, infermieristico, riabilitativo, di assistenza tutelare. Le cure domiciliari rientrano tra le prestazioni di livello essenziale che il servizio sanitario è tenuto a garantire (Dpcm 12 gennaio 2017, art. 22). Il Decreto ministeriale n. 77/2022e le attuazioni regionali, Dgr 559/2023, indicano la “casa come primo luogo di cura”. La regione Marche ne ha disciplinato l’erogazione, da ultimo, con la  Dgr 791/2014. Il livello di intensità assistenziale presente nelle Linee Guida del 2014, è lo stesso di quello presente nella normativa sui LEA. La delibera definisce gli “standard di servizio”, ovvero le figure professionali impiegate, i tempi degli accessi domiciliari definiti sulla base dell’impegno/intensità assistenziale e della complessità dell’intervento, così come definiti dal Piano di assistenza individualizzato (PAI). 

Le figure professionali deputate ad assicurare le cure domiciliari sono: medico di medicina generale, medico specialista, infermieri, riabilitatori (fisioterapista, logopedista, ecc..), psicologi, dietisti, operatori sociosanitari. Pur essendo un servizio di livello essenziale e come tale da assicurare, nella gran parte del territorio regionale queste prestazioni non vengono garantite. Allo stesso modo non viene assicurata la copertura oraria (intensità della presa in carico) che deve andare da 5 a 7 giorni a settimana. Se si vuole davvero promuovere la domiciliarità e aiutare le persone e le famiglie che si impegnano a garantire l’onere dell’assistenza e della cura è necessario che i sostegni previsti siano tali. Occorre allora conoscere nel dettaglio per ogni Distretto sanitario quali sono le figure professionali impiegate, con quale dotazione oraria e  su quanti giorni la settimana. Troppo spesso il ricorso alle strutture residenziali è, infatti, determinato dall’inadeguato sostegno che ricevono le famiglie; così come il rientro a domicilio dopo una malattia acuta che determina non autosufficienza si trasforma troppo spesso in abbandono terapeutico per la mancanza dei necessari sostegni sanitari e sociosanitari.

Ricordiamo che alcuni importanti dati erano presenti nell’appendice al Piano sociosanitario regionale 2023-25. Dati che evidenziavano carenza di offerta con riferimento alle figure professionali  e forte disomogeneità territoriale. Dal punto di vista programmatico a quelle criticità il Piano non ha dato seguito con impegni volti a potenziare servizi a sostegno della domiciliarità.

I nuovi dati confermano questa situazione. In tutti i Distretti l’assistenza infermieristica risulta erogata per circa 12 ore su 5 giorni, il sabato per metà giornata e in alcuni casi con pronta disponibilità anche nei festivi. Andrebbe verificato se questo dato riguarda tutte le tipologie di cure domiciliari e quando invece solo quelle palliative (alcuni Distretti lo specificano).

Come specifica la relazione introduttiva curata dall’Agenzia regionale sanitaria:

- la presenza di infermieri, di fisioterapisti e di altro personale varia tra i distretti e le sedi distrettuali;

- in quasi tutte le realtà il personale non è dedicato alle sole cure domiciliari ma afferisce a più servizi; i medici specialisti sono spesso contattati al bisogno, come pure psicologi, dietisti ed assistenti sociali. Solo poche realtà hanno questo personale dedicato alle cure domiciliari;

- il personale riabilitativo (fisioterapisti e logopedisti) e gli operatori sociosanitari (OSS) è spesso esternalizzato, con diverse forme contrattuali, come ad esempio l’utilizzo del personale che eroga cure palliative, spesso attivato tramite contratti con ONLUS del territorio o attingendo a personale assegnato agli Hospice pubblici.

Entrando più nello specifico nei dati,  nello specifico di alcune figure professionali, distrettuali:

- quattro (Jesi, Macerata, Civitanova Marche, Camerino), presentano solo dati riferiti all’assistenza infermieristica. Jesi indica assistenza infermieristica h. 24 (si tratta di un refuso, a meno che, non sembrerebbe, si faccia riferimento a quelle palliative). Le relazioni di questi quattro Distretti, cui si aggiunge Fabriano sono assai scarne. L’AST di Ascoli Piceno fornisce una relazione generale senza distinzione tra i due Distretti presenti.

- otto, garantiscono l’assistenza riabilitativa (diretta o in convenzione). Sul punto andrebbe verificata la presenza e la modalità operativa delle strutture di riabilitazione accreditate (gli “ex art. 26/833") che però non erogano prestazioni in ADI.

- quattro, prevedono la presenza di OSS indicandone il numero; uno, genericamente la presenza.

- quattro, ma andrebbe verificata la modalità, garantiscono la presenza di alcuni medici specialisti.

Alcune figure professionali, come indicato nella relazione introduttiva, erogano prestazioni domiciliari ma non si tratta di personale dedicato per la funzione. 

Ovviamente quelli presentati sono numeri (e comunque i cittadini di ogni Distretto potranno verificarne la rispondenza) che danno indicazioni sull'’offerta (non sappiamo quale sia, quale e quanta, la domanda) ma andrebbero analizzati nel dettaglio per meglio capire il funzionamento del servizio. Sarebbe anche interessante capire come quale evoluzione (in aumento o in difetto di figure professionali, orari di erogazione), per singoli territori, abbia avuto il servizio negli ultimi anni. 

Andrebbero poi verificati i modelli organizzativi, con la capacità di superare meri approcci prestazionali e dunque con una effettiva capacità di “presa in carico”. Cure a domicilio che dovrebbero essere accompagnate, supportate, innervate anche da un robusto sostegno tutelare necessitano di un rinnovato investimento programmatorio (ovviamente le famiglie con un congiunto non autosufficiente quando hanno necessità di cure, non meno ne hanno di supporto informativo per capire ciò di cui hanno diritto. Ma evidentemente questo è un altro discorso) e finanziario. Sul secondo ci sono i fondi del PNRR con tutta la loro problematicità. Sul primo deve rendersi effettivo un impegno regionale che ad oggi non si ravvisa.

Per approfondire

Curare a casa non sia solo uno slogan. Le cure domiciliari nelle Marche

Non autosufficienza. Il sostegno alla domiciliarità nelle politiche delle Marche

Le cure domiciliari nelle Marche

14 marzo 2024

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