Data di pubblicazione: 14/12/2023
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Struttura, palazzine, nuclei. Forma e sostanza. Cosa insegna "Rapagnano"


Fabio Ragaini, Gruppo Solidarietà

Non si possono avere più di 20 posti, ma basta dividere i 39 autorizzati per 3 nuclei (14+13+12) ed ecco che la normativa è rispettata. Non si possono accatastare 175 posti in un'unica struttura, ma basta fare 3 palazzine ed il nodo è sciolto. A cosa e chi serve una regolamentazione che deregolamenta? 

Della vicenda della nuova struttura da 175 posti che sta nascendo a Rapagnano (foto) in provincia di Fermo ce ne siamo occupati in più occasioni.

E’ stata oggetto anche di un APPELLO, che ha avuto risonanza perfino a livello nazionale, sottoscritto da molte associazioni e singole persone, affinché si revocasse l’autorizzazione alla costruzione di un edificio di grandi dimensioni, quando è ormai consolidata l'idea che gestire servizi  sulla base di "economie di scala" ed "organizzazione integrata" significa scegliere di garantire alle persone una bassa qualità di vita.

Stiamo parlando di un complesso sanitario, autorizzato e in via di costruzione, costituito da 3 palazzine, per complessivi 175 posti (75+60+40): 155 residenziali e 20 diurni. Destinatari: anziani non autosufficienti e con demenza, disabili, persone con disturbi mentali, malati in fase post acuta. I posti sono così distribuiti: 70 di Cure intermedie (30+40), 6 di riabilitazione intensiva, 39 di RSA disabili, 20 di diurno per persone con demenza. Per la salute mentale: 21 di riabilitazione intensiva e 19 di comunità protetta.

Un nuovo "moderno" Istituto: un contenitore indifferenziato.

Riprendiamo quanto scritto da molte  associazioni:  Perché la struttura di 175 posti in provincia di Fermo non deve essere autorizzata. “E’ inaccettabile che, a fronte dell’enfasi sulla personalizzazione degli interventi, sul ruolo dei contesti territoriali, sulla centralità del progetto di vita, sulla libertà di scelta delle persone (dove e con chi vivere), si innestino poi corto circuiti di questo tipo, derive emarginanti, che portano con sé separazione ed emarginazione. Oggi l’impegno da assumere è come de-istituzionalizzare e non come re-istituzionalizzare. Non si può sostenere a parole l’impegno a favore delle fasce più deboli della popolazione e poi promuovere e sostenere la realizzazione di luoghi che isolano e marginalizzano. Portare l’attenzione su questa vicenda esemplare, significa rimettere al centro dei discorsi e delle decisioni il tema della qualità dei servizi, e con essi quello dell’abitare, sulla base del principio irrinunciabile di politiche inclusive e del fermo rifiuto di modelli, che richiamino esperienze di separazione dalla comunità. I servizi non possono essere concepiti alla stregua di centri commerciali”.

Ma ora preme riprendere un altro aspetto. L’occasione è data dalla risposta ad una interrogazione del Consigliere Antonio Mastrovincenzo (in allegato insieme alla risposta ), che chiedeva  al presidente della Giunta regionale e all’assessore alla sanità “in base a quale interpretazione normativa sia possibile autorizzare nella stessa struttura una residenza di 39 posti, considerato che il modulo massimo è di 20 posti (requisito specifico) e che il requisito generale permette la realizzazione di altri moduli, ma solo di intensità assistenziale diversa”.

La risposta ha fatto chiarezza: i 39 posti sono suddivisi in nuclei. Uno al piano terra (12 posti); uno al primo piano (13 posti); un altro sempre al primo piano - che potrebbe essere anche il secondo - (14 posti). Potrebbero essere descritte anche come 3 piccole comunità, che verranno aggregate, in quella stessa palazzina, a 30 posti di cure intermedie e 6 di riabilitazione intensiva per complessivi 75 posti.

Proviamo a riepilogare: in Via Castelletta, località Osteria a Rapagnano abbiamo una struttura in fase di costruzione, denominata “complesso sanitario”, composta di 3 strutture (palazzine). Ognuna di esse è, formalmente, autonoma. Sorgono all’interno dello stesso edificio, ma è come se fossero a distanza di 50 km l’una dall’altra. Ognuna di esse è poi suddivisa in nuclei, formalmente autonomi e rispettosi della normativa sulla “capacità recettiva”. In questo caso sono addirittura inferiori alla capacità massima di 20 posti. Un numero che abbiamo sempre ritenuto eccessivo. Alla fine, ci sarà magari anche chi avrà il coraggio di poter dire che siamo di fronte a piccole comunità, quelle che abbiamo sempre auspicato! E' evidente che in tutto questo percorso è stata salvaguardata la forma, ma si è completamente stravolta la sostanza.

Ricordiamo che le regole di autorizzazione, riguardanti questa struttura, sono quelle che valgono per quelle non autorizzate o in fase di costruzione al momento dell’approvazione dei (dgr  937 del luglio 2020). Per tutte le altre (quelle già autorizzate o in via di realizzazione) vale la previgente normativa, quand’anche fosse sostanzialmente assente, così da permettere, accorpamenti illimitati. Le nuove regole (dgr  937 e 938 del luglio 2020) hanno avuto l’ambizione di regolamentare ciò che prima era deregolamentato. C’è da chiedersi però se gli esiti stanno avendo gli effetti desiderati. O se gli obiettivi invece erano questi.

Crediamo che Rapagnano ci insegni molte cose. Ne indichiamo alcune: le forme possono cambiare ma non necessariamente cambia la sostanza. Anzi! Più spesso il cambiamento è funzionale al mantenimento dell’esistente. Necessario, però,  chiamare le cose per come stanno, con il nome giusto. Se questa è la sostanza, affinché essa cambi è indispensabile che a monte ci sia un radicale mutamento culturale, trasversale e condiviso da tanti attori (associazioni, operatori, enti gestori di qualsiasi tipo, istituzioni, ecc..), che lo scelgano come sfondo del proprio orizzonte operativo. Solo se certi modelli gestionali ed organizzativi non trovano più accettazione e condivisione, allora le cose possono cambiare. Altrimenti pare impossibile uscirne.

Quando il “complesso sanitario” sarà attivo (perché nessuno può credere che non verrà “convenzionato”, QUI le parole dell’assessore Saltamartini), vedremo poi quali saranno i soggetti che andranno a gestirlo (qualcuno pensa davvero che la ditta di costruzioni, che ha chiesto l’autorizzazione, gestisca direttamente la struttura?) e che si troveranno a condividere questo progetto e l'inevitabile direzione che esso delinea verso l'ennesimo Istituto-contenitore.

Qualcuno si potrà chiedere se in quel territorio e in quell’unico posto, c’è bisogno, ad esempio, di 39 posti di residenza sociosanitaria per disabili. O di 40 posti riservati alla salute mentale o 70 posti destinati ad un servizio di cure intermedie. Probabilmente no. Ma si può pensare che ci sarà difficoltà a “collocare” in quel luogo persone che con la disabilità possono avere in comune soltanto il riconoscimento della legge 104 o una condizione di invalidità?

Del resto questa vicenda ci ricorda che la sostanza, quella vera (facciamo anche due conti ricordandoci che ad ogni posto letto corrisponde una retta, vedi QUI a pag. 10) sono questi modelli (altro che personalizzazione della risposta, vita indipendente, autodeterminazione della persona) e la loro ostinata persistenza. Radicati nella logica mercantile del "grosso investimento", che richiede anche rapidi ritorni economici.

Non saranno purtroppo qualche alloggio della legge 112 con il suo misero finanziamento, o altre sperimentazioni, rivolte a pochissime persone, a modificare la dura realtà con cui siamo chiamati a confrontarci. 

14 dicembre 2023

Per approfondire

Quaderni Marche, I nuovi requisiti di autorizzazione dei servizi sociali e sociosanitari diurni e residenzialiIl Quaderno, presenta, con decorrenza giugno 2017, i principali materiali che hanno accompagnato il percorso che ha portato all’approvazione dei nuovi requisiti di autorizzazione dei servizi sociali e sociosanitari diurni e residenziali (Dgr 937, 938, 940 del 20 luglio 2020 modificate con le Dgr 1412 e 1265/2023). La documentazione si compone di analisi,  approfondimenti, comunicati, interventi. Alcune delle ultime schede riguardano la vicenda Rapagnano, ovvero l’autorizzazione alla realizzazione di una nuova struttura sociosanitaria di 175 posti. 

L'APPELLO e le SOTTOSCRIZIONI. NO alle nuove forme di istituzionalizzazione

Servizi sociosanitari. Indegno percorso di concentrazione ed istituzionalizzazione 

Quando gli accorpamenti non si vietano si consentono: la dimostrazione 

Requisiti autorizzazione. Perché la proposta della Regione va cambiata

Nuovi requisiti dei servizi. Nel segno della istituzionalizzazione 

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I materiali dell’Osservatorio del Gruppo Solidarietà sulle politiche sociali nelle Marche. Alcuni degli ultimi contributi

Li chiamavamo ... Istituti! Disabilità e salute mentale. Camere a 4 letti fino al 2033

Cure domiciliari e Punto Unico di Accesso. Due proposte di interrogazione

Fondo non autosufficienza 2022. La giunta ripristini il fondo regionale

Funzionamento Unità multidisciplinari disabilità. Le non risposte della Regione

Servizi e loro modelli. Costruzione, regolamentazione, funzionamento

Che fine ha fatto il Fondo regionale di solidarietà?

Politiche nelle Marche. A che punto siamo? Un bilancio di metà legislatura

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Altri materiali in Osservatorio Marche.

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