Data di pubblicazione: 20/10/2025
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Le politiche sociali delle regioni a statuto ordinario attraverso la lettura degli statuti

Luigi Colombini, Già Docente di legislazione ed organizzazione dei servizi sociali – Università statale UNITRE – Roma – Corsi di laurea  in DISSAIFE e MASSIFE Collaboratore del SUNAS – Redattore di ”OSSERVATORIO LEGISLATIVO SOCIO-SANITARIO SUNAS (testo nell'allegato pdf)

Lo  studio e l’analisi degli Statuti delle Regioni a Statuto ordinario mette in evidenza il  quadro dei propositi, dei principi, delle strategie, delle conseguenti azioni loro proprie di legislazione, programmazione, alta amministrazione ed indirizzo alle  comunità istituzionali e non istituzionali presenti nel loro territorio, e la definizione di un quadro di continuità e di coerenza con quanto solennemente affermato nei propri Statuti, da intendere quali “Carte costituzionali regionali” con le quali si perseguono le politiche di promozione, sviluppo, qualità della vita, delle popolazioni regionali amministrate, di cui esse stesse sono espressione democraticamente rappresentate attraverso i propri organi istituzionali: Consiglio regionale e Giunta regionale.

La popolazione e il suo evolversi o non evolversi costituisce, con le nascite, la risultante delle politiche di sviluppo sul piano economico, sociale, civile, che i Governi nazionali o regionali  hanno messo in atto nel corso degli anni.

L’analisi  dell’evolversi della popolazione regionale dal 1971 al 2025 mette in evidenza come le speranze e  le prospettive di sviluppo che avevano costituito la base di partenza determinate dal ragguardevole raggiungimento di livelli economici, sociali e di affermazione di diritti  civili, siano state mortificate già nel 1973, con la crisi economica che  trascinò negli anni successivi una condizione di stallo e di incertezza, superata nel 1977 con l’avvio della cosiddetta politica delle riforme, e che ha caratterizzato successivamente nel periodo 1997-2001 la configurazione dei rinnovati rapporti Stato-Regioni.

Si assiste, comunque, ad una progressiva  erosione della popolazione, che dagli anni 2000 è lentamente orientata verso un calo demografico preoccupante, solo in parte mitigato dall’immigrazione regolare, e un preoccupante, angoscioso fenomeno del crollo delle nascite: allo stato attuale i nati nel 1971, diventati  oggi cinquantenni sono circa 900.000, mentre i nati nel 2024, che diventeranno cinquantenni nel 2074, saranno all’incirca  360.000, e, in prospettiva, nel corso degli anni a seguire si prospetteranno fenomeni legati all’invecchiamento della popolazione, al saldo generazionale negativo, alla crisi del welfare (pensioni, sanità, assistenza) non più in grado di affrontare i crescenti costi sociali.

Già allo stato attuale vi sono Regioni (Piemonte, Liguria, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Molise) caratterizzate  da notevoli perdite di popolazione e denatalità, e in prospettiva tutte le Regioni denunciano un vero e proprio crollo delle nascite, che in effetti sono dimezzate rispetto ai livelli del 1971.

Tale situazione dovrebbe indurre le Istituzioni responsabili a tutti i livelli (statale, regionale, locale) a riprendere e sviluppare politiche di promozione e decisa affermazione di azioni ed interventi ed investimenti sul piano economico, sociale, industriale, agricolo, turistico, insediativo, edilizio,  volti a determinare un’ inversione di tendenza, e quindi un deciso cambio di passo per favorire la ripresa demografica, riprendendo a tale proposito le prospettive  di sviluppo del paese secondo   le speranze degli anni ’60, quando con il Prof. Saraceno furono gettate le basi per la prima programmazione  di ampio respiro che fu il “Progetto 80”.

Dello stesso autore vedi anche

Analisi comparata dei piani sociali nazionali dal 2001 al 2024 e dei piani nazionali di lotta alla povertà 2018-2026 

Analisi critica del sistema di protezione sociale in Italia in cinquanta anni

I diritti civili e sociali dei cittadini ed i livelli essenziali di assistenza sociale

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