Gli Ospedali di Comunità, l'offerta, la regolamentazione della post acuzie e la programmazione sociosanitaria
Lo scorso 18 novembre la giunta regionale ha inviato alla IV Commissione consiliare, per richiesta parere, la delibera 1654/2025, DM 77/2022 Attuazione DGR 559/2023 - Completamento del riordino della rete sanitaria territoriale e Linee di indirizzo per l’attuazione del modello organizzativo degli Ospedali della Comunità. Il provvedimento offre l'opportunità di una riflessione più generale sull'intero sistema della post acuzie che necessità di una accurata rilevazione del dato, affiancata ad una rigorosa analisi dei bisogni. La storia degli ultimi decenni a partire dalla riconversione degli ospedali del 1992 in RSA anziani, qualche insegnamento può suggerircelo.
Di seguito la lettera del Gruppo Solidarietà inviata alla IV Commissione consiliare e all'assessore alla salute.
25 novembre 2025
Oggetto: Ospedali di Comunità, DGR 1654/2025. Richiesta parere.
Questa nota non propone emendamenti, ma vi propone di chiedere all’assessore alla salute chiarimenti sia in merito agli Ospedali di comunità (OC), oggetto della delibera, che più in generale alla cosiddetta area della post acuzie.
Un primo punto riguarda la necessità di capire lo stato attuale dell’offerta complessiva di post acuzie e di quella programmata. Contestualmente, avere il quadro delle effettive autorizzazioni ricevute di alcune delle strutture oggetto della delibera (quelle non finanziate con il PNRR). Perché questa richiesta? Perché l’area della post acuzie è oggi costituita da diverse tipologie di strutture, diverse dal punto di vista regolamentare (tipologia di persone ricoverate, standard di personale) ma che molto spesso ospitano persone con necessità del tutto assimilabili.
Partiamo dalle strutture di post acuzie presenti e della loro regolamentazione. Non prendendo in considerazione lo specifico della riabilitazione ospedaliera (codice 56) e di quella extraospedaliera intensiva ed estensiva, abbiamo: la lungodegenza ospedaliera (codice 60); i posti di cure intermedie, i posti degli ospedali di comunità e la gran parte dei posti pubblici di RSA anziani derivanti dalla riconversione ospedaliera del 1992.
Sarebbe dunque opportuno per ciascuno di questi che venga fornito l’elenco, per autorizzazione ricevuta, dei posti attivi. Potrebbe scoprirsi, ad esempio, che ci sono posti (pochi o tanti) classificati come Cure intermedie o anche RSA anziani (verificare ad esempio Arcevia e Castelfidardo) che vengono chiamati Ospedali di comunità. Si tratta di un lavoro necessario, considerato che queste tipologie di posti hanno (o, forse meglio dire, avrebbero) funzioni diverse. Di sicuro, hanno standard assistenziali differenti. Dunque, sulla base dell’autorizzazione ricevuta avere il dato di: quanti posti di lungodegenza, di Cure intermedie, di Ospedali di Comunità, di RSA anziani (vedi le specificazioni sopra indicate) che funzionano a tutti gli effetti come post acuzie (basterebbe verificare: quanti con accesso ospedaliero e durata media della degenza).
Vediamo, poi, la situazione dell’attuale offerta.
La lungodegenza ospedaliera ha uno standard dello 0,2 posti per 1.000 abitanti. Dovrebbero essere dunque circa 300. Potrebbero, però, essere di più (l’attuale regolamentazione, del 2015, D.M. 70, ha infatti abbassato il precedente standard).
Alcuni dati regionali sui posti di cure intermedie ne indicano attivi circa 230, ma, in un decreto dell’ottobre 2024 si affermava. “i posti letto autorizzabili a livello regionale sono 551, i posti già autorizzati sono 514”. Posti che, peraltro, in maniera platealmente errata in sede di applicazione (Dgr 716/2017) dei LEA (Dpcm 12.1.2017) sono stati collocati nell’area dell’assistenza residenziale extraospedaliera ad elevato impegno sanitario. Sul tema della riconversione dei piccoli ospedali (dgr 735/2013), e di alcuni loro posti in Cure intermedie, rimandiamo a Le cure intermedie nella riconversione dei piccoli Ospedali delle Marche.
Ci sono, poi, la gran parte dei posti di RSA anziani derivanti dalla disattivazione ospedaliera del 1992 che continuano a funzionare come post acuzie. Alcuni di questi, vedi sopra, nel tempo hanno cambiato denominazione, ma riteniamo, non autorizzazione. Sul punto vedi: Gli irrisolti problemi dei ricoveri in Cure intermedie e RSA anziani.
Se dunque appare indispensabile che vengano forniti dati certi rispetto al totale dell’offerta di post acuzie, ivi compresi gli ospedali di comunità (dove e con quanti posti), altrettanto importante appare la riflessione sull’offerta totale (ospedaliera e no), collegandola a quella della cosiddetta “cronicità” (che, ricordiamo, oggi pone problemi molto diversi a quelli di solo 20/30 anni fa). Consapevoli che molti problemi (di salute e non autosufficienza) non si risolvono 30/60 giorni: il tempo di degenza massima prevista in queste strutture.
È dunque indispensabile una robusta e solida rete residenziale (che non è purtroppo quella presente, né in termini di offerta, né di standard assistenziali; vedi in proposito: L’assistenza residenziale anziani nelle Marche dal 2010 ad oggi), ma soprattutto un compiuto sistema di sostegno (assistenza e cura) domiciliare (vedi in proposito, Le cure domiciliari nelle Marche. Considerazioni su alcuni dati regionali).
Ritorniamo all’offerta di post acuzie. Tra ospedaliera ed extraospedaliera (formale e sostanziale), abbiamo oggi (tolta la parte riabilitativa che tra ospedaliera, ed extraospedaliera intensiva ed estensiva, comprese le unità speciali può stimarsi in almeno 1.000 posti) un’offerta effettiva che può stimarsi in una forbice tra 700/900 posti, di sicuro superiore a 0,5 per 1000 abitanti.
Tornano attuali le domande che avevamo posto 12 anni fa, “Forse bisognerebbe, al di là degli obblighi imposti dal livello nazionale chiedersi cosa serve davvero nella nostra Regione. Di cosa abbiamo bisogno e, se lo abbiamo capito, verificare se lo abbiamo fatto o no e in quest’ultimo caso interrogarci sul perché. Ad esempio:
- capire di che “tipologia” di offerta extraospedaliera abbiamo bisogno,
- di quali e quante cure domiciliari assicuriamo,
- di quali modelli organizzativi ci siamo dotati (a partire dalle lungodegenze che abbiamo potenziato,
- dello stato dell’offerta di servizi (qualitativi e quantitativi) che si garantisce nella cosiddetta fase della “stabilizzazione” della malattia. Quanto dell’extraospedaliero è sbilanciato nell’area della post e (come alcuni ora aggiungono) sub acuzie, a danno (?) del cosiddetto mantenimento (che non dovrebbe essere ricondotto alle sole residenze protette che, nel migliore dei casi, prevedono una assistenza infermieristica di 20 minuti al giorno per persona)?
L’impressione è invece che non ci sia chiarezza rispetto a “cosa serve davvero”; altrimenti in questi anni si sarebbe lavorato, ovvero investito, in aree particolarmente carenti a partire dall’area delle cure domiciliari. Non si sarebbe mantenuto un così ampio tasso di deregolamentazione (che significa mancata chiarezza nella identificazione degli obiettivi dei servizi) in un’amplissima parte dell’offerta (dalle lungodegenze, alle strutture di riabilitazione intensiva ed estensiva, dalle ricordate Rsa anziani, fino, come detto, al sistema delle cure domiciliari).”
Con quanto fin qui scritto speriamo di aver dimostrato quanto sia importante avere chiarezza programmatoria su un’àmbito, quello della post acuzie costituito da strutture diverse, con funzioni diverse ma che sembrano invece del tutto intercambiabili a seconda dell’offerta territoriale, cosicché quest’ultima condiziona la domanda e non viceversa. Gli effetti, poi, si hanno sulle persone che possono non ricevere quello di cui hanno bisogno e diritto.
Ecco allora la necessità che l’assessorato alla salute, sia stimolato a fornire dati certi sulla tipologia dell’attuale offerta di post acuzie accompagnata da una indicazione precisa su ciò che serve e ciò che si intende fare. Dietro quelli che possono apparire aridi numeri, ci sono “servizi” che nascono per rispondere alle esigenze delle persone, avere chiarezza su quanti sono, dove sono collocati, come funzionano, in quale relazione stanno con altri interventi diventa indispensabile in un percorso volto all’appropriatezza e all’adeguatezza delle risposte, che troppo spesso le persone faticano a riconoscere.
Nella speranza che vorrete accogliere la richieste formulate, rimanendo disponibili per ogni ulteriore approfondimento, si inviano cordiali saluti
Gruppo Solidarietà
Per approfondire
Quaderni Marche, Sui "nuovi" requisiti di autorizzazione dei servizi sociali e sociosanitari diurni e residenziali
Dimissione protetta. I limiti di un documento che non aiuta a fare chiarezza
Le responsabilità negli irrisolti problemi dei ricoveri in Cure intermedie e RSA anziani
Quale continuità e garanzia delle cure nel territorio del Distretto/ATS di jesi?
Le cure intermedie nella riconversione dei piccoli Ospedali delle Marche
Marche. Alcune domande sul Piano di riconversione dei piccoli ospedali
LA RICHIESTA DI SOSTEGNO del Gruppo Solidarietà
Altri materiali in Osservatorio Marche.
La gran parte del lavoro del Gruppo è realizzato da volontari, ma non tutto. Se questo lavoro ti è utile PUOI SOSTENERLO CON UNA DONAZIONE e CON IL 5 x 1000.
Clicca qui per ricevere la nostra newsletter.