Aggiornamento bibliografico
 
 


La schedatura riguarda il materiale catalogato al Centro Documentazione del Gruppo Solidarietà nel periodo dal 30/09/11 al 31/10/11.

Libri catalogati fino al 31 dicembre 2004.

Supporto
  libri - articoli
Area
 
Parole
  e (and) - o (or)

record per /pagina: - inseriti nel mese

(mostra i record che verificano i criteri impostati)
Questa è la pagina 1 di 11
Totale record= 110

ARTICOLI

ANZIANI

BENEVELLI LUIGI, ANZIANI SOLI E FRAGILI E LE CAMPAGNE DI INFORMAZIONE CONTRO LE TRUFFE, APPUNTI SULLE POLITICHE SOCIALI, n. 5-2011, pag. 14.
Nella popolazione italiana è presente un rilevante numero di famiglie costituite da una persona sola che per buona parte versano in una condizione di fragilità. Le difficoltà che queste persone incontrano nella vita quotidiana sono sottovalutate, se si eccettuano le campagne di informazione per la difesa dalle truffe che però sono per gran parte impostate sulla negazione delle fragilità e della solitudine dei soggetti cui sono rivolte. La stessa negazione sta alla base delle politiche di smantellamento delle reti dei servizi pubblici locali alla persona.

BERTOLINI LINA, PAGANI MARCO, QUALITÀ DELLA VITA O QUALITÀ DELLA CURA?, I LUOGHI DELLA CURA, n. 3-2011, pag. 20.

MALVI C., FERRI M., POZZOLI L., ASCOLTARE E FAR INCONTRARE GLI ANZIANI, PROSPETTIVE SOCIALI E SANITARIE, n. 15-2011, pag. 7.
Condizione per la riuscita è un sistema coordinato di assistenza cui partecipino molteplici professionalità e competenze.

DISAGIO GIOVANILE

ARIOLI ANTONELLA, ESIGENZA DI SENSO O RICERCA DI SENSO?, RICERCA DI SENSO, n. 3-2011, pag. 297.
Porre "in parentesi" gli studi che convenzionalmente si occupano dell'adolescenza consente di guadagnare uno sguardo pedagogico sul fenomeno, attento a metterne in rilievo non tanto gli aspetti mancanti o le criticità, quanto le risorse di crescita legate al principio antropologico e motivazionale della volontà di significato. Si tratta di incoraggiare l'assunzione di un punto di vista educativo che guardi alla parte "sana" dei giovani: a quella riserva di potenzialità - spesso invisibili - che si fondano sulla costitutiva tensione umana tra essere e dover essere, superando così un'immagine stereotipata dell'adolescente.

GOVONI FEDERICA, MANUZZI MARINA, "RICORDARE PER PROGETTARE", AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n. 1-2011, pag. 49.
Questo articolo sintetizza una ricerca condotta dall'Osservatorio delle Politiche Giovanili per la Provincia di Bologna dal titolo "Ricordare per progettare - uno sguardo alle politiche giovanili in Provincia di Bologna dagli anni '50 ad oggi". La ricerca non nasce come analisi storiografica, ma si pone l'obiettivo di essere uno strumento di lavoro e di utile lettura sull'andamento delle politiche giovanili dagli anni '50 ad oggi, individuandone cinque fasi: dal dopoguerra alla metà anni '60, da metà degli anni '60 fino all'inizio anni '80, dagli anni '80 a metà anni '90, da metà anni '90 al 2005me dal 2005 ad oggi... Abbiamo pensato che fare il punto su ciò che ha attraversato il nostro territorio negli ultimi 60 anni potesse diventare uno strumento utile per tutti coloro che si occupano di giovani generazioni: funzionari e amministratori degli Enti pubblici, operatori del privato sociale, associazioni giovanili.

PIETRANTONI L., PRATI G., SACCINTO E., BULLISMO E OMOFOBIA, AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n. 1-2011, pag. 67.
Il bullismo omofobico riguarda tutti quegli atti di prepotenza e abuso che si fondano sull'omofobia e che sono rivolti a persone percepite come omosessuali o atipiche rispetto al ruolo di genere. E' un fenomeno basato su una matrice omofobica, ovvero sull'idea che l'omosessualità sia una caratteristica indesiderabile e negativa (Pietrantoni e Prati 2011). I bersagli di tale tipologia di bullismo possono essere molteplici: adolescenti che apertamente si definiscono gay o lesbiche o che hanno optato per un svelamento selettivo ad amici intimi la cui informazione è però stata rivelata ad altri; adolescenti che "sembrano" omosessuali sulla base di una percezione stereotipica, che frequentano amici apertamente omosessuali o con familiari omosessuali. I dati di ricerca ci indicano che il bullismo di matrice omofobica è un fenomeno non trascurabile nelle scuole. Una ricerca su un campione di circa 900 studenti delle scuole secondarie di secondo grado italiane ha mostrato che circa uno studente su 20 (in maggioranza maschi) è stato vittima di bullismo omofobico nell'ultimo mese (Prati 2010). In generale le ricerche hanno mostrato che gli adolescenti omosessuali o bisessuali tendono a riportare maggiori episodi di molestie e violenze rispetto ai pari eterosessuali (Prati et al. 2009).

VOLTURO STELLA, BULLISMO. DEFINIZIONI, RICERCHE E STRATEGIE D'INTERVENTO, AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n. 1-2011, pag. 81.
Negli ultimi anni i mass media hanno mostrato un crescente interesse, per certi versi morboso, nei confronti del fenomeno del bullismo. Tali attenzioni, se da un lato hanno avuto l'indiscutibile merito di aver contribuito alla diffusione di una maggiore consapevolezza circa l'esistenza del fenomeno, dall'altro hanno legittimato un uso indiscriminato ed improprio del termine bullismo, creando così non poca confusione sull'ontologia stessa del fenomeno e sulle sue caratteristiche. Il risultato è che con l'etichetta di bullismo si indica una molteplicità di fenomeni differenti: lo scippo ai danni di una persona anziana da parte di un gruppo di ragazzi, il furto in un negozio, i danni arrecati ad un'auto e così via. In altre parole, per i mass media, un atto deviante, di qualsiasi natura esso sia, è bullismo se l'attore che ha perpetrato l'atto è un giovane o un gruppo di giovani.

DISAGIO PSICHICO

NEGROGNO LUCA, IL ''SOCIAL POIN'' DI MODENA, LAVORO SOCIALE, n. 2-2011, pag. 227.
Il progetto "Social Point" (www.socialpointmodena.it) vede la sua prima comparsa nel triennio 2006-2008, come iniziativa sperimentale elaborata dal Dipartimento di Salute Mentale di Modena e promossa dalle cooperative associate nel "Consorzio Solidarietà Sociale" e dall'associazione di volontariato modenese "Insieme a Noi", attiva sulle tematiche della salute mentale. Il progetto gode in prima istanza di un finanziamento da parte della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e di un supporto (in termini di ore lavorative di educatori e infermieri) da parte dell'azienda sanitaria. Gli operatori direttamente coinvolti nel progetto sono quattro tra psicologi e educatori, uno dei quali con funzione di coordinamanto, impiegati presso le cooperative sociali aderenti al Consorzio. Il "Centro Servizi per il Volontariato" fornisce un supporto logistico e organizzativo. Il coordinamento di rete del progetto è affidato a un tavolo in cui siedono i vari rappresentanti dei soggetti coinvolti.

FAMIGLIA

BELLANTONI DOMENICO, FINCHÉ CONFLITTO NON CI SEPARI..., RICERCA DI SENSO, n. 3-2011, pag. 327.
Non sempre, purtroppo, la dichiarazione "ti amo" permette ai membri di una coppia di affrontare e risolvere gli eventuali conflitti che risultano generati dall'evidente contrapposizione di interessi individuali, in cui ciascuno finisce con il percepire l'altro non già come risorsa, ma come minaccia a una libertà personale che finisce con l'assumere carattere di semplice libertà di fare ciò che più aggrada. L'orientamento frankliano di un consulente familiare permette di aiutare le coppie in crisi a recuperare il senso straordinario del loro stare insieme.

HANDICAP

AA.VV., DIFFICOLTÀ COMPORTAMENTALI E AFFETTIVE IN PERSONE AFFETTE DA DISABILITÀ INTELLETTIVA GRAVE E PROFONDA, HANDICAP GRAVE, n. 3-2011, pag. 303.
Le persone affette da disabilità affettiva (Intellectual Disability/ID) grave e profonda vengono spesso raggruppate in un unico gruppo ai fini della ricerca. Tuttavia, questi due gruppi potrebbero essere significativamente diversi, soprattutto nell'area delle difficoltà affettive e dei problemi di comportamento. Per questo studio è stata compilata una scala di valutazione, la Developmental Behaviour Checklidt/BDC da parte dei genitori o degli assistenti di 107 persone con ID grave e 22 persone con ID profonda, in quattro diversi momenti di raccolta dei dati lungo un periodo di 12 anni. Per esaminare gli andamenti nei punteggi alle sottoscale nel tempo e tra i gruppi sono state effettuate nelle analisi di regressione statistica. Lo studio ha fatto emergere le differenze significative tra i gruppi di persone con ID grave e profonda. E' stato trovato che le persone con ID profonda avevano punteggi significativamente minori in tutte le sottoscale, tranne che in quella delle relazioni sociali. Ciò era in genere dovuto al fatto che, nel caso di persone con ID profonda, venivano segnalati meno comportamenti tra quelli ripostati nella checklist, e non al fatto che venissero attribuiti punteggi minori nell'intensità. In conclusione, esistono significative differenze tra i gruppi di persone con ID grave e profonda per quanto riguarda i punteggi della DBC, e ciò indica la presenza di differenze nei problemi affettivi e di comportamento. I ricercatori dovrebbero manifestare una certa cautela quando considerano questi due gruppi molto distinti di soggetti come un unico gruppo, e gli operatori dovrebbero fare altrettanto quando traducono i risultati nella pratica clinica.


1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 pagina successiva