Data di pubblicazione: 08/11/2023
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Sui "conflitti” interni all’area del lavoro educativo e alla carenza di educatori/trici

Oltre a essere terminata, e da un pezzo, la stagione dell’impegno politico diretto, si è esaurita anche, e questo nel campo delle politiche educative è di rilevante importanza, la stagione della cooperazione “molto sociale e poco impresa”. Siamo nella fase della privatizzazione dei servizi, delle assicurazioni sanitarie, dell’esaurimento dello stato sociale, della ripresa delle vecchie mutue e del paternalismo aziendale con il nome di welfare e responsabilità sociale delle imprese. In "Appunti sulle politiche sociali", n. 2/2022 (239). "... Tutto ciò si è collegato con un’altra questione che ha interessato nell’ultimo periodo il mondo dei servizi educativi, cioè la carenza di lavoratrici e lavoratori con il titolo e i requisiti previsti dalle attuali normative. Per fare fronte a ciò, alcune amministrazioni regionali hanno concesso la possibilità ai servizi e alle cooperative ecc., di poter funzionare anche con persone provenienti da altri percorsi formativi, quasi che il faticoso riconoscimento della necessità della laurea ad hoc degli educatori sia stato un inciampo o una parentesi da chiudersi al più presto. Ovviamente, tutto ciò giustificato da non poter interrompere l'erogazione dei servizi, dal non penalizzare i loro destinatari, come se davanti all’attuale emergenza dei pronto soccorso si desse l'incarico ai laureati in scienze motorie o in biologia. Ma il problema non sta in questi termini, è fuorviante e anche un po’ ricattatorio, mettere al primo posto i bisogni degli utenti e non, invece, oltre ai bisogni, la capacità di rispondervi adeguatamente e professionalmente, come del resto è nel diritto dei destinatari stessi. È questa un’attenzione che dovrebbe essere propria di ogni servizio, ma ancor di più di quelli a carattere educativo poiché essi  portano nella loro, non troppo remota, storia il significativo e ingombrante peso dell’essere stati repressivamente custodialistici: infatti, la professionalità degli addetti si misurava anche, se non soprattutto, con la capacità di mantenere l’ordine pubblico interno e di formare dei soggetti che non l’avrebbero turbato, una volta terminata l’esperienza educativa, all’esterno."

Sul tema:  

La professione educativa. Il diritto che sia riconosciuta e il bisogno di riconoscer-se-la. 

Educatore professionale, è ancora possibile parlare di profilo integrato?

Vedi anche: - Educatori. Siamo prigionieri …; - Prospettive inclusive in educazione. In ricordo di Alain Goussot

Puoi consultare o scaricare alcuni  articoli pubblicati recentemente sulla rivista:

- Letizia Espanoli, Persone con demenza: dar casa al tempo fragile: errori da evitare, strade da percorrere

Elena CesaroniProtezione giuridica e amministrazione di sostegno. La necessità di una riflessione

Maurizio MottaRiforme per la non autosufficienza: ma quali?

Fausto GiancaterinaNon più un welfare territoriale dove ancora sanitario e sociale non si parlano!

Tiziano Vecchiato, Volontariato, solidarietà, democrazia

Antonio Censi,  Curare le ferite sociali degli anziani non autosufficienti

Angelo LascioliAlunni con disabilità. Il cambio di prospettiva dei nuovi modelli di PEI

Luca Fazzi,  Il maltrattamento nelle strutture residenziali per anziani

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