La contenzione nelle residenze sociosanitarie per anziani e demenze. Sui dati delle Aziende sanitarie
Gruppo Solidarietà - Osservatorio Marche, n. 165 del 5 ottobre 2025.
Il numero delle persone contenute nelle residenze sociosanitarie per anziani nella regione Marche sono un importante indicatore di come “funzionano” queste strutture? Sono un indicatore di qualità del servizio? Riteniamo di sì. E per questo abbiamo cercato di capire quale fosse la situazione nelle residenze della regione Marche. Nelle strutture della provincia di Pesaro e Ascoli Piceno il livello di contenzione oscilla tra il 75 e l’85%. Dal dato di Fermo non si riesce a desumere una percentuale che presumibilmente può essere assimilabile alle altre due. Non sono presenti i dati dell’AST di Ancona e Macerata. La prima ha ritenuto la richiesta non adeguatamente formulata; la seconda, invece, non ha proprio risposto (nell’allegato pdf le schede )
Lo scorso 23 gennaio ci siamo, allora, rivolti alla regione Marche con questa richiesta: “Nelle strutture residenziali per anziani (sociali e sociosanitarie) che accolgono persone non autosufficienti e con demenza a quante persone sul totale, in ogni residenza, viene applicata la contenzione meccanica”. Non avendo ricevuto risposta abbiamo chiesto ai consiglieri regionali di effettuare un accesso agli atti. Il 10 marzo il consigliere Antonio Mastrovincenzo inoltrava la richiesta. Il Dipartimento Salute, il 18 marzo, rispondeva che il dato “non è ricavabile dai flussi istituzionali per l’area residenziale e semiresidenziale gestiti dallo scrivente Dipartimento”. Non aveva il dato e non ha ritenuto di chiederlo alle Aziende sanitarie che hanno rapporti convenzionali con le residenze sociosanitarie.
Il 7 aprile la stessa richiesta, da parte del consigliere, è stata inoltrata alle cinque aziende sanitarie della regione Marche. Hanno fornito i dati 3 Aziende (Pesaro/Urbino, Fermo e Ascoli Piceno). Ancona, ha risposto che non era possibile “riscontrare il quesito posto laddove esso non specifica in quale arco temporale si debba riferirsi la la rilevazione del dato”; Macerata, nonostante solleciti, non ha risposto (i testi delle risposte sono nell’allegato pdf).
Alcune indicazioni di contesto
La richiesta riguardava tutte le residenze per anziani che accolgono persone non autosufficienti. Le risposte riguardano solo le residenze sociosanitarie convenzionate con le Aziende sanitarie. Il dato quindi non contempla la situazione dei posti autorizzati ma non convenzionati, né quello delle residenze per autosufficienti (Case di Riposo) nelle quali si può stimare risiedano per circa il 50/60% anziani non autosufficienti. Nelle risposte, inoltre, non si fanno distinzioni tra posti per non autosufficienti e per demenze. È opportuno ricordare (vedi, Persone con demenza nelle residenze. Quante, dove, con quale assistenza) che nei posti convenzionati il 41% dei residenti viene “certificato” con demenza. Il 7% risiede, formalmente, in posti dedicati. In realtà, il numero è ancora inferiore.
Chi ha risposto ha specificato che il termine contenzione include situazioni diverse (ad esempio dalla “spondina” del letto alla “polsiera”) caratterizzate dalla limitazione dei movimenti volontari. Per quanto riguarda la tipologia di strutture va segnalato che nelle Marche le RSA anziani gestiscono anche la fase post acuta (in particolare quelle a gestione diretta) con degenze sia a termine (prevalenti in quelle pubbliche) che permanenti a differenza delle Residenze protette (RP) nelle quali invece, salvo eccezioni, la degenza è permanente.
Per quanto riguarda le singole risposte.
AST Pesaro/Urbino. È l’unica che indica per ciascuna residenza il numero di persone contenute. All’interno della rilevazione (42 residenze) vengono inserite anche alcune (3) residenze di post acuzie e riabilitazione (Cure intermedie e Riabilitazione intensiva/estensiva) che accolgono persone non necessità diverse da quelle delle altre strutture e tutte con degenza a termine. Il tema contenzione si pone qui in maniera strutturalmente diversa rispetto alle altre (e infatti la percentuale è molto più bassa). Rispetto ai dati forniti, le persone contenute sono complessivamente, circa il 75%. In quattro strutture la contenzione riguarda il 100% dei residenti; in 8 tra il 90e il 100%.
AST Fermo. Viene fornito il numero delle persone contenute. 493 su 582. Circa l’85%
AST Ascoli Piceno. Al dato delle persone residenti: 721, vengono affiancate le modalità di contenzione. Contenzione letto (521). Contenzione sedia: 253. Contenzione segmenti corporei. 40 (si specifica chi riguarda); Contenzione per postura obbligata: 57. Dalle indicazioni non si evince la percentuale complessiva, considerato che una stessa persona può essere contenuta nelle diverse situazioni indicate.
Come detto, AST Ancona ha ritenuto la domanda fuorviante (vedi risposta) e non ha ritenuto di fornire il dato, mentre AST Macerata non ha proprio risposto.
Come lo si voglia guardare il dato è “sufficientemente impressionante”. Si tratta di un indicatore estremamente significativo che una volta accertato e soprattutto evidenziato richiederebbe analisi (è un problema di modello organizzativo? gli standard sono inadeguati? la paura di contenziosi legali? ecc..) accurata delle cause e urgenti interventi finalizzati ad una significativa riduzione.
L’auspicio e l’augurio che la pubblicazione di questi dati, possa stimolare accanto ad analisi e riflessioni azioni volte a cambiare questa situazione. L’impressione è che troppe volte “una cinta non la si neghi a nessuno”. Un dato che come ben evidenziato da Letizia Espanoli , al pari di cadute ed infezioni dovrebbe diventare un indicatore di qualità pubblico e trasparente.
Auspichiamo l'apertura di un dibattito. Disponibili ad ospitare ulteriori contributi.
Il commento di due esperti
Abbiamo voluto cercare di capire meglio chiedendo un breve commento ai dati a due esperti ed amici del Gruppo Solidarietà. Letizia Espanoli, Consulente e formatrice, esperta servizi persone con demenza, https://letiziaespanoli.com/sente-mente/, di cui spesso ospitiamo contributi nella nostra rivista “Appunti sulle politiche sociali”. Vedi nel nostro ultimo numero, ultimo numero (3/2025), “La contenzione, un gesto “brutale” e il mito della sicurezza”, e Pietro Landra, geriatra, già direttore della struttura complessa “Geriatria Territoriale” a Torino. Attualmente è direttore sanitario della RSA “Il Trifoglio” di Torino. Vedi il suo contributo nella nostra rivista, Persone malate e non autosufficienti. Presa in carico e continuità assistenziale, nel numero 5/2014.
Le riflessioni di Letizia Espanoli. Contenzione: una prassi o una scelta?
Quando la cura diventa prigionia. In alcune case per anziani oltre l’80% dei residenti è contenuto. In altre, molto meno. Non è il bisogno clinico a decidere, ma la cultura organizzativa. La contenzione non protegge: mortifica. La vera sicurezza nasce da ambienti adattati, formazione e relazione. La domanda resta: perché in certi luoghi si sceglie di legare e in altri di liberare?
I dati più recenti sulle residenze per anziani della regione Marche parlano chiaro: in molte strutture la contenzione fisica non è l’eccezione ma la regola. Ci sono realtà dove oltre l’80% dei residenti viene contenuto. Non sappiamo quanti per 24 ore continuate finché morte non verrà. In alcuni casi, la percentuale sfiora il 100%.
La domanda è inevitabile: davvero tutte queste persone hanno un bisogno clinico che giustifica la contenzione? O è la cultura organizzativa ad averla trasformata in prassi?
Il confronto tra strutture dello stesso territorio mostra una variabilità sconcertante: laddove alcune case contengono quasi tutti, altre limitano la pratica a pochi casi. Questo significa che non è il “bisogno” a decidere, ma il modo in cui l’organizzazione interpreta la cura.
La contenzione è antitetica alla cura: riduce libertà, cancella dignità, mortifica la relazione. Non è una misura di protezione, ma una dichiarazione di impotenza organizzativa. Eppure esistono alternative. Ambienti adattati, formazione continua, strategie relazionali, monitoraggi non invasivi, Bellezza Terapeutica: strumenti concreti e già sperimentati che permettono di ridurre drasticamente la contenzione senza aumentare i rischi. Dovremmo allora chiederci:
- Perché in alcune strutture quasi nessuno è contenuto e in altre quasi tutti?
- Esiste in questo territorio una linea guida per tutte le residenze in grado di accompagnarle alla migliore cura?
- Quale immagine della cura stiamo trasmettendo alle famiglie e alla comunità?
- Può una casa per anziani definirsi “luogo di cura” se la libertà è negata come routine?
Forse è tempo che il tasso di contenzione diventi un indicatore pubblico e trasparente di qualità, così come lo sono cadute e infezioni. Perché la vera sicurezza non si costruisce legando, ma liberando.
Le riflessioni di Pietro Landra
Scrivo dopo aver preso visione dei dati richiesti dal “Gruppo Solidarietà” ad enti pubblici e privati concernenti la contenzione in strutture destinate ad una popolazione anziana. La contenzione è uno di quegli argomenti che favorisce l’emergere di schieramenti contrapposti, probabilmente anche perché non c’è una corretta informazione sull’argomento. Ben venga quindi un tentativo di raccogliere dati sulla effettiva diffusione della pratica.
Occorre subito rimarcare che la contenzione in ambito geriatrico, pur avendo aspetti in comune, ha connotazioni assai diverse rispetto a quella in psichiatria; nell’anziano gravemente non autosufficiente e con problemi cognitivi la contenzione meccanica ha spesso (non sempre!) una valenza ortesica, tesa a allineare o sostenere il corpo evitando scivolamenti e cadute.
Quindi i dati riscontrati nelle varie strutture marchigiane, assai disomogenei ma caratterizzati da percentuali mediamente molto alte di contenzione, riflettono probabilmente questo aspetto: realtà che assistono soggetti non confusi e con piccole limitazioni dell’autonomia avranno un uso parco della contenzione, realtà con soggetti molto compromessi la useranno massicciamente. Questo dato purtroppo non è verificabile dalle tabelle fornite che nulla dicono sulla tipologia dei residenti. Nelle RSA del Piemonte, di anno in anno, la popolazione è caratterizzata dal fatto di essere sempre più vecchia, più dipendente e con più patologie. Penso che nelle Marche la situazione non sia dissimile.
Un breve commento sul fatto che qualcuno afferma di non poter rispondere perché nella richiesta mancano indicazioni temporali. In realtà bastava fare una “fotografia” della situazione in un dato momento (come penso abbiano fatto gli altri); qui il defilarsi tradisce un certo fastidio ad affrontare l’argomento.
Sarebbe inoltre interessante poter distinguere tra sponde al letto e cinture in carrozzina, rispetto a polsiere, cavigliere e cinture al letto, molto più impattanti sulla qualità della vita della persona e spesso futili ed evitabili. Personalmente ritengo non etico legare per settimane, mesi, anni una persona demente affinché non si rimuova il sondino naso-gastrico o la PEG. Ulteriori domande che si potrebbero formulare sono:
L’attenzione è stata giustamente focalizzata sulla contenzione meccanica, non dimentichiamo tuttavia che esistono altri tipi di contenzione, in particolare quella farmacologica, meno visibile ma diffusissima. In ambito psichiatrico la scoperta negli anni ‘50 della Clorpromazina (primo farmaco antipsicotico) aveva permesso di ridurre l’uso della contenzione meccanica; nelle nostre RSA ho la sensazione che ciò non avvenga, il farmaco purtroppo non sostituisce le cinture e le sponde ma si affianca a loro.
Vedi anche
- Il nuovo libro del Gruppo Solidarietà, L’INTOLLERABILE DISTANZA. Persone non autosufficienti e servizi nelle Marche, 2025, p. 88, euro 13.00
- Quaderni Marche, L’assistenza residenziale anziani dal 2010 ad oggi.
- Residenze protette anziani e demenze. I costi e chi li paga.
- TRA DOMANDA E OFFERTA. Persone non autosufficienti nelle Marche. Quante, dove e con quali sostegni.
- Quaderni Marche, Sui "nuovi" requisiti di autorizzazione dei servizi sociali e sociosanitari diurni e residenziali.
I contenuti di questo lavoro possono essere ripresi con citazione della fonte
Nel file pdf allegato i dati forniti dalle Aziende Sanitarie Territoriali.
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