Data di pubblicazione: 14/12/2025
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Lo stato dei servizi sanitari e sociosanitari delle Marche a fine 2025: quali sono le scelte programmatorie da fare subito

Claudio Maria Maffei, Già dirigente sanitario regione Marche, 14 dicembre 2025.

Premessa

I segnali che vengono dalla sanità delle Marche (termine in cui ricomprendiamo sia i servizi sanitari che quelli socio-sanitari) vanno in due direzioni diverse a seconda che vengano dai cittadini e dagli operatori da una parte e dalla Giunta e le Direzioni dall’altra. Partiamo da questi ultimi (Giunta e Direzioni) che sono scatenate questi giorni nel produrre comunicati stampa e dichiarazioni di quasi esaltazione a commento dei dati del Programma Nazionale Esiti che a loro detta testimonierebbero dello stato di salute della nostra sanità lato ospedale.  In alcuni casi le dichiarazioni dei Direttori Generali sfiorano il delirio come quando esaltano i dati dei “loro” ospedali. Si prendono i buoni risultati ottenuti dai “loro” bravi professionisti (che almeno hanno il buon gusto di ringraziare) e nascondono tutto quello che non va sia negli ospedali (vedi i Pronto Soccorso) che soprattutto nel territorio.

Cerchiamo di ragionare su come sta messa la sanità delle Marche, in modo da concordare (se possibile) sulle scelte da fare. Su quelle grosse, perché sulle tante scelte e vicende piccole è inutile in questa sede scendere nei particolari e tantomeno è utile utilizzarle per polemiche. Mi riferisco ad esempio alla crisi del Pronto Soccorso di Urbino senza personale dipendente, ai ritardi dei cantieri (tutti) e così via. Meglio dare uno sguardo complessivo in grado di far emergere le criticità di fondo. Ognuna delle cose che scriverò è poggiata su dati che renderò disponibili a chi ne farà richiesta.  L’obiettivo è quello di proporre delle scelte programmatorie da fare subito. 

Le considerazioni di partenza 

Qualunque ragionamento deve partire da alcuni dati impossibili da ignorare:

Noi sappiamo anche altre cose fondamentali: 

 A livello di assistenza territoriale non c’è un solo settore che va bene. Ad esempio: 

Da cosa dipendono questi problemi (e non sono gli unici, pensiamo al Fascicolo Sanitario Elettronico) 

Le cause dei problemi elencati prima sono innanzitutto frutto di alcuni squilibri di fondo, il principale dei quali è rappresentato da una rete di ospedali per acuti dispersa e frammentata che non rispetta le indicazioni ministeriali, ma che soprattutto che non è in grado di funzionare bene con troppi ospedali con un DEA di primo livello (13 che diventeranno 14 quando il nuovo INRCA sarà completato) e a volte letteralmente attaccati tra loro (Pesaro-Fano, Macerata-Civitanova Marche, San Benedetto del Tronto-Ascoli Piceno). E’ una rete che disperde una enorme quantità di risorse umane che vengono sottratte ai servizi territoriali e non è attrattiva per i professionisti. 

Altre cause sono rappresentate da una politica del personale sbagliata, legata anche alla voragine che si è aperta tra le Direzioni e i professionisti/operatori, perché i Direttori hanno un ingombrante interlocutore nella politica e poco tempo e sensibilità per i problemi di chi lavora in sanità (e di chi la vorrebbe utilizzare).

Cosa sta facendo la Giunta attuale in continuità con la precedente: il programma di edilizia ospedaliera 

La precedente Giunta Acquaroli ha investito tutto (anche quello che non aveva e non ha) su un programma di edilizia ospedaliera tranquillamente definibile (è un giudizio tecnico) totalmente illogico. Quindi ha scelto una cura omeopatica: ad un sistema con troppi ospedali ne ha aggiunti altri. Ecco una sintesi del programma di edilizia ospedaliera: 

Se non si corregge questo programma e non si fa un piano di riordino degli ospedali serio la sanità delle Marche peggiorerà di giorno in giorno e ci consoleremo coi dati ministeriali che con le opportune torture ci diranno che tutto va benissimo. 

Le altre scelte delle Giunte Acquaroli in sanità 

Le altre scelte delle Giunte Acquaroli sono sempre all’insegna della moltiplicazione: 

Facciamo la somma: 3 cantieri vecchi di nuovi ospedali da completare, 10 cantieri ospedalieri nuovi (i tre ospedali nuovi, le 6 palazzine DEA, il nuovo ospedale di Pergola), le 29 Case della Comunità e i 9 Ospedali di Comunità. Più il nuovo ospedale di Comunità di Tolentino (ricostruzione post-terremoto) e l’hospice pediatrico di Fano. Totale: 53. 

Per questi 53 cantieri manca un Piano Regolatore formalizzato che descriva e spieghi queste scelte e ne verifichi la compatibilità in termini di costi di realizzazione e di gestione e, soprattutto, di disponibilità di personale. 

Che fare allora? 

La scelta seria da fare subito è bloccare tutti programmi di edilizia sanitaria dandogli un quadro programmatorio serio di riferimento, portando avanti solo quelli finanziati dal PNRR per non perdere i finanziamenti. Ci sono tante altre scelte importanti, ma queste di carattere programmatorio sono importanti e urgenti.  Se non si vuole tornare indietro sui nuovi ospedali si trovi il modo di non duplicarne le funzioni (ad esempio uno solo col DEA quando ce ne sono due attaccati). Non si può fare avanti e indietro con la programmazione, lo capisco. Ma non si possono prendere in giro i cittadini con gli pseudo DEA e i pseudo Pronto Soccorso. 

Perché la programmazione abbia poi un senso deve essere complessiva e includere la programmazione della residenzialità da effettuarsi in sede locale con il coinvolgimento di distretti e ambiti sociali, oltre che dei cittadini e di chi li rappresenta.

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