|
Raccolta delle principali normative nazionali
pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale a partire dal 15 dicembre 1999
e delle principali normative della regione Marche pubblicate
nel Bollettino Ufficiale a partire dal 15 dicembre 1999
Questa è la pagina 88 di 102
Totale record= 1015
REGIONALE (Marche)
|
D.G.R., n. 1135 del 5 agosto 2003, LR n. 27/2001 - Contributi ai comuni per l’elaborazione e l’adozione del piano territoriale degli orari e per la costituzione, la promozione e il sostegno delle banche dei tempi - criteri per la formazione delle graduatorie e per l’assegnazione dei fondi (B.U.R. n. 81 del 8.9.2003) Vengono definiti i criteri per la formazione delle graduatorie e l’assegnazione dei contributi ai Comuni per elaborare ed adottare i piani territoriali che riguardano il coordinamento dei tempi delle città e la costituzione, promozione e sostegno alle banche del tempo. La Regione Marche ha stanziato per tali interventi 43 mila 898 euro. Per quanto riguarda il piano territoriale degli orari, tra i criteri per l’ammissibilità dei progetti ai finanziamenti: la popolazione residente (un punteggio maggiore sarà assegnato ai Comuni fino a 30 mila abitanti e, gradualmente più basso dai 30 mila ai 60 mila ed oltre i 60 mila), l’estensione territoriale e se si tratta di progetti coordinati tra Comuni confinanti. Una precedenza nella formazione della graduatoria sarà data ai progetti elaborati dai Comuni capofila d’Ambito territoriale sociale se coinvolgeranno tutti i comuni appartenenti all’ambito. Il contributo sarà concesso per una quota pari al 50 per cento del costo del progetto e comunque non superiore ai 2.582 euro. Relativamente alle banche del tempo, i criteri per l’assegnazione dei contributi (stesso limite massimo di 2582 euro) si riferiscono alla tipologia degli interventi: per affitto locali, per le quote di ammortamento dei beni strumentali, per i costi di attività di promozione e informazione. Per tutti e tre questi interventi il contributo è pari al 50 per cento dei costi. Previsti anche contributi per la formazione dei soggetti aderenti alle associazioni delle banche del tempo. Precedenza ai Comuni capofila d’ambito territoriale: anche fino all’80% di contributo per i costi sostenuti. |
D.G.R., n. 1133 del 5 agosto 2003, L.R. n. 34/2001 - Art. 5. Approvazione del tariffario regionale, dei criteri per l’affidamento dei servizi e gli schemi di convenzione fra le cooperative sociali e i loro consorzi e gli enti territoriali locali e gli altri enti pubblici (B.U.R. n. 80 del 8.9.2003) L’atto, definisce e regola (abrogando le precedenti norme) le modalità di affidamento alle cooperative sociali di tipo A e B e loro consorzi, da parte delle amministrazioni pubbliche e degli enti pubblici, dei servizi socio sanitari, assistenziali, educativi, e per la fornitura di beni e servizi diversi. Viene inoltre definito il tariffario regionale e dei corrispettivi. Come indirizzo generale la delibera stabilisce: i contratti stabiliti tra Pubblica amministrazione e cooperative e loro Consorzi devono seguire le regole della normativa europea e nazionale; le cooperative e i Consorzi devono essere iscritti all’apposito Albo regionale, le stesse devono rispettare il regolamento disciplinante i rapporti di lavoro (L. 142/2001) e il Contratto collettivo delle Cooperative sociali per i propri soci dipendenti e dipendenti (pena la risoluzione del contratto). Nel caso di pluralità di soggetti aspiranti alla convenzione, l’ente appaltante procede attraverso trattativa privata. |
D.G.R., n. 1140 del 5 agosto 2003, Quadro attuativo 2003 della L.R. n. 5/2003 - provvedimenti per favorire lo sviluppo della cooperazione (B.U.R. n. 81 del 8.9.2003) Il quadro attuativo è il documento operativo che definisce le modalità applicative della L.R. 5/2003: beneficiari, procedure, contributi, priorità, modulistica. Il finanziamento è di 2 milioni di euro per sostenere il mondo della cooperazione.Le domande vanno presentate entro il 15 ottobre 2003. Gli aiuti regionali sostengono le cooperative di produzione, lavoro, miste e sociali. Gli interventi che possono beneficiare dei contributi riguardano i processi di capitalizzazione, finalizzati all’incremento dell’occupazione; il sostegno agli investimenti effettuati; la costituzione di nuove cooperative, per aumentare gli occupati; progetti sperimentali nei territori svantaggiati; l’accesso al credito. Sono previsti anche iniziative per favorire la crescita culturale del settore e incentivare l’associazionismo cooperativo. Il testo è disponibile sul sito internet: www.cooperazione.marche.it |
D.G.R., n. 1053 del 29 luglio 2003, LR 14.3.94 n. 8: Criteri e modalità di ripartizione delle risorse finanziarie regionali ai Comuni che assicurano i servizi socio educativi assistenziali residenziali per la tutela dei minori in situazioni familiari multiproblematiche, a rischio di disadattamento e devianza ed ai minori stranieri non accompagnati (B.U.R n. 78 del 29.8.2003) Viene determinato l’entità del fondo regionale (pari a 1.536.459,28 €) per il 2003 quale contributo da assegnare ai comuni per interventi socio educativi assistenziali residenziali riguardanti la protezione e la tutela dei minori in situazioni familiari multiproblematichea rischio di disadattamento e devianza ed ai minori stranieri non accompagnati. Gli interventi ammessi a finanziamento riguardano: affido a parenti entro il 4º grado, affido etero familiare continuativo, ospitalità in istituto, accoglienza in comunità. L’intervento finanziario regionale (limite massimo della spesa ammissibile) è di 13 € giornaliere per gli affidi eterofamiliari continuativi ed a parenti entro il 4º grado, di 77 € per l’affido presso istituti e comunità. |
D.G.R., n. 1056 del 29 luglio 2003, Criteri di riparto ai Comuni dei fondi statali e regionali per gli interventi sociali (B.U.R n. 78 del 29.8.2003) Sono stati assegnati ai Comuni marchigiani 24 milioni e 789 mila euro per la realizzazione degli interventi sociali sul territorio nel 2003 (l’importo è pari a quello dello scorso anno). Le priorità riguardano le politiche abitative (acquisto prima casa per le famiglie di nuova costituzione, contributi per affitti a famiglie disagiate…), di sostegno alla natalità, di assistenza domiciliare per i malati oncologici. La gestione delle risorse è affidata ai Comuni: singoli, associati o dell’Ambito sociale. Sono stati definiti anche i criteri di riparto, che riguardano le somme destinate alla copertura delle spese per i Coordinatori d’ambito, gli Staff, gli Uffici di promozione sociale (Ups) e il sostegno finanziario alle famiglie. Le risorse destinate ai nuclei familiari vengono ripartite secondo queste indicazioni: il 10% della somma disponibile ai Comuni che formano le Comunità montane; il 5% a quelli con popolazione inferiore a cinquemila abitanti. La quota restante viene distribuita con riferimento alla popolazione presente (75%) e al territorio (25%). La compartecipazione dei Comuni alla spesa per gli interventi sociali non può essere inferiore al 10% delle risorse trasferite. Le somme non utilizzate per le politiche abitative potranno essere destinate ad altri settori sociali, secondo le necessità locali. Dei 24 milioni di euro stanziati, oltre 6 milioni sono riservati a diversi progetti finalizzati (volontariato, cooperazione sociale, invalidi, immigrati, zingari, prostituzione, detenuti) |
Deliberazione amministrativa n. 97 del 30 giugno 2003, Piano sanitario regionale 2003-2006 (B.U.R, n. 60 del 10.7.2003) Con il titolo “Un alleanza per la salute. Un welfare marchigiano universale, equo, solidale e di qualità” viene presentato il PSR 2003-06. Gli obiettivi del PSR vengono così definiti “Sulla base del quadro dei bisogni della comunità locale e delle indicazioni nazionali ed internazionali, la Regione Marche individua quattro macro obiettivi per il prossimo triennio, due macro obiettivi per la Sanità e due macro obiettivi per la Salute”. Quelli per la salute sono: a) sviluppare una politica di promozione della salute; Il PSR lo definisce come “obiettivo fondamentale che deve permeare l’intera politica (sanitaria e non) della Regione” al fine di: - lottare contro i determinanti negativi per la salute, riducendo i differenziali tra gruppi sociali con grado di istruzione, condizioni lavorative, fasce di reddito, ecc. diverse per ottemperare al principio dell’equità nei confronti dei bisogni; - ridurre le disuguaglianze nelle opportunità di accesso e di utilizzo dei servizi e quindi rendere cogente il principio della universalità del SSN; - ridurre la cosiddetta “asimmetria” dell’informazione tra domanda e offerta che pone il paziente-consumatore nella condizione di non poter di regola esprimere preferenze “valide” di consumo nel rapporto con i fornitori di prestazioni; - promuovere la qualità della vita (“aggiungere più vita agli anni”) contrastando le patologie prevalenti del nostro tempo: malattie cardio-vascolari, malattie cerebro-vascolari, tumori, nefropatie, malattie dell’apparato digerente e respiratorio. L’obiettivo verrà realizzato con progetti comunitari complessivi (i Piani Comunitari di Salute) e di area (infanzia, giovani, donne, anziani, sicurezza, qualità ambientale). La tutela dei soggetti fragili (b), è l’altro obiettivo che la regione marche intende perseguire “Il porre queste aree di fragilità al centro degli interventi di tutela della salute rappresenta l’impegno etico primario della regione (..) In un sistema sanitario universalistico e solidaristico, una discriminazione nell’accesso alle cure appare ingiustificabile. L’obiettivo del servizio sanitario regionale non è quello di offrire cure uguali per tutti, cure estese ugualmente a tutti, ma cure tali per cui tutti risultano avere uguali probabilità di godere di buona salute. Se il sistema sanitario regionale fallisse questo obiettivo, ne verrebbe meno il motivo di esistere”. Per la realizzazione di tali obiettivo per gli anni 2003-05 vengono previste quote finalizzate aggiuntive su alcuni ambiti (Dipartimento di prevenzione, SERT, Dipartimento salute mentale, Cure domiciliari integrate). Per quanto riguarda gli obiettivi per la sanità sono: a) Riorientare il sistema dell’offerta; b) Qualificare il sistema dell’offerta. Per il primo aspetto vengono indicate le seguenti direttrici: 1) Riequilibrio della spesa dei macrolivelli (spostando il 3% dall’ospedale al territorio); 2) Riqualificazione della rete ospedaliera con il potenziamento degli ospedali di rete e la ridefinizione degli ospedali di polo; 3) Riassetto e potenziamento della residenzialità extraospedaliera; 4) Valorizzazione del ruolo della rete dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta; 5) Potenziamento dell’assistenza domiciliare e degli strumenti di supporto alla famiglia; 6) Qualificazione della capacità di presa in carico socio-assistenziale territoriale con lo sviluppo integrato degli strumenti previsti dal PSR e PSA (sportello della salute e sportello sociale); 7) Potenziamento della funzione di prevenzione, vigilanza e controllo negli ambienti di lavoro. Entro l’anno 2004 verrà definito un apposito progetto-obiettivo sulla tutela della salute nei luoghi di lavoro; 8) Potenziamento e integrazione delle attività di controllo alimentare lungo tutta la filiera anche volto alla conoscenza ed alla valutazione del rischio. Quanto alla qualificazione del sistema dell’offerta, l’obiettivo verrà perseguito “sviluppando tutte le metodologie, strumenti e azioni che mettano in discussione la ”autoreferenzialità” (degli operatori, delle discipline, dei gruppi, ecc) che ancora pervade il sistema sanitario, a tutti i livelli dell’organizzazione”. |
Legge regionale 20 giugno 2003, n. 13, Riorganizzazione del Servizio Sanitario Regionale (B.U.R, n. 55 del 26.6.2003) Il riordino del servizio sanitario regionale prevede la costituzione di un’unica azienda sanitaria (ASUR, (Azienda sanitaria unica delle Marche) che nasce dalla fusione per incorporazione nell’Asl 7 di Ancona delle altre 12 aziende sanitarie e dalla riduzione delle aziende ospedaliere con l’assorbimento da parte dell’AO “Umberto I”, delle AO “Lancisi” e “Salesi” (che diventano presidi di alta specializzazione), mentre inalterato rimane l’assetto dell’AO “San Salvatore” di Pesaro. L’ASUR è articolata al suo interno in 13 zone territoriali (corrispondenti agli attuali territori delle 13 Asl), a loro volta suddivise in distretti e presidi ospedalieri. L’ASUR oltre al direttore generale (DG), amministrativo e sanitario prevede anche la presenza di un responsabile dei servizi di integrazione socio sanitaria con il compito di formulare proposte e pareri al DG per tutto ciò che riguarda l’integrazione socio sanitaria. Le zone territoriali (articolazione dell’ASUR), hanno compiti di programmazione e gestione dei servizi sanitari e socio sanitari nel rispettivo ambito territoriale. Sono dirette da un direttore di zona (nominato dalla giunta regionale su indicazione del DG dell’AUSR e con parere della Conferenza dei sindaci della zona) che ha la responsabilità delle funzioni di programmazione e coordinamento. I distretti sono articolazioni territoriali delle zona e coincidono con gli ambiti territoriali sociali (diverranno dunque 24) e costituiscono il livello territoriale di base in cui si realizza la gestione integrata tra servizi sanitari, socio-sanitari e sociali. Il direttore di distretto è nominato dal DG su proposta del direttore di zona. Per quanto riguarda gli interventi riconducibili alla integrazione socio sanitaria il direttore di distretto esercita le proprie funzioni con il coordinatore di ambito sociale. E’ prevista l’elaborazione di un Piano delle attività zonali e il programma delle attività distrettuali. Quest’ultimo è definito d’intesa tra il direttore di zona e i Comuni del distretto di riferimento. Viene inoltre prevista la costituzione a livello regionale della Conferenza permanente socio-sanitaria (costituita dai presidenti delle Conferenze dei sindaci delle zone, dai presidenti delle province, da un rappresentate delle Comunità montane) con il fine di assicurare la partecipazione degli enti locali alla programmazione sanitaria regionale. A livello di zona territoriale è istituita la Conferenza dei Sindaci con funzione di valutazione sull’organizzazione dei servizi nella zona e con promozione dell’integrazione tra servizi sociali e sanitari. A livello distrettuale viene prevista la costituzione del Comitato dei sindaci di distretto con funzioni di indirizzo e verifica delle attività distrettuali. L’art. 24, definisce le modalità di partecipazione dei cittadini e delle associazioni “La Regione promuove la consultazione dei cittadini e delle loro associazioni, con particolare riferimento alle associazioni di volontariato e a quelle di tutela dei diritti, sugli schemi di provvedimenti regionali di carattere generale, concernenti il riordino e la programmazione dei servizi, nonché le modalità di verifica dei risultati conseguiti”. All’interno di ogni Azienda e zona territoriale sono istituiti i comitati di partecipazione dei cittadini alla tutela della salute, aventi il compito di: a) contribuire alla programmazione e alla pianificazione socio-sanitaria regionale, aziendale e territoriale; b) svolgere attività di verifica e di controllo sulla gestione dei servizi sanitari; c) monitorare le condizioni di accesso e di fruibilità dei servizi sanitari. Per un periodo di due anni le zone sanitarie, sono dotate di personalità giuridica e svolgono le stesse funzioni delle ASL. |
D.G.R., n. 868 del 17 giugno 2003, Approvazione Linee Guida per la realizzazione degli Uffici di Promozione sociale (B.U.R n. 59 del 7 luglio 2003) Il Piano sociale regionale individua, nella rete dei servizi essenziali da attivare sul territorio regionale, gli Uffici di Promozione Sociale da organizzare a livello territoriale. Il Piano li definisce come canale di accesso alle diverse prestazioni disponibili e/o ottenibili, sede di erogazione di alcune prestazioni di base, componente dell’Osservatorio sociale. L’UPS assicura le funzioni di lettura e di osservazione del territorio, cura l’organizzazione delle risorse comunitarie, accoglie le domande degli utenti, media il rapporto tra gli utenti ed il sistema dei servizi e delle attività. L’Ufficio, ha il ruolo di riferimento territoriale e di accesso per la popolazione ed è il nodo fondamentale della rete dei servizi in quanto soggetto in grado di verificare l’adeguatezza della rete alle effettive esigenze della comunità. L’Ufficio di Promozione Sociale trova un omologo significativo nello “Sportello della salute” previsto dal Piano Sanitario, rispetto al quale deve sviluppare relazioni privilegiate ai fini dell’integrazione socio-sanitaria. Le “Linee guida per la predisposizione e l’elaborazione dei Piani di Zona”, individuano come obiettivo comune per i 24 ambiti territoriali la costituzione di un Ufficio di promozione Sociale in ogni ambito, il più possibile articolato e decentrato sul territorio, rinviano ad ulteriori linee guida le modalità organizzative. Per orientare e sostenere la predisposizione degli UPS da parte degli Ambiti territoriali le linee guida sviluppano i seguenti aspetti: 1) I livelli essenziali previsti dalla legge 328/00 e dal Piano Sociale nazionale 2001/2003; 2) Individuazione potenzialità/criticità presenti a livello regionale e negli ambiti territoriali nei servizi di informazione, consulenza e accompagnamento; 3) Verso l’integrazione delle modalità d’accesso al sistema degli interventi sociali e socio-sanitari nelle Marche; 4) Le funzioni assegnate agli Uffici di Promozione Sociale; 5) Avvio della concertazione a livello regionale e di ambito per la progettazione partecipata degli Uffici di Promozione Sociale; 6) Tempi di attuazione. |
D.G.R., n. 868 del 17 giugno 2003, Approvazione dei criteri e delle modalità di gestione del processo di valutazione dell’attività dei Coordinatori d’ambito sociale (B.U.R n. 59 del 7 luglio 2003) Le “linee guida per l’attuazione del Piano regionale per un Sistema integrato di interventi e servizi sociali” individuavano ruolo e funzioni del Coordinatore di ambito. Dopo aver illustrato le caratteristiche generali, le funzioni, i titoli e i requisiti per l’iscrizione all’elenco regionale e le modalità di accesso prevedevano una specifica attività di verifica del lavoro svolto al termine del primo anno. Il punto 2.5 specifica: “I Comitati dei Sindaci, dopo un anno dalla nomina, attivano la verifica e la valutazione dell’attività svolta dai Coordinatori in aderenza agli atti di indirizzo della Regione di applicazione del Piano Regionale per un Sistema Integrato di Interventi e Servizi Sociali e dei Piani di settore. I criteri e le modalità del processo di valutazione, anche per garantire l’omogeneità sul territorio regionale, sono definiti con successivo atto della Giunta Regionale. L’esito della valutazione costituirà elemento necessario per il rinnovo del contratto al Coordinatore dell’Ambito Territoriale”. Si propone una valutazione da fare “ex post”, costruita attraverso un confronto con i Coordinatori di ambito e basata su primi obiettivi generali estrapolati e commisurati temporalmente a quanto definito regionalmente nelle linee guida per la predisposizione e l’approvazione dei Piano di Zona 2003 e, quando presente, a ciò che ciascun coordinatore d’ambito ha concordato con la propria committenza attraverso la sottoscrizione del contratto di collaborazione. Le aree in cui è stato articolato il sistema di valutazione sono state così individuate: a) La posizione; b) La prestazione; c) Il potenziale; d) Il risultato. Tra gli obiettivi che il sistema si propone, vi è quello di aiutare i Coordinatori nella individuazione delle criticità presenti nell’assetto organizzativo, funzionale e strumentale che hanno a disposizione raffrontandole anche alle altre realtà per incentivare un processo di miglioramento. Per le aree di valutazione indicate si propone un sistema di punteggio decimale (negativo, scarso, parzialmente positivo, positivo). |
D.G.R., n. 868 del 17 giugno 2003, Approvazione dello schema di accordo di programma per la realizzazione dell’osservatorio per le politiche sociali tra la Regione Marche, e le Province di Pesaro e Urbino, Ancona, Macerata e Ascoli Piceno (B.U.R n. 59 del 7 luglio 2003) L’Accordo di programma definisce l’organizzazione dei cinque Osservatori per le Politiche Sociali attivi nella regione Marche e ne regolamenta i compiti e il funzionamento, con la finalità di concordare percorsi progettuali e operativi convergenti, che partendo dalla definizione dei ruoli di ciascun soggetto permetta di sviluppare un’attività organica e coordinata che tenga conto sia delle esigenze e delle peculiarità dei singoli contesti provinciali, sia delle esigenze complessive del quadro regionale. Il modello organizzativo dell’Osservatorio per le Politiche Sociali (OPS) viene definito come un sistema di rete integrato che comprende un Osservatorio di livello Regionale (ORPS) e quattro Osservatori di livello provinciale (OPPS) e che opera in raccordo organico con gli Ambiti Territoriali che hanno il compito di governare il sistema degli interventi sociali sul territorio e con tutti quei soggetti che, per le loro specificità professionali, presentano livelli di interazione con l’attività dell’OPS. L’OPS è costituito da una rete integrata di cinque Osservatori, secondo un modello che prevede la più ampia autonomia di ciascun Osservatorio sul versante dell’elaborazione e dell’analisi dei dati, in modo da poter rispondere alle esigenze conoscitive e programmatorie del proprio livello territoriale e dei relativi referenti politici e amministrativi e la massima integrazione di tutti gli Osservatori per quel che concerne le metodologie di raccolta, organizzazione e armonizzazione delle basi dati che alimentano il sistema informativo, in modo da garantire i necessari caratteri di omogeneità, confrontabilità e affidabilità della base dati. All’interno dell’OPS, il rapporto con gli Ambiti Territoriali viene coordinato e gestito dagli Osservatori Provinciali sia per l’organizzazione della raccolta delle informazioni sia per la “restituzione” dei risultati sia, infine, per il supporto “consulenziale” per l’analisi, l’approfondimento e la finalizzazione dei risultati all’interno dei processi di programmazione e valutazione degli interventi. Viene istituito il Tavolo Tecnico regionale che ha il compito di “governare” la costruzione e la gestione dell’OPS, con particolare riferimento ai caratteri di standardizzazione del sistema informativo. L’attività dall’OPS viene definita attraverso programmi annuali, concordati in sede di Tavolo Tecnico. Il programma delle attività dell’Osservatorio Regionale per le Politiche Sociali relativo all’anno 2003 si sviluppa su quattro piani tematici: il piano organizzativo, il piano dei contenuti, il piano informatico e il piano dell’analisi e della diffusione dei risultati. |
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102
|
|